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Un Mugellano con il basso (e la musica) nel sangue: Intervista a Lorenzo Consigli..

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 A partire dalle prime esibizioni dal vivo durante le feste mugellane degli anni ’90, su su fino all’apertura di concerti di artisti del calibro di Subsonica, Max Gazzé e Carmen Consoli e a diventare il bassista di Matteo Becucci, la strada è stata lunga e impegnativa ma ricca di scoperte e soddisfazioni per Lorenzo Consigli, musicista mugellano doc, bassista, insegnante di musica e direttore didattico di Music Valley. Oggi, a poco tempo dalla pubblicazione dei suoi primi due CD, ci racconta in questa intervista la sua passione per l’arte dei suoni e del ritmo.

OK : Sono da poco usciti due nuovi CD in cui hai collaborato rispettivamente come bassista e contrabassista: “I’ll be waiting” di Paolo Amulfi (Drycastlerecords) e “More than one world” di Daphnée Lupi. Come ci presenti questi due progetti?

LC : “Quello del chitarrista Paolo Amulfi è un CD dal sapore rock anni ’70, un disco ricco, pieno di citazioni, che strizza l’occhio ai Cream e a Jimi Hendrix, un disco nel quale ho suonato insieme a un altro mugellano alla batteria, Giuseppe “Pepe” Bonanno, e ad Alessandro Lollobrigida alla voce.
Quello di Daphnée Lupi, invece, è un disco in stile glam-rock anni ’90, più melodico e con uno stile inglese e americano insieme, benché Daphnée sia in realtà una cantautrice italo-belga. Qui il gruppo che l’accompagna sono i F.R.O.G., di cui faccio parte insieme a Vanni Breschi alla batteria e ad Andrea Ruffini alla chitarra.”

OK : Qual è il genere musicale più affine alle tue corde e quali sono i musicisti che più t’ispirano?

LC : “A dirti la verità, non ho un genere musicale preferito, ma ho un genere che proprio non sopporto: la musica latina. Non so perché... è che non mi risuona, ecco.
Per quanto riguarda i musicisti che hanno influenzato il mio percorso musicale, sono cresciuto con i gruppi dell’ondata rock degli anni ’90: Guns’n Roses, Pearl Jam, ma anche Metallica e via dicendo. Allo stesso tempo, però, amo Peter Gabriel e adoro la musica da meditazione - penso, per esempio, alla musica tibetana -, dove posso ‘sperimentare’ e sentirmi a casa in quegli spazi interiori creati dalla musica che sono un tempio sacro per me.”

OK : Com’è nata la tua passione per la musica? Qual è stato il tuo primo incontro con uno strumento? C’è stata forse un’occasione particolare o una persona speciale che ha segnato il tuo cammino di musicista?
LC : “Io ho iniziato a suonare tardissimo, a 17 anni, non prima. Mi divertivo a ‘canticchiare’ con gli amici, con Luca Fanti e con il mio vecchio amico Valerio Lelmi. Fu proprio Valerio a suggerirmi di comprare il mio primo basso: lo vendeva suo cugino, colsi l’occasione e di lì a poco iniziammo a suonare insieme. Da quell’esperienza mi resi conto di voler andare avanti per conoscere meglio e più a fondo questo strumento.”

OK : Come bassista professionista, qual è il legame con il tuo strumento e cosa rappresenta per te?
LC : “Il mio primo basso semi-acustico, quello di cui ti ho appena raccontato, l’ho restaurato un paio di anni fa ed ora lo tengo in casa, come oggetto d'arredamento. Del resto c’è un rischio, cioè il fatto che la smania di volerne sapere sempre di più sul tuo strumento, ti porti alla fine a relegarlo semplicemente a ciò che è: uno strumento, appunto. Quel che ha valore, voglio dire, sei tu che vai avanti per imparare la materia, solo quello ha importanza. Gli strumenti, invece, vanno e vengono. Poi, è pure vero che con il ‘cinque corde’ che mi hanno regalato i miei genitori per il diploma, per esempio, ho anche un legame affettivo, così come con il ‘Precision’ del '77, che è un strumento incedibile...”

