Mugello Turismo - lago bilancino © N. c.
Il Mugello, negli ultimi tempi, è stato inserito amministrativamente nell’area metropolitana fiorentina, ma questa decisione non è adeguata, perché il Mugello, per la sua origine storico-geografica, ha una storia completamente diversa dal territorio che circonda Firenze.
Il Mugello, dalla fine dell’Impero Romano, acquisì una propria indipendenza da Roma e da Firenze, e dal 500 fino al 1300 fu governato esclusivamente dagli Ubaldini. Solo con l’ascesa dei Medici, con la caduta del forte di Monte Accianico e la creazione delle nuove terre di Scarperia e di Firenzuola, divenne contado di Firenze.
Infatti, l’origine delle genti del Mugello può essere fatta risalire alle migrazioni provenienti da nord, dei Longobardi, che intorno al 600 si insediarono stabilmente nella valle. Il Mugello è una piccola valle che si prestò perfettamente all’insediamento di queste nuove popolazioni provenienti dal Nord, che per sette secoli vissero libere di abitarla e prosperare senza interferenze di altre popolazioni.
Gli Ubaldini, infatti, non ebbero bisogno di costruire castelli feudali come gli altri signori, ma si stabilirono in quindici palazzi sparsi per tutto il Mugello, approfittando della protezione naturale degli Appennini. Per questo motivo, a Firenze si è sempre chiesto se nel Mugello ci fossero i lupi, e lo si è sempre considerato un territorio oltre il Monte Giovi, il Monte Senario, Monte Morello e la Calvana.
In epoca antica, pochi fiorentini oltrepassavano Pratolino per andare nel Mugello. In quell’epoca, gli Ubaldini erano gli unici padroni del territorio e per settecento anni ne furono gli unici abitanti, lungo tutta la valle della Sieve, fino all’Appennino, da Castel del Rio, Castiglion dei Pepoli, Marradi, Brisighella, Modigliana, Premilcuore e Tredozio.
Questi territori rimasero soggetti a Firenze fino all’avvento di Mussolini, che li divise per costituire la nuova provincia di Forlì e Ravenna. Ecco perché i mugellani hanno un modo di essere diverso da quello dei fiorentini.
Tutto ciò non è a svantaggio di Firenze, ma permette alle due culture di integrarsi, apportando maggior razionalità al pensiero fiorentino e a tutta la Toscana.
Una parola che sintetizza le differenze psicologiche e mentali è quando, a una domanda rivolta a un mugellano, rispondiamo “Diamine!” — non è né consenso, né negazione, né una vera risposta, ma è una risposta tipica dei mugellani.
È stato un errore inserire il Mugello nell’area metropolitana fiorentina. Sarebbe stato più logico, naturale e opportuno costituire il Gran Ducato del Mugello e degli Ubaldini, comprendente i comuni di Borgo San Lorenzo, Vicchio del Mugello, San Piero a Sieve, Barberino, Vaglia, Scarperia, Dicomano, San Godenzo, La Rufina, Firenzuola, Castel del Rio, Castiglion dei Pepoli, Marradi, Modigliana e Tredozio.
In questo modo si sarebbe potuto rivendicare, di diritto, la possibilità di essere gli unici, per storia e cultura, a stabilire le priorità per lo sviluppo del Mugello.
Rimanendo parte dell’area metropolitana fiorentina, la Toscana resterà sempre matrigna per il Mugello. Non a caso, nel 1300 Firenze volle prendere possesso dei territori a nord della città ed estromettere gli Ubaldini dal loro storico dominio.
Non ultimo, si ricorda la provenienza di personaggi e famiglie illustri del Mugello, come Giotto di Bondone, Francesco Ubertini detto il Bachiacca, il Beato Angelico, Benvenuto Cellini, il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, Andrea del Castagno, Filippo Brunelleschi, Dante Alighieri e la famiglia più famosa, quella dei Medici.
