Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni © Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni
In vista delle elezioni regionali, il dibattito sulla gestione dell’acqua torna al centro della scena politica toscana. La Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni denuncia come il tema rischi di essere ridotto a uno slogan funzionale alla costruzione del cosiddetto “campo largo”, mentre le scelte compiute dal Partito Democratico negli ultimi anni andrebbero in direzione opposta rispetto alla promessa di una futura pubblicizzazione del servizio idrico.
Il nodo centrale è rappresentato dalla nascita della Multiutility Plures, voluta dal PD, che secondo i critici avrebbe avviato un processo di finanziarizzazione dei servizi pubblici essenziali, trasformandoli di fatto in strumenti di profitto. La stessa Autorità Idrica Toscana ha deliberato che, nella Conferenza Territoriale 3, il servizio idrico oggi gestito da Publiacqua sarà affidato tramite gara a una società mista, consolidando un modello privatistico.
Secondo la Rete, parlare di “acqua pubblica” implica ben altro: una gestione interamente pubblica, priva di scopo di lucro, controllata direttamente dai Comuni soci, con un governo democratico e partecipato, garantendo massima trasparenza e la destinazione integrale delle risorse al servizio e ai cittadini. Tali principi, si sostiene, sono incompatibili con il modello Multiutility.
Il documento solleva quindi un interrogativo cruciale: il presidente Eugenio Giani sarà in grado di mantenere l’impegno dichiarato per una gestione realmente pubblica dell’acqua? E, soprattutto, i partiti della coalizione sapranno tradurre nelle loro piattaforme programmatiche proposte coerenti, evitando slogan vuoti e posizioni ambigue? Per i promotori della battaglia contro la Multiutility, la coerenza su questi valori non è negoziabile e rappresenta una condizione indispensabile di credibilità politica.


