OK!Mugello

Una giornata su Dante all'Acquacheta

Abbonati subito
  • 332
La locandina La locandina © N.c.
Font +:
Stampa Commenta

Il 2021 è l’anno del settecentenario della morte di Dante Alighieri, avvenuta Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321. La ricorrenza è anche un’opportunità per conoscere e valorizzare i luoghi in cui è viva la sua memoria. Tra questi San Benedetto in Alpe e la cascata dell’Acqua Cheta, conosciuti per i versi della Divina Commedia nel sedicesimo canto dell’Inferno.

Dante soggiornò molti anni in Romagna durante l’esilio. Anzi, Giovanni Pascoli è del parere che non soltanto l’ultima cantica, il Paradiso, ma gran parte della Commedia sia stata scritta in Romagna. Infatti, mentre nel Convivio e nel De vulgari eloquentia «della Romagna, non è, si può dire menzione», nella Commedia occupa invece una parte essenziale, il che dimostra quale e quanta conoscenza Dante avesse acquisito dei luoghi, delle famiglie e degli uomini della regione.

Vi si trovano ricordati tutti i castelli e le città di una certa importanza, come Forlì, Ravenna, Cesena, Rimini, Faenza, Bagnacavallo, Bertinoro, Castrocaro, Cervia, San Leo, Verrucchio; così i fiumi principali, molte famiglie nobili e diversi personaggi, trai qualiGuido del Duca, Pietro Traversari, Pier Damiano, Pietro degli Onesti, Guido e Giovanna da Montefeltro, Arrigo Mainardi, Ranieri e Fulci eri de’ Calboli, e tanti altri. Una presenza di Dante a San Benedetto è verosimile, in quanto avvalorata dalla puntuale descrizione del luogo e dalla sua ubicazione sulla strada che da San Godenzo conduceva in Romagna. Quanto alla cascata dell’Acquacheta, il paesaggio rappresentato da Dante fa pensare che l’abbia vista quando il, torrente era gonfio perle abbondanti piogge, quindi probabilmente in autunno o in inverno. Il poeta, sul ciglio della “ripa discoscesa” che conduce in Malebolge (Inf.XVI 94-105), paragona il fragore dello scroscio dell’acqua della “caduta” dell’Acquacheta all’assordante cascata del fiume infernale Flegetonte: e la cascata dell’Acquacheta Dante San Benedetto in Alpe, Come quel fiume c’ha proprio cammino prima da Monte Veso inver levante, dalla sinistra costa d’Appennino, che si chiama Acquacheta suso, avante che si di valli giù nel basso letto, e a Forlì di quel nome è vacante, rimbomba là sovra San Benedetto dell’Alpe per cadere ad una scesa ove dovria per mille esser recetto; così, giù d’una ripa discoscesa, trovammo risonar quell’acqua tinta, sìche‘n poc’ora avria l’orecchia offesa. Alcuni punti del passo hanno fatto discutere.

I versi che hanno maggiormente appassionato e diviso i commentatori sono i seguenti: “rimbomba là sovra San Benedetto / de l’Alpe per cadere ad una scesa / ove dovria per mille esserer ecetto”. Secondo alcuni Dante alludeva, con accenti di biasimo, ai monaci dell’Abbazia di San Benedetto: l’Abbazia accoglieva pochi religiosi, mentre invece per le sue cospicue rendite ne avrebbe potuti accogliere più di mille (per mille esser recetto). Ma Natalino Sapegno, sulla scia del Torraca, e poi con lui molti altri studiosi, interpreta il passo come semplicemente descrittivo della cascata: il rimbombo non sarebbe così potente se invece di fare un solo grande balzo (una scesa), fosse ricevuto da una serie (mille) di gradini (scese). Il confine tra il toscano comune di San Godenzo e il romagnolo comune di Portico e San Benedetto non segue la linea naturale del crinale, ma taglia la cascata lungo la linea di tracimazione. Si può ipotizzare che questa particolarità abbia origine dall’antico confine medievale tra le proprietà dell’Abbazia di San Godenzo e quelle dell’Abbazia di San Benedetto in Alpe. L’Acquacheta, collocata fra le due terre dove è trascorsala maggior parte della vita del poeta, può quindi essere considerata luogo emblematico del percorso di Dante. Ed è per questa ragione che a San Benedetto in Alpe sono frequenti le manifestazioni e i convegni sul poeta. Tra gli eventi celebrativi del secolo scorso, il più significativo per il numero di partecipanti fu il “raduno dantesco” alla cascata dell’Acquacheta del settembre 1934, organizzato dal commissario prefettizio di Portico e San Benedetto, Gilberto Bernabei, sindaco di Modigliana dal 1956 al 1990 e presidente dell’Accademia degli Incamminati. C’è quindi più di un valido motivo per tornare a celebrare Dante proprio all’Acquacheta. 

Programma della giornata del 12 giugno alle cascate dell'Acquacheta:

Alessandro Innocenti - Andrea Del Carria; Ore 11 Ritrovo all’Acquacheta (piana dei Romiti) con la partecipazione del Gruppo Storico Dante Ghibellino di San Godenzo Ore 11.10 Saluti istituzionali: Emanuele Piani sindaco di San Godenzo,  Maurizio Monti sindaco di Portico e San Benedetto,  Tommaso Triberti sindaco di Marradi,  Eugenio Giani presidente della Regione Toscana, Stefano Bonaccini presidente della Regione Emilia-Romagna, Luca Santini presidente del Parco nazionale Foreste Casentinesi, Venerino Poletti presidente dell’Accademia degli Incamminati. Ore 11,30 “COME QUEL FIUME…CHE SI CHIAMA ACQUACHETA” (Inferno XVI,97) Commento e declamazione del Canto XVI dell’Inferno del prof. Riccardo Pratesi. Ore 12.15 Presentazione del libro“CHE SI CHIAMA ACQUACHETA SUSO” di Quinto Cappelli, editoda Editrice Il Ponte Vecchio, col sottotitolo “Dante workin progress sull’Alpe di San Benedetto, tra Firenze e Ravenna”, intervistato da Patrizia Ravagli dell’Accademia degli Incamminati. Ore 13.00 Pranzo a cura delle ProLoco: “fagotto” offerto dai Comuni organizzatori.  Ore 14.30 “NOI ERAVAM TUTTI FISSI E ATTENTI A LE SUE NOTE” (Purgatorio, II, 118-119). Con i Musicanti di San Crispino (www.musicantidisancrispino.it) Marching Bandche spazia dalla Romagnaa New Orleans Con irruzione festosa. 

(Massino Ragazzini – Aldo Giovannini)

 

 

Foto allegate

Lascia un commento
stai rispondendo a