Semafori, in arrivo un quarto colore-okmugello.it © N. c.
Le regole della strada sono un organismo vivo, mutevole, che muta e si adatta ai tempi che cambiano. Non c’è codice che resti immutato, non c’è norma che non subisca aggiustamenti per rispondere a nuove esigenze di sicurezza, tecnologia o flussi di traffico.
Eppure, troppo spesso gli automobilisti si accorgono di questi cambiamenti solo quando è ormai tardi, magari davanti a una multa inaspettata o, peggio, a una situazione di rischio. Basta un dettaglio sfuggito per trasformare un viaggio quotidiano in un episodio spiacevole.
Gli esempi sono molti e, nella loro banalità, raccontano di quanto sia fragile l’equilibrio che regola la convivenza sulle nostre strade. È un insieme complesso di segnali, norme e gesti reciproci, in cui l’errore di uno ricade inevitabilmente su tutti. Ed è per questo che l’aggiornamento costante diventa un dovere civico prima ancora che una precauzione personale. Conoscere il codice non è una noiosa formalità, ma una responsabilità verso sé stessi e verso chi ci circonda.
Ciò che nessuno, però, avrebbe mai immaginato, è che a cambiare non fossero solo articoli e commi del regolamento, ma uno dei simboli più iconici della mobilità urbana. Dopo oltre un secolo, il semaforo è destinato a trasformarsi. Sta arrivando un nuovo colore, e presto le nostre strade saranno regolate non più da tre luci, ma da quattro.
Il semaforo si adatta ai nuovi tempi: in futuro avrà ben quattro luci invece di tre e il motivo è questo
Rosso, giallo, verde, sono i colori che da sempre associamo al semaforo. Eppure, all’orizzonte si affaccia un elemento destinato a cambiare radicalmente questo equilibrio. Un quarto colore, il bianco. Non si tratta di un errore tecnico né di un vezzo estetico, ma di un segnale preciso: a gestire l’incrocio non sarà più l’automobilista, bensì le auto a guida autonoma.

Immaginate la scena. Una fila di veicoli fermi al semaforo, il verde che tarda ad arrivare. Poi, d’improvviso, una luce bianca che si accende. Non ci sono vigili a impartire ordini, né telecamere a monitorare i passaggi. È il momento in cui gli algoritmi prendono il comando e le vetture connesse si coordinano tra loro e stabiliscono chi passa e chi aspetta. Agli umani non resta che affidarsi al flusso, seguendo chi li precede come in una coreografia silenziosa.
L’idea nasce da un team di ricercatori della North Carolina State University, che ha ipotizzato un sistema in cui il semaforo bianco diventa la traduzione visiva di un dialogo invisibile tra auto e infrastrutture. I dati delle simulazioni sono sorprendenti: con appena il 10% di veicoli autonomi, la congestione diminuirebbe sensibilmente. Con percentuali più alte, poi, il traffico potrebbe diventare fino al 10% più scorrevole. Meno attese, meno consumi, meno tensioni al volante.
Resta però una domanda cruciale: quanto è vicino tutto questo? Le sperimentazioni di taxi senza conducente in città come San Francisco, Pechino o Londra raccontano un futuro che avanza, ma la diffusione capillare è ancora lontana. Per ora, il semaforo bianco resta un’anteprima suggestiva, una finestra su un mondo in cui la logica delle macchine ridisegnerà i nostri incroci. Nel frattempo, ci restano i tre colori di sempre.


