Nei giorni in cui in Emilia Romagna si aprono gli ombrelloni della Riviera e nell'entroterra si spala ancora il fango si discute sui fondi del Pnrr e se è possibile dirottare delle risorse sulla regione ferita.
Di certo è che il Pnrr prevede 2,49 miliardi di euro per interventi contro il dissesto idrogologico e di questi 1,15 sono già stati assegnati senza l'animo ferito dal recente evento calamitoso dell'Emilia Romagna.
Il Pnrr prevedeva anche una riforma volta ad ovviare alla mancanza di una politica nazionale dedicata alla prevenzione.
Questo il tema dei temi vorremmo aggiungere a rimarcare quanto l'azione fondamentale della protezione civile non sia operare in emergenza e nel post emergenza, ma lavorare nel silenzio della quotidianità affinché certi eventi non avvengano o possano essere limitati negli effetti devastanti.
Ad oggi di certo sappiamo che è la Lombardia la regione che riceve più risorse Pnrr contro il dissesto idrogeologico. Seguono proprio l'Emilia Romagna e la Sicilia, ma qui abbiamo dei dubbi che ci piacerebbe qualcuno ci chiarisse.
Siamo andati a rileggerci i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che pubblica periodicamente una serie di statistiche sul dissesto idrogeologico nel nostro Paese e l’edizione più recente quella del 2021 ci raffigura una realtà un po' diversa.
Il report che prende in analisi il rischio alluvioni in base a tre scenari di probabilità: elevata, media e bassa probabilità di alluvioni ci rappresenta (ed approfondiremo poi in altro articolo sui milioni di persone che vivono in area allagabile nel nostro paese e su quanto territorio nazionale sia così fragile) che è la Calabria la regione con la quota più grande di territorio a elevata probabilità di alluvione (17,1 %), seguita guarda caso dall’Emilia Romagna (11,6 %) e dal Veneto (10 %).
L’Emilia-Romagna (45,6 per cento) è prima tra le regioni con la percentuale di territorio con la probabilità di alluvione media, davanti a Calabria (17,2 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (14,6 per cento).
Dunque è vero che, se si considera solo il rischio di allagamento dopo le alluvioni, l’Emilia-Romagna è la regione con il rischio maggiore.
Per quanto riguarda le frane, Ispra classifica le zone del Paese in cinque aree: quelle con pericolosità molto elevata, elevata, media e moderata, e le “aree di attenzione”, dove ci sono possibili situazioni di dissesto a cui non è ancora stata associata una classe di pericolosità.
In Valle d’Aosta l’82% del territorio è classificato con pericolosità molto elevata o elevata da frana, mentre la seconda regione più a rischio è la Campania (19,4 %), seguita da Toscana e Molise (16 %). La pericolosità media o moderata coinvolge invece il 44 per cento del territorio della Liguria, il 31 per cento di quello della Toscana e intorno al 20 per cento di quelle del Trentino-Alto Adige, Sardegna e Campania.
I progetti finanziati in Emilia Romagna sono ben 222 per un valore complessivo di 97 milioni di euro e le province che ne beneficeranno sono Parma, Modena e Reggio Emilia.
Alla luce delle drammatiche vicende che hanno colpito l’Emilia Romagna nelle ultime settimane, da più parti è arrivata la richiesta di destinare una parte dei fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla ricostruzione.
Occorre precisare però che uno specifico investimento per la riduzione del rischio idrogeologico è già presente nel piano e che parte dei fondi previsti è già stata assegnata.
1,15 miliardi euro i fondi del Pnrr già assegnati per la ricostruzione di infrastrutture danneggiate a causa di frane e alluvioni precedenti.
Discorso diverso riguarda gli interventi finalizzati alla messa in sicurezza, al monitoraggio e alla prevenzione. Questi fondi infatti, pari a circa 1,29 miliardi, devono ancora essere assegnati, anche se il processo di selezione dei progetti è già partito.
In attesa della proposta di revisione complessiva del piano, promessa dal governo entro agosto, sono queste le risorse che potenzialmente potrebbero essere reindirizzate alla ricostruzione. Tuttavia va detto che i fondi Pnrr hanno una destinazione precisa, legata a misure specifiche e la possibilità di dirottarli su interventi diversi non è così scontata.
Complessivamente l'investimento Pnrr che prevede interventi per la gestione del rischio idrogeologico ammonta a 2,49 miliardi di euro.
In generale l’investimento punta a rafforzare le misure di prevenzione attraverso un programma di azioni strutturali e non.
Le risorse stanziate sono destinate a progetti per ridurre il rischio di alluvioni e frane, mettendo in sicurezza i territori con interventi di riqualificazione, monitoraggio e prevenzione.
1,3% le risorse Pnrr dedicate al dissesto idrogeologico rispetto al totale.
Tale investimento poi si suddivide in 2 sotto-misure. La linea A di competenza del ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, prevede interventi nelle aree più a rischio con l’obiettivo di portare in sicurezza 1,5 milioni di cittadini. La linea B invece, a cui abbiamo già accennato, è di competenza della protezione civile e prevede finanziamenti per il ripristino delle infrastrutture danneggiate da eventi calamitosi già verificatisi. Tale intervento assorbe 1,2 miliardi dell’investimento totale (il 48,2% circa).