OK!Mugello

Cosa rischiano i delatori social. Cosa succede a pubblicare le foto di chi (si pensa) trasgredisce?

Postano foto di chi a loro dire trasgredisce ai decreti, ma rischiano il penale

Abbonati subito
  • 2295
cosa rischiano gli spioni del web cosa rischiano gli spioni del web © Steve Buissinne da Pixabay
Font +:
Stampa Commenta

In tempi di quarantena sembra che il passatempo preferito da molti sia improvvisarsi "detective da tastiera". La versione quarantena del fenomeno dei leoni da tastiera si trasforma nella moltiplicazione di post e foto, su profili personali e gruppi pubblici e privati di persone fotografate mentre fanno jogging, o mentre transitano in auto. Persone che a dire degli autori dei post violano le regole non restando in casa.
Tantissime fotografie che si moltiplicano giorno dopo giorno "in chiaro" dove si distinguono volti, si leggono targhe di auto e numeri civici di strade che vengono rese così pubbliche sulla rete. Tutto ciò è una grave violazione della privacy perché non si possono rendere pubblici a norma di legge dati privati neppure per denunciare illeciti (per questi le strade sono altre e non certo la gogna da social).

Gli haters dei social rischiano grosso e forse lo ignorano. Oltre a un eventuale risarcimento in sede civile il rischio è dover rispondere del reato di diffamazione aggravata se la foto viene anche accompagnata da un commento che etichetta le persone ritratte come trasgressori, o peggio ancora come violatori delle disposizioni anti contagio.
Il motivo è molto semplice. Non sappiamo per quale motivo quella persona sta uscendo di casa e, in ogni caso, non possiamo certo ergersi a controllori; per quello ci sono le autorità competenti: polizia e carabinieri, come precisa peraltro il decreto legge n.19 del 25 marzo ultimo scorso. Solo le autorità competenti possono farsi carico di dare esecuzione alle misure prescritte e neanche l'emergenza sanitaria in corso può sospendere le norme che disciplinano il rispetto dell’altrui riservatezza e reputazione.
Tanti leoni da tastiera ignorano le regole e non sanno che, tutto ciò che può identificare una persona fisica è un dato personale che deve essere autorizzato dall'interessato. Questa regola vale per tutti gli strumenti di divulgazione e non solo per i media. Il mezzo non conta per il reato di diffamazione che è valido anche se si condividono contenuti in gruppi what up e email multiple.

Chi si accorge di essere stato ritratto, oltre a poter richiedere l'immediata rimozione della foto o del video che li riguarda possono procedere con querela per diffamazione nei confronti di chi quella foto l'ha pubblicata ma anche contro tutti coloro che magari nei commenti del post hanno usato parole offensive. Non solo, secondo le Procure più rigide anche chi mette solo un like può finire per rispondere dello stesso reato. Chi gestisce il gruppo social, se messo a conoscenza del fatto e non si attiva, potrebbe anche lui pagarne le conseguenze.

Non sono esenti da responsabilità nemmeno i social su cui le immagini sono state pubblicate. Si può inviare una precisa richiesta anche a loro che sono responsabili dei nostri dati personali e che quindi dovrebbero attivarsi per valutare eventuali trattamenti illeciti.

Se attraverso i gruppi facebook vengono commessi dei reati, come la diffamazione, si può chiedere, in via cautelare, la rimozione dei singoli contenuti o la chiusura del gruppo stesso se di per sé illecito. Si chiama sequestro preventivo e la Corte di cassazione lo ha già ritenuto legittimo in diversi casi di diffamazione a mezzo Facebook.

Attenzione quindi ai delatori della rete, potrebbe costarvi cara la voglia di puntare il dito!

Lascia un commento
stai rispondendo a