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Massorondinaio. Tutti i dubbi del Comitato: "La Asl non esclude rischi potenziali"

Rinnovata l'autorizzazione

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Massorondinaio. Tutti i dubbi del Comitato: La Asl non esclude rischi potenziali Massorondinaio. Tutti i dubbi del Comitato: La Asl non esclude rischi potenziali © n.c.
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Il Comitato Massorondinaio informa che in data 19 marzo 2019 con decreto n. 3843 la Regione Toscana ha concesso un rinnovo dell’Autorizzazione unica ambientale per lo stabilimento di conglomerato bituminoso situato in San Piero a Sieve e, a seguito di tale rinnovo, l’attività potrà continuare per altri 15 anni. E afferma: Con quest’ autorizzazione rinnovata il sistema di captazione, convogliamento e trattamento delle emissioni risulta completamente modificato, al fine di risolvere le note problematiche che i fumi propagati in ambiente, prima dell’interruzione dell’attività, (ricordiamo che vi era stata una revoca di Autorizzazione da parte di Regione Toscana in data 26/10/2018 con decreto n. 17063), provocavano per gli abitati circostanti. Vi era, infatti, un noto contrasto tra attività produttiva e residenti; e il Tribunale Amministrativo Regionale in data 22/01/2019 con ordinanza cautelare n. 69/2019 aveva richiesto alle “parti massima leale collaborazione nell’ottica della risoluzione delle problematiche emerse , il che impone di ricercare le soluzioni tecniche che consentano di minimizzare i pregiudizi rappresentati dagli abitanti della zona senza necessariamente bloccare l’esercizio dell’attività economica”. Questa nuova autorizzazione dovrebbe quindi essere la realizzazione della convivenza, da una parte, dell’ esigenza dei cittadini di San Piero a Sieve di utilizzare i propri spazi vitali in assoluta libertà e sicurezza sanitaria e, dall’altra, la possibilità di esercizio di un’ industria insalubre di prima classe, che emette sostanze che sono tra gli inquinanti più studiati e monitorati perché ritenuti dannosi per la salute e per l’ambiente cioè polveri, COT, Ossidi di zolfo e IPA, localizzata a 60 metri dalla prima abitazione di un intero villaggio residenziale, a circa 200 metri da un parco pubblico e strutture sportive frequentate anche da bambini e in generale contigua all’intero paese . Fatte queste premesse possiamo procedere a capire le novità principali di questa rinnovata autorizzazione. Sono stati introdotti due impianti di abbattimento degli inquinanti a ciclone come pre filtrazione e un post combustore come trattamento finale ed inoltre in caso di impianto fermo è prevista per i silos di stoccaggio del bitume la presenza di un filtro a carboni attivi . Quindi verranno introdotti questi migliori sistemi di filtraggio per gli inquinanti. Sempre ulteriormente positivo per la tutela ambientale è l’innalzamento del camino che favorirà la minore ricaduta degli inquinanti nel territorio circostante l’impianto. Tuttavia il progetto di mitigazione ambientale, prevedendo una copertura che ingloba quasi totalmente tutto l’impianto di produzione del conglomerato, per convogliare al meglio le emissioni diffuse generate dall’esercizio dell’attività, determina un enorme volume di aria, quindi l’emissione dal camino principale aumenterà da 15000 Nmc/h a 25000 Nmc/h. Questo fatto è per noi cittadini inquietante. In effetti la stessa Arpat ammette che l’incremento dell’emissione del camino è del 66,7 % e che, per essere in linea con i valori degli inquinanti consentiti dal Piano Regionale della Qualità dell’Aria previsto dalla Regione Toscana, gli IPA che saranno consentiti far uscire dall’impianto dovranno essere proporzionalmente minori. A noi cittadini ci inquieta che Arpat approvi simile prescrizione senza la presentazione di uno studio diffusionale che valuti la ricaduta degli inquinanti come previsto dal Piano Regionale della qualità dell’Aria. Ci inquieta che al momento, causa i tempi ristretti imposti dall’Ordinanza del TAR per risolvere la problematica, Arpat adotti questo principio di cautela e rimandi ad un imprecisato futuro l’ eventuale presentazione di questo modello di ricaduta degli inquinanti che ci darebbe valutazione e certezza se tali misure di mitigazione ambientale previste nel progetto proposto dalla Bindi SPA possano davvero compensare