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Mense scolastiche del Mugello. Protesta Cgil per il contratto degli addetti in subappalto

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Mensa a scuola Mensa a scuola © N.c.
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Appalto mense scolastiche del Mugello (Firenze): Cgil, Fp e Filcams protestano perché la società aggiudicatrice (controllata dai Comuni) non vuole applicare ai lavoratori del subappalto lo stesso contratto di quelli in appalto (che vale 200 euro in più). “Stesso lavoro stesso salario stessi diritti, basta dumping contrattuale, basta impoverire chi lavora”. Il sindacato chiede un incontro ai sindaci e si dice pronto ad ogni iniziativa a tutela degli addetti. Spiegano dalla Cgil:

Firenze, 4-8-2022 - La Cgil, la Filcams e le Funzione Pubblica del Mugello e fiorentine esprimono preoccupazione e disappunto per una questione sull'appalto di servizi di ristorazione scolastica dei comuni di Borgo San Lorenzo, Scarperia e San Piero, Dicomano e Vicchio.

A partire da settembre 2022, ed entro il prossimo anno, tutti i Comuni in questione affideranno la gestione del servizio delle mense scolastiche a Siaf una società di capitali a maggioranza pubblico le cui azioni sono detenute per il 51% da tutti i Comuni del Mugello (ad eccezione di Barberino di M.), della Val di Sieve, dal Comune di Bagno a Ripoli e dall’Asl Centro e per il 49% da Camst come socio privato.

Comprendiamo e condividiamo il principio di riunificare e dare in gestione un servizio così delicato come la Ristorazione scolastica, che fa parte a pieno titolo del progetto scuola per un lungo periodo di 9 anni, ed affidarlo ad una società controllata dal pubblico. Questo è un impegno che il sindacato chiede da molto tempo in tutti i tavoli analoghi, con l’obiettivo di riunificare anche le condizioni di lavoro di chi vi opera.

Apprezziamo anche il fatto che molte materie prime biologiche saranno fornite dai produttori dei nostri territori, con garanzia di qualità per gli utenti e valorizzazione del lavoro locale.

Con queste premesse ciò che è successo è stata una doccia fredda.

Venerdì 29 luglio si è svolto un incontro sindacale chiesto dal sindacato a Siaf ed ai Comuni Mugellani.

Nell'incontro abbiamo chiesto l’applicazione della clausola sociale prevista tra l’altro nel bando di gara, per la riassunzione di tutti i dipendenti nel nuovo appalto.

La società ha risposto che trasferirà tutte/i le/i lavoratrici/ori con contratto indeterminato dal vecchio appalto al nuovo appalto.

Però alla nostra richiesta di applicare il Contratto nazionale leader di settore, quello della Ristorazione Collettiva, anche ai lavoratori del subappalto (ora quasi tutti col contratto delle cooperative sociali), la società aggiudicatrice ha risposto negativamente, motivando la cosa con questioni economiche.

A supporto della nostra richiesta, abbiamo fatto presente che anche il dettato di legge, ed in particolare il codice degli appalti, lo prevede; ma Siaf è stata irremovibile, aggiungendo che l’oggetto sociale dell’impresa in relazione al capitolato di appalto non permetterebbe di farlo.

La Cgil è stata ferma nel chiedere l’applicazione del Contratto nazionale della Ristorazione Collettiva anche ai lavoratori del subappalto (che vale, rispetto al Contratto delle cooperative sociali, 200 euro in più per un lavoratore a tempo pieno al mese al mese), in quanto a parità di lavoro svolto siano riconosciute stesse condizioni e diritti. I lavoratori interessati, tra appalto e subappalto, sono circa 100 (molte le donne), equamente divisi.

Basta con il dumping contrattuale, soprattutto se operato dalle pubbliche amministrazioni.

L’impoverimento delle lavoratrici e dei lavoratori in questo paese è stato determinato negli ultimi 30 anni anche da questi meccanismi, e riteniamo che ciò sia inaccettabile.

Per noi è incomprensibile che non si voglia applicare quanto previsto dall'articolo 105 del codice degli appalti pubblici (che prevede in questi casi l'applicazione del contratto nazionale della Ristorazione a tutti i lavoratori compreso il subappalto) e dagli stessi protocolli sottoscritti dai Comuni nell’ambito dei cambi di appalto, e le motivazioni normative dell’azienda non ci convincono anche dopo aver fatto verifiche legali.

Riteniamo che una società a maggioranza pubblica debba dare risposte sia agli utenti, sia ai produttori del territorio, ma non può far ricadere tutti i costi sulle spalle dei lavoratori che prima di tutto sono anche cittadini.

Chiederemo quindi un incontro ai Sindaci, e ai soci pubblici in qualità di azionisti della società in questione, per chiedere che Siaf riveda la propria posizione e ci riserviamo di intraprendere tutte le azioni utili alla tutela delle/ei lavoratrici/ori, compreso chiedere un parere agli enti competenti a partire da Anac. Per noi, stesso lavoro stesso salario stessi diritti.

Fonte Cgil

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