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L'albericidio di viale Giannotti era previsto, come il resto della mattanza verde

Alcune riflessioni dopo la mattanza verde. Mentre la Sindaca si vanta sui social dei 1.800 alberi piantati dall’inizio del mandato, a Gavinana le motoseghe.....

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L'inizio della mattanza in viale Giannotti L'inizio della mattanza in viale Giannotti © Ok!News24
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Anche a Gavinana il verde cede il passo all’asfalto, in un agosto che sa di vecchie tattiche: colpire quando la città è distratta.
Con una puntualità imbarazzante — pochi giorni dopo che, sul suo profilo social, la Sindaca si è vantata pubblicamente di aver piantato 1.800 alberi dall’inizio del mandato, dimenticandosi però di dire quanti ne abbia abbattuti per far posto al treno-tram — ecco che le motoseghe di Palazzo Vecchio tornano in azione nel Quartiere 3.

Per evitare le proteste dei fiorentini brontoloni e bofonchiosi, come già accaduto lo scorso anno per il parco dell’Albereta, il killericidio verde si consuma in pieno agosto.
La scusa? Il minor traffico. Peccato che a Palazzo Vecchio sembrino gli unici a non essersi accorti che gli italiani non partono più in massa in questo mese.

Così, ieri mattina, le motoseghe sono entrate in azione piazza Gavinana e, nel giro di poche ore, hanno compiuto un pluriomicidio verde: la zona è rimasta senza alberi e senza ombra, proprio in una giornata di caldo soffocante.

Gavinana ha avuto un brusco déjà-vu, come già accaduto qualche mese fa in piazza Elia della Costa, quando caddero una decina di alberi.
Il passaggio dei 7,2 km di treno-tram verso Bagno a Ripoli e lo "spazio per le fermate" sta richiedendo, costantemente, il sacrificio del verde.

Il tutto era scritto nero su bianco nelle planimetrie dei lavori, online e disponibili a tutti fin dal 2019 sul sito del comune di Firenze.
Anzi, a dirla tutta, rispetto al progetto originale sono solo “sparite” le croci rosse che indicavano quali alberi sarebbero stati abbattuti per evitare una conta precisa. Non un dettaglio da poco. E allora — mi chiedo — perché sorprendersi solo adesso, quando i giganti verdi sono già stati falciati?

Da allora sono passate due campagne amministrative e una regionale, e il tempo per dire no a questo progetto scellerato — che, ricordiamolo, ci costa la bellezza di 350 milioni di euro — c’era eccome.
E no, non regge la scusa che “questa amministrazione è stata eletta solo da un terzo dei fiorentini”. Perché chi rinuncia al sacrosanto diritto di voto, per cui i nostri nonni e bisnonni hanno versato sangue, a mio avviso non è nemmeno degno di lamentarsi: né prima, né dopo.

Da Palazzo Vecchio, dall’alto della loro arroganza, ci osservano e sorridono. E ci prendono pure per il naso, come quando ci raccontano che sia “pratica normale” posare i binari, incatramarli per fare lavori sul marciapiede, e poi riscatramare… come se ciò non significasse triplicare i costi di manodopera, macchinari, materiali e tutto il resto.
Anzi, vi dirò di più: ci fanno capire, a noi delle redazioni che li critichiamo per questa approssimazione e mancanza di programmazione basica, che non va bene che lo scriviamo e che loro sono il Verbo e noi tutti una “manica di coglioni”.

E in parte hanno ragione: se noi, da babbei, ci accorgiamo della stalla aperta solo dopo che i buoi sono scappati, permettiamo loro di continuare a raccontarci la favoletta “green”.
Una storiella buona solo per pulire la coscienza dei finti ambientalisti che non senza imbarazzo governano con loro e che, sull’attuale albericidio, mantengono un silenzio stampa assordante.


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