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Marradi e il convento che chiude. A chi conviene? Nuova riflessione di Barbara Betti

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Marradi e il convento che chiude. A chi conviene? Nuova riflessione di Barbara Betti Marradi e il convento che chiude. A chi conviene? Nuova riflessione di Barbara Betti © n.c.
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Continua a far discutere (e molto) a Marradi l'ipotesi di chiusura del Monastero delle suore di clausura. Dopo la pubblicazione della prima lettera diffusa da OK!Mugello a firma di Barbara Betti non sono mancate infatti le reazioni in paese, compreso un episodio piuttosto 'antipatico' (ma potremmo usare parole più forti) che ci è stato riferito e del quale sarebbe stata protagonista (suo malgrado) Suor Maria Domenica. Proprio su questo argomento riceviamo e pubblichiamo questa nuova riflessione da parte di Barbara Betti: I CONVENTI DI CLAUSURA: PERCHÉ NON POSSONO SOPRAVVIVERE? Marradi, come tanti altri paesi, borghi, città, è entrato nel vortice delle soppressioni; una pulizia generale della storia conventuale decretata dal Prefetto degli Istituti di Vita Consacrata e le Societá di Vita Apostolica. Dopo il grido di allarme che la Chiesa Cattolica ha lanciato qualche anno fa per la vertiginosa crisi delle vocazioni (complici la modernità e il lassismo privo di valori autentici di questa società) ecco la soluzione: chiudere i conventi. Bel modo per aiutare le vocazioni. Questa "pulizia" che riguarda principalmente le più grandi istituzioni religiose della nostra storia, sancisce pubblicamente che la Regola e l'Abito che i Padri Fondatori hanno redatto e scelto circa 800 anni or sono, non vanno più bene e sono sbagliate. A dircelo è il Cardinale Focolarino João Braz de Aviz che dal Brasile è arrivato in Italia per guidare questo Dicastero e rifare da capo le regole e la vita dei religiosi appartenenti agli ordini monastici. I mandati per l'attuazione di questa " Pulizia " vengono dati , come nel caso di Marradi, al Vicario dell'ordine accompagnato da due Consorelle, che entrano e si comportano come se il luogo in questione fosse una Loro Proprietà per Mandato Divino: le suore del convento oggetti da spostare senza riguardi, la gestione del luogo e dei beni in questione un Loro Affare Privato. Ora è bene chiarire che la Chiesa come immobile e la Congregazione Religiosa sono una cosa, il Monastero come immobile e coloro che vi risiedono un'altra. Quello che mi ha fatto riflettere sono state le reazioni di coloro che, in seguito alla pubblicazione della mia prima lettera, si sono schierati per la chiusura del convento che deve diventare oggetto d'uso della cittadinanza. Per questo è bene chiarire che il "Decreto del Ministero Vaticano" ha sancito e pubblicato che "...il Commissariamento vuole tutelare l'unitá interna ...e la Corretta Gestione dei Beni Temporali". Ciò significa che certo, il monastero resta a Marradi dato che non è possibile spostarlo, ma entrerebbe a far parte del patrimonio gestito dal Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata. Cioè patrimonio ecclesiastico. La Priora Suor Maria Paola Borgo, aveva ben chiara l'idea di come questo luogo e la sua storia dovessero aprirsi ad una nuova vita nel contesto cittadino. Infatti ne aveva più volte parlato con me e con l'Architetto Paolo Scalini: una fruibilitá più modena e sociale, nel rispetto della storia e del contesto del luogo. È ovvio che, dietro l'articolo che ha reso pubblica questa situazione non c'è uno scritto nato dall'impeto di un evento giunto inaspettato. C'è dietro il lavoro di mesi, fatto di persone, documentazioni, consulenze legali sul Diritto Canonico e Civile, letture e analisi di quanto pubblicato dal maggio 2015 ad oggi dalla Santa Sede. Questo accade perché di punto in bianco i ministri sud americani che guidano il popolo del Soglio di Pietro hanno deciso che i fondamenti della storia e della tradizione religiosa sono sbagliati. Quindi via le persone, chiudiamo i conventi e dichiariamo che domenicani, francescani, benedettini, clarisse...per circa 800 anni hanno creduto e consacrato la vita per qualcosa che È SBAGLIATO. Però non è sbagliato assumere la totale amministrazione di immobili, proprietà e denaro. Sinceramente, vista la situazione in Argentina, Brasile, Colombia...mi viene da considerare che le azioni di questi personaggi, impaludati di raso rosso e gioielli d'oro (che per loro non sono obsoleti e sbagliati, no, per loro no) che hanno deciso di "rifare la nostra storia" non é che nel Loro paese abbiano fatto dei grandi capolavori. Che noi siamo religiosi o meno, credenti, praticanti, laici o indifferenti, il principio è un'altro: questa è la nostra storia. E prima di venire a "rifare l'Italia" fateci vedere, per convincerci, che bella opera avete fatto in Sud America. BARBARA BETTI

 

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