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I viaggiatori del 1700 raccontano il Mugello. Parliamone di domenica, con Alfredo Altieri

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I viaggiatori del 1700 raccontano il Mugello. Parliamone di domenica, con Alfredo Altieri I viaggiatori del 1700 raccontano il Mugello. Parliamone di domenica, con Alfredo Altieri © n.c.
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Il mese di agosto è il periodo in cui la gente si sposta e viaggia di più, niente di nuovo, da sempre “il viaggio” ha esercitato una attrattiva forte sulle persone di qualunque ceto e condizione e, a questo proposito, credo sia interessante riportare le impressioni di alcuni viaggiatori che transitarono dall’Appennino e dal Mugello, prima dal Giogo e dalla Futa poi. Essi annotarono notizie e impressioni che riguardano i luoghi e i paesi dei nostri monti e della nostra vallata, durante il loro “Tour d’Italie”.

La “via del Giogo” fu un valico fortemente trafficato per quattrocento anni, una strada che permetteva di attraversare l’Appennino e raggiungere la pianura Padana. Nel Settecento fu abbandonata per l'impossibilità di un adeguamento strutturale e sorse la nuova strada che collegava Firenze con Bologna, su un tracciato reso interamente rotabile, che usufruì del passo della Futa.

Il progresso materiale in atto in questo periodo imponeva il miglioramento delle vie di comunicazione in special modo quelle che interessavano il commercio e la Futa fu la prima strada con tali caratteristiche che attraversava l'Appennino tosco-emiliano. Infatti, fino a quel momento i veicoli pesanti che andavano dal nord al centro Italia usufruivano della via costiera.

L'apertura di questa strada rispondeva, però, anche a un altra esigenza, quella di far fronte a un movimento che oggi chiameremo turistico, in continuo aumento. Ecco alcune testimonianze di viaggiatori-cronisti.

WORTELEY MONTAGU Mary. Agosto 1740

Alla contessa di…

Dimenticavo di dirvi che prima di andare al convento, mi recai a vedere le montagne ardenti presso Firenzuola e di cui tutti i naturalisti parlano come di una cosa molto rara. Il terreno intorno è ben coltivato e il fuoco appare solo in un punto, dove si trova una cavità dalla bocca assai stretta; al suo interno si vedono dei crepacci la cui profondità e ignota. È degno di osservazione il fatto che se un pezzo di legno viene gettato nella cavità, questo si consuma in un attimo, sebbene non passi attraverso i crepacci. Un'alta curiosità è questa: il terreno intorno alla cavità è perfettamente freddo, ma se vi si sfrega fortemente, una bacchettina, ne esce una fiamma che non scotta e non dura a lungo come quella dei vulcani.

Abbiamo qui la conferma di quanto fosse forte il richiamo esercitato dai “fuochi di Pietramala” per i viaggiatori che transitavano dalla carrozzabile, una particolarità ambientale che esercitava una forte attrattiva per chi passava dalla zona.

POCOCKE RICHARD. 1733-1740

Vicino a San Piero a Sieve, sulla strada per Bologna, si trova uno dei quattro conventi del rigido ordine de La Trappa, dove sono praticate le regole più rigorose della vita monastica. I monaci sono famosi e ricercati perché fabbricano i migliori sigilli d'Italia.

Questa è davvero un notizia molto, molto interessante e sconosciuta, che ci informa della maestria dei monaci di Buonsollazzo in fatto di sigilli ed è da sottolineare come questi preziosi manufatti venissero commissionati, quasi sempre, ad artisti di gran fama per la particolare funzione da essi esplicata.

BOURKARD ALEXIS COSTANTIN. Journal de voyage en Italie en 1786

Al di là di Pietramala la strada diventa più pittoresca. Poco dopo passammo per alcune alture dove pascolano i greggi e dove si trovano le “fabbriche” di burro e di formaggio. Entrammo in una di queste cascine, di cui sono disseminate le montagne e che sono l'equivalente degli “chalets” in Svizzera. La fisionomia del proprietario, in cui lo spirito fiorentino si mescola alla cordialità romagnola, ci rese subito ben disposti verso di lui.

La casetta ha la parte posteriore rivolta verso la montagna, è costruita presso una fresca sorgente e possiede un grande bacino di pietra, la cui acqua e continuamente ricambiata dalla stessa sorgente e in cui un tubo, situato dalla parte opposta, consente all'acqua in eccesso di fuoruscire. I bidoni del latte vi galleggiano per essere rinfrescati, alla stessa maniera dei recipienti che contengono formaggi e pezzi di burro, che vengono così mantenuti al fresco e al pulito. I pascoli di queste montagne sono dei veri tappeti, il burro che comprammo aveva un sapore perfetto.

La vocazione per il pascolo e la lavorazione dei prodotti caseari contraddistingue da sempre la zona del Firenzuolino, ma a proposito della Cascina menzionata dal viaggiatore e da credere che questa fosse posta in prossimità di Cornacchiaia, infatti, qualche tempo fa, sono state ritrovate vicino alla chiesa, tracce di una burraia.

GIOVANNI BELL. Osservazioni sull’Italia 1828

Arrivammo alle Maschere, giusta fermata dopo Loiano, alla distanza di 18 miglia da Firenze. (…)

Quinci si vede la bella pianura che chiamasi il Mugello cinta da graziose colline di dolce pendio talvolta, e talvolta d’acuta vetta, fino alla sommità coltivate, ripiene di viti, d’olivi e d’altri alberi fruttiferi, tramezzate a quando a quando da piccoli boschi, e sparse di ville, conventi e chiese, nel tutto insieme presentando una magica vista (…).

FERNANDEZ DE MORATIN LEANDRO. Viaje de Italia 1793-1796

(…) sono partito da Firenze per Bologna attraversando l'Appennino. Era la vigilia della festa della Santa Croce. Stava già per annottare quando arrivai alla prima posta: la sera era fresca, la campagna amena, piena di fiori e di verzura, ovunque ridenti panorami.

Vidi ad una delle finestre della stazione di posta due ragazze dai quindici ai vent'anni ascoltare la musica che stavano suonando per loro sei o otto giovanotti di bell'aspetto, ben vestiti, con cappelli pieni di fiori e di nastri. Più di tutti mi colpì il ragazzo che cantava, improvvisando versi al suono degli strumenti ed elevando lodi alle belle ragazze che lo ascoltavano, egli esprimeva il suo amore, prometteva fedeltà e chiedeva di essere corrisposto.

È ben vero che i versi non erano petrarcheschi, ma che importa? L'entusiasmo amoroso con cui li declamava, la dolce inquietudine che si coglieva negli occhi delle ragazze, la deliziosa attrazione che egli suscitava nell'uditorio, gli ingenui applausi che ogni tanto lo interrompevano e, oltre a ciò, la stagione, l'ora e il luogo, tutto produsse in me una dolce sensazione, una sorta di rapimento che non so spiegare né credo di aver mai in precedenza provato.

Volutamente ho messo questo appunto di viaggia per ultimo. Poesia e sentimento la fanno da padrone nel racconto di questo raffinato viaggiatore, che transitò dalle nostre parti più di due secoli or sono.

Alfredo Altieri

 

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