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Una storia da Ca' di Vestro (e da un mondo che non c'è più)...

Era proprio necessario che questi luoghi morissero?

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Caì di Vestro Caì di Vestro © Andrea Cappelli
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Volentieri rilanciamo questo contributo pubblicato da Gianfranco Poli sui social, una storia ambientata nei boschi tra il Passo della Colla e Palazzuolo sul Senio: Era proprio necessario che questi luoghi morissero? Era veramente indispensabile, all'avanzata del cammino umano, che queste case perdessero il loro posto nella storia? Eppure, fino a pochi decenni fa, in queste lande brulicava vita, se pur con limiti al confine del tollerabile per noi uomini del duemila, e si partecipava al concerto del Creato suonando il proprio strumento, facendo la propria parte. Mi capita di rileggere il cronico della parrocchia della Casetta di Tiara e sorprende leggere che nel giorno della patrona del luogo, quasi una festa patronale in forma domestica, si faceva grande sfoggio di allegria. Impressiona, quindi, leggere che il 29 luglio 1951, Sant' Anna, a Ca di vestro passano alla prima comunione tre bambini: Rodolfo Tagliaferri, Mario Galeotti e Liliana Ciaranfi. Nomi riportati dal prete e che chissà dove sono stati trasportati dai venti delle loro vite. Si descrive un rinfresco nel cortile, fra la cappella e la casa, addirittura una processione con la statua della Santa acquistata alcuni anni prima dal futuro cardinal Bacci che era curato in queste zone. Tanta vita, tanta vita che sembrava destinata a perdurare negli anni avvenire come lo era stato nei secoli precedenti. Eppure è bastato pochissimo a rendere quelle costruzioni i ruderi che oggi sono. Una riga, una sola riga che al 30 marzo 1952 decreta: "Vittorio di Ca di Vestro ha venduto tutto per trasferirsi a Casola Valsenio" Incredibile come, alle volte, basti una frase, scritta senza troppa consapevolezza sui fatti, a decretare la fine di un mondo.
Gianfranco Poli


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