Rodolfo Fiesoli © Camera Deputati
È notizia di queste ore la scomparsa di Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità del Forteto di Vicchio, in Mugello, tristemente nota per i gravissimi abusi su minori e persone disabili. L'83enne, conosciuto come il “Profeta”, stava scontando una pena definitiva di 14 anni in una casa di riposo a Padova, dove era ristretto in regime detentivo a seguito delle condanne per maltrattamenti e abusi. Ancora non sono stati diffusi i dettagli sulle circostanze della morte, avvenuta presumibilmente nella giornata odierna.
Nel frattempo, l’Associazione Vittime del Forteto ha diramato un comunicato nel quale si esprime con forza in merito a un’audizione considerata storica. A distanza di quasi 15 anni dall’arresto di Fiesoli, la Commissione Parlamentare d’inchiesta ha finalmente ascoltato la testimonianza di una delle madri coinvolte nella tragica vicenda: Flora Rusciano, madre dei tre fratelli Daidone, affidati in tenera età alla comunità fondata da Fiesoli.
«Finalmente una mamma!», si apre così la nota dell’Associazione, che definisce l’audizione un momento di svolta nella ricostruzione della verità su quanto accaduto. Flora Rusciano, condannata in passato a causa delle false accuse rivolte dai figli — accuse che, secondo l'Associazione, sarebbero state indotte dai membri del Forteto — ha raccontato la sua vicenda drammatica, offrendo uno squarcio doloroso su un’altra forma di vittimizzazione: quella dei genitori.
Nel comunicato si denuncia l’assordante silenzio che ha circondato per anni le storie di tante madri e padri, ritenuti colpevoli in base a testimonianze estorte o costruite in un contesto settario. «Ci sarebbe da chiedersi come mai viene data voce alla prima madre solo dopo 15 anni», si legge, con l’auspicio che la Commissione attuale sappia aprire finalmente una nuova fase di verità e giustizia.
L’appello finale è rivolto alle istituzioni: intervenire per salvare i figli di Flora, che ancora oggi non la riconoscono come madre, e non dimenticare le altre famiglie coinvolte, i disabili ancora in contatto con l’ambiente della setta e i giovani che per anni hanno lavorato senza salario né contributi.
Con la morte di Rodolfo Fiesoli si chiude simbolicamente un capitolo oscuro della storia recente del Mugello. Ma la battaglia per la verità e la piena giustizia — per le vittime dirette e indirette del Forteto — sembra essere solo all’inizio.