il teorico incremento degli inquinanti emessi . Del resto noi conosciamo il nostro territorio, cioè sappiamo che la sua conformazione orografica a valle, spesso invaso dalla nebbia non favorisce la dispersione degli inquinanti e questo ci pone la domanda : giorno dopo giorno otto ore di immissione in atmosfera nel nostro paese quanta concentrazione di inquinanti determinerà nell’aria? Speriamo che il principio di precauzione adottato da Arpat sia efficace, precauzione appunto, non certezza. Inoltre il risultato del 66,7% di aumento della emissione del camino nella nuova Autorizzazione rispetto alla precedente è sottostimato poiché andrebbe considerato nel conteggio anche il cumulo dei maggiori fumi dovuto all’aumento delle ore di immissione in atmosfera del camino da 6 a 8 ore giornaliere nella nuova Autorizzazione. Inspiegabilmente infatti è stato concesso questo aumento delle ore di immissione, non determinato certo dalla necessità del progetto di mitigazione ambientale da attuare. Inoltre tale principio di precauzione si applica soltanto per gli IPA , che sono citati tra le sostanze cancerogene mutagene nel Piano Regionale della Qualità dell’Aria ; per gli altri tipi di inquinanti emessi, che sicuramente però non possono definirsi innocui, nessuna riduzione dei limiti consentiti è stata prevista in autorizzazione, quindi per loro nessuna precauzione. Per loro solo la speranza che siano nei limiti. Ma come se ciò non bastasse ad inquietarci, ecco che è arrivata la lettera dell’asl del 19 marzo 2019 che, in risposta alla lettera del Sindaco del 12 marzo 2019, nella quale lo stesso chiedeva ai vari enti (Arpat, Regione e anche appunto ASL) di attestare l’assenza di problemi per la salute e per l’ambiente, e in cui, secondo ASL, il Sindaco sembra volesse richiedere che la soluzione prospettata (nuovo progetto) dovesse escludere l’esistenza di un rischio anche potenziale per la salute dei cittadini, afferma: “considerato che lo stabilimento in oggetto è un’attività compresa nell’elenco delle industrie insalubri di prima classe, elenco B, voce 13, e che dalla attività saranno emesse sostanze che direttamente o indirettamente sono tra gli inquinanti più studiati e monitorati perché ritenuti dannosi per la salute e per l’ambiente: polveri, COT, ossidi di zolfo e IPA, tale assenza di rischio, anche potenziale, per la salute e per l’ambiente non può essere esclusa’’. Così il nostro sgomento è comprensibilmente al suo apice. Ciononostante il 13 marzo, tutti i partecipanti alla conferenza che ha approvato l’autorizzazione, Arpat, Comune, parti private e anche Asl hanno firmato il documento. Il nostro Sindaco Federico Ignesti aveva affermato, sempre nella lettera del 12 marzo sopracitata e presentata in sede di conferenza dei servizi del 13 marzo, che ci sarebbe stato ‘un limite invalicabile, nel caso in cui venga accertata l’effettiva esistenza di un rischio, anche potenziale, verso la salute dei cittadini o la salubrità dell’ambiente, che rappresentano beni primari e irrinunciabili, per la cui tutela questa Amministrazione è intenzionata a porre in essere ogni idonea misura’’. Questa intenzione programmatica si è manifestata nell’ Istanza di Autotutela con cui il Sindaco in data 15 aprile 2019 ha richiesto alla Regione il riesame del provvedimento di autorizzazione concesso dalla Regione allo stabilimento per ottenere la revoca dell’Atto e a cui la Regione ha risposto in modo del tutto negativo. Il 18 di maggio scadranno i termini per impugnare al Tribunale amministrativo regionale la nuova autorizzazione. Cittadini del Comitato impugneranno l’atto e il sindaco come espresso dal suo avvocato desisterà dall’impugnare autonomamente tuttavia interverrà nella contesa e la sua posizione in giudizio sarà di affiancare i cittadini nel Ricorso. Siamo fiduciosi che la sua dichiarazione di esercitare il potere di Autorità sanitaria sarà ulteriormente manifestata esigendo certezze da Arpat ed Asl al fine di fugare con gli eventuali approfondimenti tecnici tutte le nostre perplessità sulla tutela della salute e del nostro ambiente e farci vivere sereni. San Piero attende non più verbi al condizionale ma certezze, e tutta la valle del Mugello osserva con attenzione, poiché, come ci piace sempre ricordare, l’aria non ha confini. COMITATO MASSORONDINAIO

 

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