poste italiane 04-10-2025 okmugello.it © N. c.
Lo Spid di Poste, finora gratuito, potrebbe presto diventare un pagamento. Una scelta che rischia di pesare sulle tasche di milioni di italiani.
Da anni lo Spid di Poste Italiane rappresenta una porta d'accesso semplice e gratuita ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione. Dal fascicolo sanitario alla scuola, dai bonus alle pratiche comunali: basta un clic e tutto è a portata di mano. Ora però arriva una voce che ha spiazzato non poco i cittadini. Secondo indiscrezioni, infatti, anche Poste starebbe valutando l'introduzione di un canone annuale di circa 5 euro. Una cifra che, a prima vista, potrebbe sembrare contenuta, ma che per oltre 20 milioni di utenti attivi si tradurrebbe in un giro d'affari da circa 100 milioni l'anno. E non sorprende che in tanti si sentono delusi: per molti lo Spid non è un servizio “extra”, ma una vera necessità quotidiana.
Spid di Poste Italiane: cosa sta cambiando davvero
Per capire meglio questa decisione bisogna guardare al contesto più ampio. Il governo ha più volte ribadito la volontà di ridurre il sostegno economico allo Spid, spingendo invece verso strumenti pubblici come la Carta d'Identità Elettronica (Cie) e l' IT-Wallet . Questo significa che i costi di gestione, finora coperti in parte dallo Stato, si stanno lentamente spostando sui provider privati. E infatti non è solo Poste a muoversi in questa direzione: altri operatori come Aruba, InfoCert e Register hanno già reso lo Spid a pagamento, con tariffe che vanno dai 4,90 euro + IVA ai quasi 10 euro all'anno. Rimangono ancora alcuni gestori gratuiti, ma la tendenza sembra ormai segnata.
Il cuore del problema ruota attorno ai finanziamenti. Alla fine del 2022, le convenzioni tra Stato e gestori privati dello Spid erano scadute, e per mesi si è navigato nell'incertezza. Le aziende chiedevano un sostegno per coprire i costi operativi, ma i fondi promessi, circa 40 milioni di euro, hanno subito ritardi su ritardi. Solo nel marzo 2025, dopo due anni di attesa, è stato firmato il decreto che li sbloccava. In questo vuoto di certezze, i fornitori hanno iniziato a ripensare il loro modello di business. E la scelta più immediata è stata quella di chiedere un contributo diretto ai cittadini.

Non si tratta di un provider qualsiasi, con oltre il 70% degli utenti Spid, un eventuale passaggio al pagamento avrebbe conseguenze enormi. Non solo per i clienti, ma per l'intero equilibrio del settore. In pratica, se Poste decidesse di far pagare lo Spid, la gratuità rischierebbe di diventare un ricordo per tutti.
Certo, 5 euro l'anno non sembrano un salasso. Ma il punto non è solo economico: molti cittadini vivono questa notizia come una sorta di “tradimento” da parte di Poste Italiane, un'azienda percepita come un ponte sicuro tra lo Stato e le famiglie. Lo Spid è diventato parte della vita quotidiana, e trasformarlo in un servizio a pagamento suona come una barriera, seppur simbolica.
L'amaro in bocca resta, dopo anni in cui si è spinto sull'importanza della digitalizzazione accessibile a tutti, il rischio è che questa decisione faccia sentire molti utenti esclusi o, peggio, poco considerazione.