OK : Qual è stato il tuo percorso musicale fino ad oggi? Quali sono state le difficoltà e quali le soddisfazioni?
LC : “Come ti ho detto, non ho avuto un percorso lineare, nel senso che ho iniziato tardi a studiare musica e non ho fatto il ‘tradizionale’ Conservatorio, ma un Accademia Musicale, la Lizard di Fiesole. Sicuramente, trovarsi a studiare in tarda età è stata una bella difficoltà, che ho superato solo perché avevo voglia di far bene quel che facevo.”

OK : A quali progetti stai collaborando attualmente, oltre a quelli già menzionati?
LC : “Al momento, ho un sacco di attività, delle più disparate: dai dj set dove suono il basso dal vivo, alle serate ‘live’ per privati.
Inoltre, stiamo lavorando a un nuovo progetto di rock progressivo strumentale tutto mugellano, che si chiama “Elephant Rumble”, con Gabriele Rossi, Giacomo “Pachi” Morandi alle chitarre e Lorenzo “Jason” Gallinelli alla batteria. Insieme facciamo delle musiche che potrei definire come... ‘colonne sonore per film incredibili’!”

OK : Oggigiorno quali sono secondo te le maggiori difficoltà per chi lavora nel mondo della musica e quali, invece, le opportunità che possono offrire i nuovi mezzi di comunicazione digitali e i social media?
LC : “La difficoltà principale per chi lavora nel mondo della musica oggi è il fatto che in Italia questo non è considerato un “lavoro”. In questo senso, gli unici che se lo possono permettere sono quelli che riescono a smuovere migliaia e migliaia di persone, ma in tal caso difficilmente si tratta di arte, perché così la musica viene costruita solo in base a ciò che meglio funziona a livello commerciale.
Il problema ancora più grosso, però, è che tutto questo sistema non viene avvertito come tale dal pubblico, ma solo da chi c’è dentro. Il pubblico difficilmente si chiede dove nasce la composizione, quanto lavoro c’è dietro e tanto meno si sforza di provare a conoscere linguaggi diversi da quelli più esposti.
Quel che oggi, invece, possiamo fare è cercare di far conoscere il proprio lavoro attraverso i social network e il web, essere sempre ‘sul pezzo’ e al passo con la continua espansione tecnologica, che fortunatamente agevola anche i costi stessi di produzione. Solo dieci anni fa, se ci si pensa, le cifre per la registrazione di un disco erano nettamente superiori a oggi...”

OK : Infine, ti proponiamo una domanda molto cara a noi di OK!Mugello: considerando il binomio Musica & Mugello, qual è secondo te la relazione che intercorre tra i due? Quali sono i nostri punti di forza e quali le nostre debolezze?
LC : “La nostra debolezza, dal mio punto di vista, è la separazione e il campanilismo che ci portiamo dentro. Sarebbe l’ora di toglierselo di dosso, non possiamo più continuare a limitarci in questi schemi, anche musicalmente parlando: a Scarperia si fa il folk, a San Piero si fa i DJ’s, a Borgo si fa un po’ di rock, a Vicchio il funk e a Dicomano la new wave dark... Non ha più senso, dovremmo provare a liberarci da tutto questo!
La nostra forza, invece, potrebbe essere proprio una virata verso un obiettivo comune, un unirsi per porsi diversamente davanti alle diverse possibilità di fare musica insieme, davanti all’Europa e ai fondi concessi alla cultura, tanto per fare un esempio...
Un altra contraddizione del Mugello è il fatto che, a fronte dei tanti musicisti che ci sono, non ci sono posti adeguati per esibirsi: qui però il problema riguarda soprattutto le normative e la SIAE che, con i costi improponibili che c’impone, non permette di fatto le esibizioni dal vivo, soprattutto nei locali, ma neanche negli eventi pubblici e privati... È un sistema che non funziona, come un cane che si morde la coda! Alla fine, il risultato è che riuscire a suonare anche in modo ‘libero’, non professionale intendo, risulta improponibile. Per questo mi auguro che con il nuovo Decreto Cultura di questi giorni inizi finalmente a cambiare qualcosa...”

 

 

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