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L'A1 e il suo ponti. Storia del Viadotto Aglio, a Barberino

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L'A1 e il suo ponti. Storia del Viadotto Aglio, a Barberino L'A1 e il suo ponti. Storia del Viadotto Aglio, a Barberino © n.c.
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In questi giorni, in occasione della messa in onda sul primo canale RAI di una seguitissima “miniserie” televisiva dal titolo: “La Strada diritta”, tratta dall'omonimo e fortunato romanzo di Francesco Pinto, si sono ricordati i cinquant'anni dall'inaugurazione dell'Autostrada del Sole.

Inutile dilungarsi in dati, storie più o meno dettagliate od altre speculazioni ingegneristiche o socio-economiche riguardanti la trafficata A1. Basta volersi documentare un poco, per avere immediatamente resoconti puntuali e specifici su di un'infrastruttura che rese l'Italia meno “tortuosa” ed i suoi abitanti  più vicini, non solo fisicamente.

Partendo dalla fine dei lavori, bisogna ricordare che Aldo Moro, presidente del Consiglio, la inaugurò il 4 ottobre 1964 consentendo agli automobilisti  di non perdere più le 40 ore necessarie in precedenza per percorrere il tragitto che distanzia Milano da Napoli .

L'ardito progetto, su cui si iniziò a riflettere a partire degli inizi degli anni cinquanta, fu presentato come un nuovo e indispensabile collegamento tra il Nord e Sud Italia, dettato dalla  dilagante presenza  di nuovi mezzi di locomozione motorizzata e dalle inadeguatezze delle vecchie reti viarie,  in parte bisognose di ripristini strutturali a seguito della guerra. Ma in verità, aveva l'obbiettivo di incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro che si sarebbero potuti ottenere per la sua “messa in essere” oltre che a ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza delle merci tra alcuni importanti centri urbani nazionali considerati strategici e - come scrive Emanuela Morelli nel suo bel testo intitolato:  Strade e paesaggi della Toscana”, Firenze, Alinea Editrice, 2007 - sopperire all'urgenza di adeguarsi ed unirsi agli efficienti assi viari  Europei.

Cercare di esporre in breve tutte le vicissitudini che accompagnarono le “disposizioni” su quei 760 e rotti Km che compongono l'A1, iniziata il 19 maggio 1956 con la posa ufficiale della prima “pietra” a S. Donato Milanese, sarebbe - data la vastità del tema - inappropriato. C'è da segnalare come alcuni autorevoli paesaggisti, non valutando positivamente l'impatto che questa “striscia di cementificazione” avrebbe creato sull'ambiente circostante, criticarono aspramente il tutto. Altri recriminarono il non potenziamento del sistema ferroviario e diverse incongruenze legate al nuovo e grandioso tracciato automobilistico.

Descrivere l'abilità dell'ing. Fedele Cova - colui che portò a termine il progetto – ed il numero di maestranze che si susseguirono nella realizzazione di questa opera, enumerare le ore che le videro impegnate, i materiali  ed i mezzi adoperati o  l'elencare i dibattiti parlamentari, le polemiche ed i dettagli strutturali di “tutta” questa importante Autostrada, sarebbe tedioso.

Quello che interessa - in questa sede - è spendere invece due parole in riferimento al “2° Compartimento”, consistente nel tratto Bologna-Firenze, detto anche “Transappenninico” per ovvie ragioni geografiche. Ricordato dalle radio in quasi tutti i comunicati sul traffico in merito al “3° Tronco”: Pian del Voglio-Barberino del Mugello, chi abbandona il nostro “comprensorio” in direzione Bologna è interessato ad essere informato sulla situazione stradale all'altezza del Casello di Roncobilaccio - citato anche nella nota “Bomba o non Bomba” di Antonello Venditti - ridente località che si incontra poco dopo il confine regionale. Il vicino valico della Citerna - che con i suoi 726 m. s.l.m è il punto più elevato dell'A1 - é infatti associato spesso agli “incolonnamenti” causati dai banchi di nebbia d'autunno e alla neve e ghiaccio d'inverno.

