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La Fede in trincea, storie e fatti nella prima Guerra mondiale

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La Fede in trincea, storie e fatti nella prima Guerra mondiale La Fede in trincea, storie e fatti nella prima Guerra mondiale © n.c.
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La serata di Ronta raccontata a due voci. Si è tenuta domenica 14 giugno alle ore 18 al Circolo La Terrazza di Ronta,la Conferenza conclusiva della Mostra-Evento “Il Piave mormorò,1915:un Popolo in trincea ”. L'intervento è stato a cura di Pier Tommaso Messeri, storico e studioso di Storia locale, già noto per le sue ricerche e pubblicazioni su Filippo Pananti ( poeta ) e di Nicolò Santamarina,  parroco di Ronta, a sua volta apprezzato per la profondità di tanti suoi interventi. Dopo la presentazione di Patrizio Baggiani, al quale si deve l'organizzazione della serata, ha preso la parola Don Nicolò che ha tracciato un profilo della figura del cappellano militare,dalla nascita per volere di Cadorna, ai ruoli spesso drammatici che tale figura ha assunto durante la Guerra. Messeri ha successivamente illustrato la persona di Don Giulio Facibeni, dalla nascita agli studi e alla sua esperienza in guerra, così forte da far scaturire in lui al suo ritorno a Firenze la necessità di impostare la sua vita al servizio degli altri e in particolare agli orfani dei soldati caduti. Grazie a lui prese vita nel 1924 l'Opera della “Madonnina del Grappa”,ancora fortemente attiva. Altro personaggio affrontato da Messeri è stato Giosuè Borsi, scrittore livornese, anch'esso protagonista di una vera e propria metamorfosi che lo portò,dopo una giovinezza estremamente anticlericale e agnostica, a intravedere il modo ideale del sacrificio sul campo. Si prodigò coi soldati più giovani, spesso poco istruiti e da loro fu benvoluto. Pochi giorni prima della fine aveva scritto alla madre: « Tutto dunque mi è propizio, tutto mi arride per fare una morte fausta e bella, il tempo, il luogo, la stagione, l'occasione, l'età. Non potrei meglio coronare la mia vita ... » Nel corso della Conferenza poi sono emersi personaggi di spicco come Angelo Giuseppe Roncalli (futuro Papa Giovanni XXIII) e lo stesso Padre Pio da Pietrelcina. Il pubblico presente, dopo l'accurata esposizione dei due relatori è intervenuto con domande e riflessioni, evidenziando così l'effettivo interesse suscitato dalle tematiche affrontate. Al termine, nel Piazzale del Circolo si è tenuto un ricco buffet che ha accompagnato gli intervenuti fino allo Spettacolo serale a cura del Teatro Idea. Marilisa Cantini Ospitiamo ora volentieri uno scritto sul tema a cura dello stesso Pier Tommaso Messeri:

Dopo tre settimane di eventi rievocativi sulla Grande Guerra, alle ventuno di domenica 14, a Ronta, presso i simpatici ambienti del circolo “La Terrazza”, si è svolto l'atto conclusivo del ricco programma storico messo in essere in occasione del “100° Anniversario della Prima Guerra Mondiale (1915/1918)”. Nel piazzale antistante il circolo rontese, il “Teatro Idea di Borgo San Lorenzo” ha strutturato e interpretato: “Dalla Guerra: parole e musica”. Il regista Vieri Chini assieme a Daniela Pini, Giancarlo Baldi, Gloria Barbati, Maria Paola Palli e Lorenzina Baldi, si sono prodigati con sentimento e trasporto - e questo mi sembra già ammirevole, visti i “chiari di luna” ai quali continuamente assistiamo - nella lettura di alcune lettere, scritte ormai cent'anni or sono da semplici soldati (uomini come noi) operanti in un fronte bellico lontano e tremendo, alle famiglie lontane. Parole ricche di significati, magistralmente accompagnate al pianoforte dall'infaticabile maestria della Prof. Marilisa Cantini e dalla bella voce di Andrea Baluganti. Nonostante l'umido calar della sera ed il passaggio di nuvole minacciose, al Circolo Parrocchiale di Ronta gli spettatori hanno potuto assistere ad un qualcosa che sicuramente travalica una semplice rappresentazione teatrale. Al centro della scena, la semplicità di una seggiola su cui un Tricolore faceva da sostegno ad un pennuto cappello degli Alpini, simboleggiava muta quello che veniva “proferito” attorno. Sullo sfondo, dei cartelloni montati dall'appassionato e dinamico Patrizio Baggiani, su cui erano affisse le biografie dei morti rontesi durante la Grande Guerra, oggetto di una importante pubblicazione fatta a suo tempo dall'erudito Luigi Andreani - ormai introvabile, le cui fotocopie sono state gentilmente offerte da nostro Aldo Giovannini, archivio vivente e non immemore della sua terra - facevano bella mostra di sè. Gli attori, dicevamo, con voci frementi sono riusciti, in quell'atmosfera, ad esprimere con rispetto e dignità stati d'animo che le moderne generazioni non possono neanche lontanamente immaginare. Tra gli spettatori, compiaciuti di quello a cui assistevano, ho notato quattro ragazzine che, interessate dalla situazione creatasi, dopo aver abbandonato gli amici impegnati in  “costruttivi” giochi di carte, si sono sedute ad ascoltare. Ecco, il senso di quello che si voleva dare a queste ricorrenze penso sia questo. Avvicinare i giovani - anche se casualmente e pochi - a riflettere su eventi che la nostra età, smemorata, tenta di cancellare. In questo clima  di ricordo, a conclusione di conferenze, mostre e spettacoli così coinvolgenti, dove - è bene sottolinearlo - si deve un sentito ringraziamento soprattutto ai numerosi volontari che si sono prodigati per la causa, oltre che ai relatori e chiaramente al Comune di Borgo S. Lorenzo che ha messo a disposizione spazi ed altro, una sola “stecca”... l'assenza di qualche rappresentante delle Istituzioni che dicesse agli astanti una sola parola, ritengo doverosa, da parte di chi voglia amministrare la Cosa Pubblica: <<La Memoria è patrimonio dell'intelligenza e quindi va ricercata>>. Sapendo d'interpretare il pensiero di tutti i nostri governanti, a maggior modo di quelli a livello nazionale, sono convinto che apparirà come una frase scontata. Prima di questo bellissimo spettacolo, mi si è avvicinato un distinto ed educato signore, rontese di adozione, il quale, con signorilità mi ha risegnalato ciò che da anni scrivo su questa testata: “L'attuale stato vergognoso e fatiscente del Monumento ai Caduti della Grande Guerra di Pulicciano”. Il signore in questione, quasi commuovendosi, mostrando rispetto per il suo nuovo paese, mi ha anche espresso un pensiero che dovrebbe far riflettere. Ossia che anche un Monumento ormai tenuto in balia di rovi, rifiuti e fango potrebbe essere un simbolo. Si, il simbolo della generazione del 2015, che con  un click “condivide” curiosità esotiche su internet e lascia alle ortiche i nomi di chi ci ha dato una Storia.

 

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Commenti 1
  • Marilisa

    Bellissime le parole di PierTommaso Messeri.Ha saputo cogliere il significato profondo di quanto proposto domenica scorsa a Ronta.La traccia lasciata negli animi di quanti erano la',che rimarra' per sempre.Grazie. MARILISA

    rispondi a Marilisa
    mer 17 giugno 2015 05:46