Il mostro fiorentino © facebook
Com’era facilmente prevedibile, appena la Firenze sonnacchiosa del Ferragosto si è accorta dell’orrore della sopraelevazione del nuovo edificio sorto là dove un tempo c’era la cultura con la C maiuscola – il Teatro Comunale – è partito lo scaricabarile delle responsabilità.
Chi non c’era, chi se c’era non ha visto, chi non ha firmato ma, se l’ha fatto, lo ha fatto con l’inchiostro simpatico.
Insomma, tutti oggi prendono le distanze da quell’obbrobrio chiamato “nuovo complesso di esclusive suite extralusso” (naturalmente travestite da studentato), gestite da Starhotels.
La prima a sfilarsi è l’attuale sindaca Sara Funaro.
“La sindaca è finita in un vicolo cieco, donde la sua risposta lacunosa, troppo evasiva, quasi balbettata ai giornalisti. Un sindaco, sempre e comunque, dovrebbe saper spiegare e anche difendere le scelte della sua amministrazione, sebbene in questo caso si tratti della precedente.”
Così i consiglieri comunali Eike Schmidt, Paolo Bambagioni e Massimo Sabatini della Lista civica Eike Schmidt.
Le palle di neve, come si sa, scendendo a valle diventano valanghe. E questa vicenda non fa eccezione, specie dopo l’intervista rilasciata a La Nazione dall’architetta Fulvia Zeuli, ripresa anche da Massimo Torelli di “Salviamo Firenze per viverla”.
“Spero che la procura legga i giornali e abbia letto l’intervista e approfondisca quello che emerge. Riunioni fiume e pressioni insostenibili.
Se l’ha letto penso proprio che non possa non indagare. Intanto il Comune renda pubblici tutti i pareri e le deliberazioni: le sue, quelle della commissione paesaggistica e quelle della soprintendenza.
La domanda che ci facciamo non è se hanno avuto le autorizzazioni, ma come ciò sia stato possibile. Oggi abbiamo iniziato a capire. Chiediamo inoltre che la dirigente regina di ogni scelta, parlo dell’architetta Fanfani, spieghi come mai i grandi gruppi come Hines qui tutto possono e come ha agito sulla vicenda.”
La domanda che tutti si pongono è una sola: com’è stato possibile concedere i permessi per costruire un simile palazzo nel salotto buono della città?
I primi embrioni del progetto di riconversione risalgono al 2014, quando furono concessi i via libera da Regione, Soprintendenza, Città metropolitana e Comune.
In una relazione urbanistica si leggeva che “il progetto s’inserisce organicamente nel tessuto esistente, reinterpretando i caratteri morfologici ottocenteschi, garantendo qualità architettonica e, nonostante la notevole consistenza volumetrica, prevedendo una armonica articolazione tra spazi aperti e costruito…”.
Peccato che, oggi, più che armonia sembri stonatura.
La cronistoria di uno scempio
A noi il giochetto dello scaricabarile non piace: proviamo quindi a rimettere insieme i pezzi della vicenda che, sotto quattro amministrazioni tutte rigorosamente Dem (Domenici, Renzi, Nardella, Funaro), ha condotto al disastro odierno.
Sul Corriere Fiorentino si prova a fare domande semplici:
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Perché si decide di dismettere il teatro e avviare una nuova esorbitante costruzione?
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Perché non si riesce ad alienare l’edificio e si ricorre alla Cassa Depositi e Prestiti, cioè allo Stato?
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Quali sono stati i patti sottesi alla vendita?
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Quale plusvalore (o minusvalore) nella successiva vendita ai privati?
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Quali patti hanno accompagnato questa ulteriore alienazione del patrimonio pubblico?
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Quale successione di atti, pareri, perizie hanno visto all’opera i vari soggetti pubblici e privati?
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Quali responsabilità vanno evidenziate nella costruzione e gestione del nuovo teatro, e come queste si intrecciano con la nuova edificazione di Corso Italia?
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Perché le nuove unità sono state escluse dalla normativa sugli affitti brevi?
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Con quali motivazioni tecniche, paesaggistiche ed estetiche gli enti hanno approvato il progetto, quando perfino le pensiline del tram vengono giudicate indecorose?
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(Domanda solo per gli amanti della fantascienza): cosa sarebbe successo se su tutto ciò avesse vigilato la Procura di Milano?
Noi non abbiamo tutte le risposte – forse potrà darle la Procura della Repubblica – ma una cronistoria breve sì.
Cronistoria sintetica
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2008 – Leonardo Domenici: inserisce l’ex Teatro Comunale tra i beni alienabili.
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2011–2013 – Matteo Renzi: dopo tre aste deserte (base d’asta 44 milioni), vende a Cassa Depositi e Prestiti per 23,4 milioni.
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2014 – Chiusura: il teatro viene abbandonato, dopo l’inaugurazione del nuovo Teatro del Maggio.
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2018 – Dario Nardella: approva il piano urbanistico che consente demolizione/ricostruzione a uso residenziale (95% privato, 5% servizi).
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2020 – Blue Noble & Hines: l’edificio passa alla joint venture con Starhotels.
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2021–2022 – Demolizione: via quasi tutto, resta solo la facciata storica.
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2023–2025 – Ricostruzione: nascono 160 appartamenti extralusso, con tanto di palestra e parcheggi.


