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Anziani in Rsa: Il silenzio degli Innocenti. Una lettera in redazione

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Una lettera in redazione: “Il silenzio degli innocenti". Esiste un mondo sommerso dimenticato, un mondo che è la nostra memoria, un mondo che è la nostra guida, I Nonni. Specialmente quelli che per vari motivi vivono all’interno delle RSA e che a causa del covid 19 sono stati reclusi dal 4 marzo 2020. Per loro non è mai seguita una fase 2 generando così un vuoto incolmabile di affetti, sorrisi, volti a loro cari.

Con strutture che hanno dato possibilità di vedere i propri cari a giugno una mezz’ora una o due volte la settimana, strutture che forse potevano sfruttando anche spazi esterni come grandi giardini permettere visite più ravvicinate. A questi nonni che sono anche madri e padri è stato sottratto il sorriso, il viso dei propri figli dei nipotini è come avere interrotto le cure, perché la solitudine pesante , alienante , il non vedere più nessuno fa si che molti di loro si lascino morire, sono depressi, frustrati; in una situazione così incerta forse vedere il volto del loro caro anche se distanti o divisi da un vetro darà loro la sensazione di esistere ancora.

Forse il covid 19 è stato usato impropriamente? Difendiamoli sì, ma non RECLUSI meno parenti, meno occhi che guardano, meno problemi? Fateci vedere le nostre madri i nostri padri anche per noi che siamo all’esterno non è semplice non vederli non poterli abbracciare o baciare per tutto quello che ci hanno dato sono persone fragili si ma persone. A tutti quelli che vivono in rsa manca di vedere i propri nipoti e i nipoti dimenticheranno i Nonni ormai reclusi da marzo? Veramente tanto troppo tempo senza un sorriso, un volto conosciuto , la continuità della loro vita.

Ringraziando tutti quelli che lavorano presso le Rsa, sicuramente in condizione di difficoltà sia per stipendi, per carichi di lavoro pesanti, ma da parte di queste strutture il mantra è sempre lo stesso “Manca personale”

Forse qualcosa si può fare...
M.B.

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Commenti 1
  • Mugelli Giampiero

    Vecchi lo diventiamo se abbiamo la fortuna o la sfortuna di vivere per molto, tutti nessuno escluso. Sono gli ultimi cento metri della vita. Al vecchio non fa paura la morte; ma la solitudine, l'abbandono, l'indifferenza nei suoi confronti; si intristisce, si isola se non considerato . Un vecchio non ha bisogno di vacanze , pranzi o un'auto nuova; ma di un gesto d'amore, una carezza, un sorriso; isolarlo vuol dire condannarlo a morte e questa vergognosa società i nostri vecchi li condanna a morire non solo di Covid, ma pure abbandonati dagli affetti delle loro persone care nelle RSA

    rispondi a Mugelli Giampiero
    gio 5 novembre 2020 09:38