Non volendo parlare delle vicende attuali e della Variante di Valico, ciò che colpisce di questa parte di “strada”, oltre all'ubertosa vegetazione boschiva, sono i famosi “Ponti”, interessanti opere ingegneristiche - definite da alcuni vere e proprie opere d'arte - messe in essere al fine di superare ed unire alcuni dislivelli caratteristici delle zone montane. Tra i vari viadotti bisogna elencare, per particolarità tecniche come: la lunghezza, l'altezza delle arcate, i materiali adoperati, etc. quelli del Setta, Sambro, Biscione, Poggettone e Pecora Vecchia.  Tra questi c'è anche quello dell'Aglio - il nome è dato dal torrente che gli scorre alla estremità - presso Barberino del Mugello. Progettato dall'ing. Guido Oberti (1907-2003), con la collaborazione degli ing. Gentilini e Romagnoli, è famoso - oltre che per la sua avveniristica struttura, 164 m. di luce  e 440 m di lunghezza -  per essere stato innalzato grazie alla predisposizione di una enorme centina in ferro che, dopo aver aiutato i “muratori” a compiere la  prima “volta”, è stata spostata per mezzo di un sistema di binari - al fine di risparmiare innumerevoli giornate di lavoro - per sostenere la gettata di cemento per l'altra arcata, ottenendo ottimi risultati, come certificarono i cinegiornali di allora: “Una impresa ardua, insolita, non priva di rischi, condotta a termine con felicissimo successo”. I lavori - a volte frenetici - durarono due anni, dagli inizi di giugno 1957 a metà settembre 1959. Fu un risultato spettacolare - si lavorò in alcuni momenti di giorno e di notte e in diverse condizioni climatiche - tanto che l'evento divenne oggetto di un film documentario: “Viadotto sull’Aglio” uscito nel 1960, con la regia di Carlo Nebiolo,  premiato in varie mostre cinematografiche.

Al sistema usato per armare il viadotto sull'Aglio si ispirò anche l'ing. Giulio Krall (1901-1971), il quale progettò  il ponte sul Gambellato e Merizzano.

Per la costruzione di questa struttura “sopraelevata” bisognerebbe ringraziare anche e soprattutto gli innumerevoli operai che presero parte ai faticosi “turni” nelle diverse e non clementi stagioni  proprie dell'Appennino - tra il '57 e il '58 ci fu un alto livello di piovosità - in un ambiente pericolosamente franoso, dove squadre di uomini di età disparata, di diverse località e dialetti, provenienti da varie ditte o dal circondario, si avvicendarono per portare a termine una moderna  via di comunicazione che avrebbe consentito agli italiani di essere meno distanti tra loro. Alcuni di questi lavoratori, partiti da lontano, si sposarono e misero famiglia in Mugello. Altri, purtroppo, persero la vita ed i loro nomi sono ricordati - tra i tanti caduti nella costruzione della grande Autostrada - all'interno della Michelucciana Chiesa di San Giovanni Battista, posta presso Firenze, tra lo svicolo tra A1 ed  A11, a metà strada tra Milano e Roma.

Lungo l'Autostrada  del Sole, date la difficoltà incontrate per la sua costruzione, oltre ai viadotti sono presenti numerose gallerie;  nel complesso, si tratta di un'opera tuttora rispettata dagli ingegneri internazionali.

Da quel 4 ottobre di cinquant'anni fa, dopo che il presidente Antonio Segni - a bordo della sua Lancia Flaminia 335 - la percorse tra i primi, un numero progressivo di “motori” hanno calcato quegli asfalti, muovendo la nostra realtà in maniera più moderna, competitiva e forse più agitata.......

Nelle foto: qui sopra  "1964, La Signora Bianca Milani e sua figlia Maria Grazia, ritratte davanti al nuovo panorama di parte dell'Appennino Tosco Emiliano,  caratterizzato dagli avveniristici ponti dell'Autostrada del Sole poco dopo la sua inaugurazione" (Foto Pier Tommaso Messeri). In alto: Il viadotto Aglio in un'immagine tratta dal sito internet di Rai Storia

 

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Commenti 12
  • parrocchettovolante

    Vi ho letto con interesse, grazie, e mi pare di avere capito dove stia l'inganno. I traguardi attuali alla luce dei fatti sono, il finire quando Dio vorr, e su questo la mente si pu sbizzarrire ad immaginarsi le pi svariate ragioni. E tutti gli ostacoli sono ammessi, onde finire quando Dio vorr. O sbaglio?? Comunque, tanto di cappello a qualsiasi livello per tutti quelli che hanno contribuito alla costruzione di un opera impegnativa in cos poco tempo.

    rispondi a parrocchettovolante
    gio 23 ottobre 2014 03:20
  • alberto chiarugi

    bello scritto, complimenti! prosa breve, giornalistica; brera ti farebbe tanto di cappello. interessantissimi i binari per la centica, occorre parlarne con il vinnovo non appena si svina. olio poco o punto, vino non male, almeno per adesso, diciamo sulla parola a presto allora, vieni con la flaminia 335, porta segni, quello vecchio alberto

    rispondi a alberto chiarugi
    gio 23 ottobre 2014 03:19
  • Vico

    Credo che siamo sempre meno le persone ancora in vita che hanno lavorato alla costruzione dell'Autostrada del Sole.Io ci lavoravo a 19 anni come geometra nel tratto Firenze -Roma.Posso affermare che il modo di affrontare i vari problemi era totalmente diverso da quello odierno. Il traguardo era,finire a tutti costi, nessuno ostacolo era ammesso.

    rispondi a Vico
    gio 23 ottobre 2014 09:10
  • P.Tommaso

    Grazie a tutti per i commenti, nonostante i piccoli inconvenienti tecnici - colpa mia, avevo inviato alla redazione il mio scritto in formato poco leggibile-ora risolti dal direttore di OK!Mugello Zeni, con estrema cortesia e competenza.

