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Consultorio di Borgo San Lorenzo, via anche l’ecografo: cresce la preoccupazione per la salute delle donne in Mugello

Strumento trasferito a Ponte a Niccheri: ridotte le prestazioni ginecologiche e a rischio anche l’IVG farmacologica. Le donne del territorio: “Un depotenziament

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Ecografo (immagine di repertorio) Ecografo (immagine di repertorio) © nc
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Dopo il trasferimento delle ecografie in gravidanza dall’ambulatorio consultoriale di Borgo San Lorenzo all’ospedale del Mugello, arriva ora un nuovo e pesante colpo alla sanità territoriale e in particolare ai servizi per la salute delle donne. È infatti notizia di questi giorni che l’ecografo in dotazione al consultorio è stato spostato, non solo fuori sede, ma addirittura fuori dal territorio del Mugello, per essere trasferito all’ospedale di Ponte a Niccheri, nel Comune di Bagno a Ripoli.

Una decisione che – denunciano le donne del territorio – peggiora sensibilmente la qualità e l’accessibilità dei servizi, costringendo molte a spostamenti lunghi e difficoltosi per visite e controlli essenziali. L’ecografo veniva infatti utilizzato regolarmente, oltre che per le ecografie ostetriche del giovedì, anche per l’attività ginecologica quotidiana: visite, diagnosi, controlli e, soprattutto, per la gestione dell’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, prevista in sede consultoriale secondo i piani iniziali.

A sostituirlo – spiegano le cittadine coinvolte – un apparecchio tecnologicamente inferiore, che non garantisce le stesse prestazioni. “Abbiamo perso due volte – affermano –: prima l’attività territoriale trasferita in ospedale, ora lo strumento stesso che era stato assegnato al nostro consultorio, destinato a un altro territorio”.

L’interrogativo è chiaro e urgente: quale strategia sta seguendo la politica sanitaria nel Mugello? Perché privare un’area già periferica di strumenti essenziali, invece di potenziare servizi e strutture sul territorio? A queste domande, l’ASL non ha ancora dato risposta. E a rendere ancora più grave la situazione, c’è il fatto che tutto ciò sarebbe avvenuto nel silenzio più totale, senza informare né le istituzioni locali né la cittadinanza.

“Spostare arbitrariamente strumenti dedicati – concludono – significa contribuire allo smantellamento progressivo dell’attività consultoriale. E questo non possiamo permetterlo.”

Il tutto, mentre si parla di partecipazione e riorganizzazione della sanità territoriale in vista della prossima apertura della Casa di Comunità: “Se questo è l’inizio, non promette nulla di buono”.

Le cittadine e i gruppi attivi sul territorio promettono vigilanza, opposizione e mobilitazione, in tutte le forme ritenute più efficaci, “sempre con l’intento di difendere i servizi sanitari pubblici, in particolare quelli fondamentali per la salute delle donne del Mugello”.

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