Tornando ai giorni nostri, al Mugello si offre oggi la possibilità di un nuovo sviluppo e un nuovo posizionamento a livello nazionale e internazionale, che potrà concretizzarsi solo se il territorio otterrà autonomia dall’area metropolitana fiorentina e potrà ritagliarsi uno spazio autonomo come Gran Ducato del Mugello.
Solo così potrà proporre iniziative idonee per valorizzare la zona e rispondere alle nuove esigenze di strutture turistiche alberghiere, di cui una città come Firenze ha sempre più bisogno.
Il Mugello potrebbe così offrire un nuovo modo di concepire l’offerta turistica, accogliendo visitatori da tutto il mondo che vogliano vedere Firenze, la città che detiene la più grande quantità di opere d’arte al mondo.
Occorre quindi che a Firenze venga rivista e aggiornata la viabilità e la vivibilità, con accessi semplici e funzionali, strade e servizi di trasporto adeguati, nonché strutture alberghiere idonee per una permanenza confortevole, in armonia con la filosofia fiorentina del buon e del bello.
Il Mugello, con questa nuova prospettiva, risulta un territorio privilegiato che oggi potrebbe essere programmato al meglio, secondo le conoscenze attuali, per una nuova filosofia turistica, realizzando futuri insediamenti turistici tra i migliori realizzabili in tempi moderni.
Il fatto è che, fino ad oggi, il Mugello è rimasto indietro nella sua urbanizzazione, il che ci permette ora di disporre di ampi spazi per progettare un’urbanizzazione moderna e avveniristica.
Si deve pensare a un Mugello non industrializzato, ma rivisitato completamente come un paese delle meraviglie, un territorio in appendice all’area metropolitana fiorentina, forse rude, ma verde e sempre bello. Questo potrà avvenire solo se a decidere non saranno i fiorentini, ma il nuovo Gran Ducato del Mugello.
Un esempio concreto è la famiglia Lowenstein, proprietaria del castello di Cafaggiolo, che sta ristrutturando con una nuova viabilità un complesso turistico alberghiero di nuova concezione, realizzando un campo da polo e valorizzando il campo da golf esistente, chiamato Le buche dei Medici, seguendo anche i vigneti di Pinot Nero, come fanno gli Antinori e i Frescobaldi, che stanno valorizzando il territorio con nuovi vigneti di Pinot Nero e Cabernet Sauvignon.
Tutto questo dimostra che il Mugello ha conservato nel tempo le caratteristiche di un territorio integro, sano, verde e bello e che, se opportunamente programmato, offre gli spazi necessari per realizzare un parco attrezzato a carattere turistico, rude, verde ma bello.
Serve solo che Firenze non continui a essere matrigna nei confronti del Mugello, considerandolo solo come un contado da sfruttare, ma si impegni a realizzare una circonvallazione a nord della città che vada da Peretola, salendo dai Massoni, passando sotto Fiesole, oltre Settignano, fino all’uscita dell’autostrada di Firenze Sud, migliorando inoltre la viabilità di accesso da Bolognese e Faentina.
Non bisogna insistere con i tram, ma ampliare gli accessi che dal Mugello scendono a Firenze, e si dovrebbe decidere di chiedere l’interconnessione della ferrovia faentina con l’alta velocità.
Fatto questo, si potrà ricreare il Gran Ducato del Mugello, con autonomia per programmare il proprio sviluppo turistico-alberghiero, per accogliere i visitatori da tutto il mondo che vorranno visitare Firenze.
Occorre considerare il lago di Bilancino non solo come una riserva d’acqua da sfruttare, ma come una realtà turistica da integrare nel progetto del parco attrezzato rude, verde ma bello del Mugello.
Ad esempio, si può dire che la Regione Toscana non sia stata in grado, in 15 anni, di realizzare le modifiche alla viabilità della strada che gira intorno al castello di Cafaggiolo, come richiesto da Alfredo Lowenstein.
Articolo a cura di Pierluigi Recati.


