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Flash-mob a Firenze per denunciare la condizione dei palestinesi

Secondo gli organizzatori, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza ogni spostamento è soggetto ad autorizzazioni...

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via il Console di Israele via il Console di Israele © Per la Palestina Firenze
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Questa mattina, alcuni attivisti del gruppo Firenze per la Palestina hanno realizzato un flash-mob simbolico davanti all’Erta Canina, sede del Consolato Onorario di Israele, lungo viale Galileo a Firenze. L’iniziativa ha previsto la costruzione di un check-point provvisorio, composto da scatole di cartone e reticoli di plastica, con l’obiettivo di sensibilizzare i passanti sulle difficili condizioni di vita della popolazione palestinese nei territori occupati.

Secondo gli organizzatori, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza ogni spostamento è soggetto ad autorizzazioni israeliane, creando di fatto una situazione di “prigione a cielo aperto” per intere generazioni di giovani. A supporto di questa denuncia, sono stati esposti due striscioni: il primo recitava “Vi garberebbe vivere rinchiusi da un muro o da un reticolato e non poter uscire senza il permesso di Israele?”, diretto sia ai passanti sia al Console Onorario; il secondo, “Via il Console di Israele dalla Fondazione Meyer”, faceva riferimento alla controversa posizione del Console Onorario come Presidente della Fondazione che sostiene l’Ospedale Pediatrico fiorentino, nonostante sia sotto processo per genocidio.

Gli attivisti hanno criticato l’atteggiamento delle istituzioni regionali, sottolineando come la promessa del Presidente Giani di non rinnovare la nomina alla scadenza naturale non sia sufficiente di fronte alla gravità dei fatti. Il gruppo ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una presa di posizione ferma della Toscana, che ha già accolto bambini palestinesi bisognosi di cure al Meyer, per condannare il genocidio e rimuovere figure ritenute inopportune.

Al termine del flash-mob, alcune scatole di cartone sono rimaste sul posto come simbolo della persistenza della condizione dei palestinesi, a testimonianza che, benché l’azione fosse conclusa, la situazione denunciata continua a essere drammatica e urgente.

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