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Salvatore Calleri: "Firenze non deve morire di criminalità"

Intervista al Presidente della Fondazione Caponnetto, uno dei massimi esperti di criminalità in Italia.

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Salvatore Calleri, esperto di mafie e criminalità
Salvatore Calleri, esperto di mafie e criminalità © Salvatore Calleri
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Salvatore Calleri nato a Catania anche se fin da piccolo vive a Firenze, laureato in giurisprudenza ha conosciuto nel 1991 il grande magistrato Antonino Caponnetto con il quale ha collaborato strettamente fino al 2002, anno della sua morte.

Esperto di lotta alla mafia nazionale, analista nel campo della sicurezza e della criminalità organizzata internazionale è oggi presidente della Fondazione Caponnetto e consigliere della Fondazione Pertini e di entrambe ha ispirato la nascita.

Già consulente alla sicurezza dei Presidenti  della Regione Toscana e Sicilia, coordina l'Omcom (Osservatorio Mediterraneo Criminalità Organizzata e Mafia) ed è indubbiamente uno dei massimi esperti italiani della materia ed è quindi con lui che affrontiamo il tema della sicurezza molto sentito in città

Calleri partiamo senza tanti preamboli dato che i dati parlano chiaro. Firenze è una città poco sicura, nell'indice annuale della criminalità del Sole24Ore si piazza al poco lodevole quarto posto e anche i dati forniti pochi giorni fa dalla Questura fiorentina parlano chiaro con raddoppio di rapine e furti in strada, spaccate, etc..
Cosa sta succedendo a Firenze?

A prescindere dai dati che comunque confermano l'aumento della criminalità, Firenze è peggiorata e questo è davanti agli occhi di tutti. Firenze non deve morire di criminalità. 

Lei in una recente intervista andata in onda su Rai1 ha affermato che per occuparsi di sicurezza serve essere "sbirri sociali", l'ultimo a rivestire questo ruolo a Palazzo Vecchio è stato l'Assessore Graziano Cioni detto lo "sceriffo"?
Si probabilmente mentre lo dicevo mi è venuto fuori un pizzico di genio fiorentino alla Amici miei.
Sbirro sociale è ciò che oggi serve.
Il Cioni, così l'ho sempre chiamato, è stato il primo assessore alla sicurezza che aveva una idea precisa su come agire. Un ottimo sceriffo.
Lo sbirro sociale è una evoluzione ulteriore di ciò che serve oggi.
Essere sbirri ma con un occhio attento a quanto succede socialmente in una città sempre più a misura dei ricchi.

Fuori dai rimpalli politici a Firenze c'è una percezione sbagliata di sicurezza oppure mancano davvero forze in campo? Se si quali?
Entrambe. La sicurezza è spesso stata un tabù oppure uno slogan. La sicurezza necessita di attenzione per il particolare, di analisi dei fenomeni accurata.
Oggi percezione e realtà pressoché coincidono. 

E' d'accordo nell'affermare che quelli a cui assistiamo in questi giorni non devono essere derubricati a episodi di "microcriminalità" perché sopra gli spacciatori africani c'è un livello superiore?
E' sbagliato parlare di microcriminalità?
Oggi si deve parlare di criminalità di strada non di micro criminalità.
Per chi subisce di micro non c'è nulla.
Sopra gli spacciatori c'è sempre qualcuno a prescindere dalla nazionalità degli stessi: le mafie ed i narcos.

Infiltrazioni della criminalità organizzata e grande spaccio di stupefacenti sono i problemi di Firenze a cui dobbiamo porre rimedio?
Si dobbiamo porre rimedio.
Non è semplice ma siamo invasi pure dal riciclaggio dei soldi incassati per la droga. Molte attività, complice pure il covid, sono oggi in mani che puzzano di mafia.
Il 70 % di nuove aperture in alcune vie è riciclaggio mafioso e non.

Aggressioni in strada, furti, rapine, spaccate sono figlie della disperazione e dalla povertà o di cosa?
Oggi soprattutto del crack che produce una dipendenza immediata. Servono soldi veloci e le spaccate sono il bancomat dei disperati.  
Detto questo bisogna capire se dopo le spaccate si inseriranno altri tipi di criminalità per rilevare le attività. Occorre monitorare. 

Fenomeno baby gang. Realtà oppure anche in questo caso c'è un'apparenza con dietro qualche fenomeno malavitoso che non percepiamo?
Leviamo il nome baby. Le gang non possono essere trattate in modo uguale ma in base alla diversità delle stesse.
Per alcune basta un intervento di recupero sociale, per altre siamo ad un passo dalla criminalità organizzata.  Vanno affrontate senza sottovalutazione del problema.

C'è stata a suo avviso sottovalutazione a Firenze del problema sicurezza?
Purtroppo si. Ma non solo a Firenze ma in tutte le realtà ex isole felici del centro nord.

Se lei fosse assessore alla sicurezza cosa farebbe?
Applicherei in toto i consigli della Fondazione Caponnetto e girerei pure la notte per annusare al meglio la città.

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