    rispondi a P.Tommaso
    mer 22 ottobre 2014 11:07
  • Marcella

    Marcella da LIEGI, BELGIO. Ho seguito il film dellAUTOSTRADA DEL SOLE dato sulla RAI... Questo film e questo articolo mi interessano molto perche mi riportano indietro di qualche diecina danni..quando andavo a salutare mio nonno Piero che stava lavorando su questa autostrada (eravamo in pieno estate ed il lavoro era molto duro) Grazie Pier Tommaso per il tuo pensiero

    rispondi a Marcella
    mer 22 ottobre 2014 11:04
  • Marcella

    Marcella, da Luigi, Belgio. Ho seguito il film dellAUTOSTRADA DEL SOLE dato sulla RAI... Questo film e questo articolo mi interessano molto perche mi riportano indietro di qualche diecina danni..quando andavo a salutare mio nonno Piero che stava lavorando su questa autostrada (eravamo in pieno estate ed il lavoro era molto duro) Grazie Pier Tommaso per il tuo pensiero

    rispondi a Marcella
    mer 22 ottobre 2014 11:01
  • parrocchettovolante

    Non capisco dove stia l'inganno, c' qualcuno che lo sa? Negli anni 50 fine XIX secolo con i mezzi di allora, le maestranze preposte alla costruzione del tracciato Autostrada A1 sembra marciassero alla media di 90/95 km di strada l'anno. Agli inizi del XX secolo, quant' che stanno ponzando sulla Variante di Valico? 60km di tracciato, dieci dodici anni. Per non parlare del raddoppio Firenze sud/Firenze nord, un agonia. Mi viene di pensare: aridateci la Democrazia Cristiana, se non altro qualche uomo o politico lungimirante e deciso ce lo ha dato.

    rispondi a parrocchettovolante
    mer 22 ottobre 2014 09:06
  • Rita

    Caro Tommaso ho letto con piacere questo articolo, non sono riuscita a vedere la trasmissione telesiva perch fuori casa, per cui ritornare con la mente a quella inagurazione del 1964, che ricordo bene pur essendo ancora bamina, mi emoziona un po'. Le tue parole, come sempre precise e puntuali si leggono tanto bene da sembrare parti di un romanzo. Vorrei osservare in merito al contenuto dell'articolo oltre alla grandiosit dell'opera che rimane ancora oggi un capolavoro di ingegneria , i tempi di realizzazione che nonostante le enormi difficolt sono irrisori rispetto a quelli odierni. Le difficollt occupazionali di allora purtroppo sono tornate attuali e se realizzazssimo anche una parte delle opere pubbliche programmate si potrebbe dare una buona mano alla riduzione della disoccupazione. Per quanto riguarda i viadotti e quello Aglio in particolare perch ogni volta che partiamo verso il nord ci ritroviamo alla Stazione di ser

    rispondi a Rita
    mer 22 ottobre 2014 08:59
  • Rita

    vizio Aglio, ogni volta che passo sopra non posso fare a meno di pensare a chi li ha costruiti con grande ammirazione Grazie per il gentile invio e complimenti per i tuoi accurati e linguisticamente perfetti lavori continua a scrivere e continua a farceli leggere. Con affetto

    rispondi a Rita
    mer 22 ottobre 2014 08:59
  • Leopoldo

    Grazie per questo articolo interessante e piacevole. Mi ha fatto tornare alla mente alcune delle tante storie sentite raccontare, fin da quando ero bambino, da mio nonno, oggi novantenne. A cavallo degli anni '50 e '60 andava spesso sui cantieri appenninici della A1, in veste di rappresentante della CEAT, per stipulare accordi di vendita di pneumatici per i mezzi di movimentazione terra. Da questi racconti si capisce che tutto era permeato da una grande voglia di riscossa dal male che aveva portato la guerra; una costante fissa che accompagnava la vita degli italiani verso la rinascita e che si manifestava nelle forme pi disparate, come nel caso dell'ingegno tecnico e della forza messi al servizio per la costruzione di queste incredibili opere per l'unificazione del paese. Praticamente l'opposto rispetto ad oggi, dove la maggior parte delle opere che si fanno vengono pensate esclusivamente in funzione del ritorno economico che pu deriva

    rispondi a Leopoldo
    mer 22 ottobre 2014 03:32
  • Leopoldo

    rne. Sembra retorica, ma dovremmo ascoltare pi storie come queste; ci farebbe senz'altro meglio!

    rispondi a Leopoldo
    mer 22 ottobre 2014 03:32
  • aldo

    Bravo Pier Tommaso, bravo a farci rivivere la storia, anche se in modo sintetico ma significativo, di un Italia lontana nel tempo e nello spazio,con tanta voglia di fare, grazie all'onest dei dirigenti e al sacrificio di tanti lavoratori. Sconta di oggi che rubano ancora il fumo alle candele!! Bellissima l'immagine della Signora e la bambina con sullo sfondo il famoso viadotto. Complimenti.

    rispondi a aldo
    mer 22 ottobre 2014 10:37