OK!Mugello

Faentina a idrogeno? Ma è davvero energia verde? E quanto si inquina per produrre l'idrogeno?

Inoltre i depositi e il trasporto dell'idrogeno sono ancora molto pericolosi. Le riflessioni di un lettore e una proposta

Abbonati subito
  • 6
  • 2086
Un treno a idrogeno. Ma sarà davvero questa la soluzione? Un treno a idrogeno. Ma sarà davvero questa la soluzione? © n.c.
Font +:
Stampa Commenta

Il contributo del nostro lettore Piero Mazzinghi, che porta argomentazioni ed una interessante proposta:

Vorrei fare qualche considerazione tecnica sulla proposta di trasformare la ferrovia Faentina ad idrogeno ed, in generale sull'uso dell'idrogeno come vettore energetico (ricordiamoci che deve essere prodotto, non esistono le miniere di idrogeno…).

Attualmente quasi tutto l'idrogeno viene prodotto da idrocarburi, per steam reforming del metano o per gassificazione del carbone con il processo Haber-Bosch. L'efficienza di entrambi i processi è intorno al 70%. L’idrogeno poi, vista la sua bassa densità, per essere utilizzato deve essere compresso ad alta pressione (a 700 atmosfere) o liquefatto (a -252 °C), perdendo almeno un altro 30% di energia. Per alimentare i motori elettrici deve poi essere immesso in celle a combustibile, che hanno un rendimento intorno al 50%.

Ora, una semplice moltiplicazione (0.7x0.7x0.25= 0.245) dimostra che il rendimento del ciclo è inferiore al 25%, contro un rendimento di un moderno motore diesel che va da 40 al 50%. Quindi a livello globale non riduciamo l’inquinamento e l’effetto serra, ma lo raddoppiamo. Riduciamo solamente l’inquinamento a casa nostra per aumentarlo a casa di qualcun altro. Chi non ci credesse può consultare un recente articolo della Cornell University  e di Stanford (Clicca qui)

A livello locale bisogna invece considerare il problema della sicurezza. L’idrogeno è un gas ESTREMAMENTE infiammabile, esplosivo, e per giunta ad altissima pressione. Un deposito di idrogeno a Santa Maria Novella è una cosa da rabbrividire, come avere un bomba in mezzo alla città. E poi come verrebbe rifornito tale deposito? La rete del metano non è adatta, i metalli e le tenute delle condutture non sono adatti al trasporto del metano puro, le turbine ed i compressori andrebbero sostituiti, sia per la differente pressione che per la differente densità del gas.

Trasportarlo con treni o autocisterne di idrogeno (probabilmente liquido) sarebbe ancora peggiore per la sicurezza. Se l’incidente di Viareggio fosse stato provocato da un treno carico di idrogeno liquido, invece che di GPL, sarebbe stato un disastro immane. Per non parlare delle bombole sul veicolo, altrettanto pericolose, molto pesanti e con complicati dispositivi per garantire la sicurezza in caso di incidente, che ne riducono ulteriormente le prestazioni e aumentano i consumi.

L’economia dell’idrogeno ha senso solo quando la produzione avviene per elettrolisi dell’acqua a partire da elettricità prodotta da rinnovabili. Anche in questo caso, però, l’efficienza è bassa e il suo utilizzo è conveniente solo per immagazzinare un eccesso di energia rinnovabile non utilizzabile altrimenti, cosa da cui siamo ancora molto lontani. Anche perché a Firenze è vietato istallare sui tetti i pannelli fotovoltaici e nel Mugello non si vogliono i generatori eolici.

Per la ferrovia Faentina ci sarebbe una soluzione molto più semplice ed efficiente: basterebbe elettrificare la linea dove possibile (credo dovunque tranne che nelle gallerie) ed utilizzare treni ibridi (diesel, elettrici e batterie), che viaggiano con la linea elettrica dove presente, per brevi tratti con le batterie e con il diesel alla fine.

Fra l’altro sono prodotti dalla Breda-Hitachi a Pistoia, a 30 km da Firenze. Ma questo probabilmente non finirebbe sui giornali, meglio fare operazioni di greenwashing...

Lascia un commento
stai rispondendo a

Commenti 6
  • Simone Carcasci

    Riflessioni interessanti

    rispondi a Simone Carcasci
    gio 26 agosto 2021 09:32
  • Luca Bartolucci

    L'elettrificazione è certamente la strada maestra per i trasporti (naturalmente in previsione che l'e.e. venga prodotta sostanzialmente da fonti rinnovabili) ma resta il fatto che, ad oggi, l'unico modo per condensare e immagazzinare le enormi quantità di energia necessarie per le città e per i processi industriali, partendo dalle fonti rinnovabili (discontinue, delocalizzate, ecc.) è trasformarla, trasportarla e stoccarla sotto forma di idrogeno, perciò si tratta anche di dare un sostegno alle tecnologie ad esso legate. Aggiungo che per valutare l'impatto di ogni scelta, come anche nel caso di specie, vanno sempre considerati tutti gli aspetti, a partire da quello costruttivo (nuove opere) e realizzativo (cantierizzazione).

    rispondi a Luca Bartolucci
    gio 26 agosto 2021 07:55
  • Piero Mazzinghi

    Una precisazione sui “colori” dell’idrogeno: - Grigio. Prodotto da idrocarburi, attualmente il 95% di quello prodotto nel mondo. - Blu. Prodotto da idrocarburi fossili ma con CO2 catturata e immagazzinata. - Viola. Prodotto per elettrolisi con l’elettricità prodotta da centrali nucleari, senza emissione di CO2. - Verde. Prodotto per elettrolisi con elettricità da fonti rinnovabili Quello di cui lei parla è quindi idrogeno blu, non verde. L’articolo di cui trova il link fa il confronto fra idrogeno blu e grigio, con o senza cattura della CO2. Il risultato (v. fig. 1), è che la riduzione delle emissioni è minima, si riducono quelle di CO2 ma aumentano quelle di metano (che ha un effetto serra 22 volte quello della CO2) e il totale è comunque superiore a quello del gasolio.

    rispondi a Piero Mazzinghi
    lun 23 agosto 2021 08:00
  • Antonio Saullo

    In merito al possibile progetto di treno a idrogeno nella zona del faentino, vorrei ricordare che esistono già delle linee non elettrificate che operano con il treno Corandia a idrogeno, se ricordo bene in Germania e Olanda. In Italia le Ferrovie Nord in Lombardia hanno già acquistato un certo numero di treni per la tratta Brescia Edolo Val Camonica, in questo progetto c'è anche A2A. Saranno tutti scemi questi che hanno già investito su questa tecnologia. L' idrogeno è stato provato nel settore spaziale e non è una novità.

    rispondi a Antonio Saullo
    dom 22 agosto 2021 07:20
  • Piero Mazzinghi

    Certamente, l’idrogeno non è una novità, è lo stesso usato per il dirigibile Hindemburg. In campo spaziale, dove ho una certa competenza, si cerca ormai di evitare l’uso delle celle a combustibile ad idrogeno dopo l’incidente dell’Apollo 13, preferendo i pannelli solari o, dove non sono possibili, i generatori a radioisotopi. L’uso energetico dell’idrogeno viene fortemente spinto dalle lobby dei petrolieri perché permetterebbe di continuare ad estrarre combustibili fossili e di riciclare impianti e tecnologie che diventerebbero obsoleti con una completa transizione alle rinnovabili.

    rispondi a Piero Mazzinghi
    lun 23 agosto 2021 08:16
  • Rinaldo Merlino

    È di recente invenzione un reattore che converte il metano in idrogeno verde stoccando il carbonio. Per maggiori informazioni contattatemi, vi mando il link.

    rispondi a Rinaldo Merlino
    sab 21 agosto 2021 08:03