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La riconsegna della grande opera d'arte alla Chiesa di Vicchio

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La riconsegna della grande opera d'arte alla Chiesa di Vicchio La riconsegna della grande opera d'arte alla Chiesa di Vicchio © n.c.
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(Ritardata per motivi tecnici). I tantissimi mugellani, in modo particolare gli estimatori dell’arte sacra, avranno letto la scorsa settimana nei quotidiani e nei vari Portali Web, la significativa cerimonia avvenuta domenica 28 giugno 2015, all’interno della Pieve di San Giovanni Battista a Vicchio di Mugello, in occasione della riconsegna da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, di una splendida opera d’arte denominata “ La Madonna del Rosario”, che si venerava nell’antica Pieve di San Lorenzo a Villore, insieme ad altre due opere, come leggeremo più sotto.

Nel comunicato stampa leggiamo tutte le fasi (abbiamo sotto gli occhi anche l’articolo de “La Nazione” del 26 novembre 1996 di Paolo Guidotti e Riccardo Benvenuti, mentre noi lo scrivemmo sul settimanale il Galletto), di questo importante ritrovamento e le successive fasi  per il ricollocamento, purtroppo non a Villore, ma nella più sicura pieve vicchiese. 

Ci torniamo sopra, perché sono sfuggite  alcune sfaccettature di questa riconsegna, cioè la cronaca della mattinata, gli interventi, la felicità di tanti parrocchiani giunti anche da Villore, gli amici pittori presenti in chiesa, insomma una comunità che ha gioito per il ritorno a casa della “Madonnina del Rosario”. Dopo la Santa Messa, hanno parlato nell’ordine il pievano  don Giuliano Landini, ringraziando sentitamente  tutti coloro che si sono attivati per questo ritrovamento e gli enti specifici (vedi la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Firenze), affinchè l’opera venisse collocata nella chiesa madre di Vicchio, quindi il sindaco Roberto Izzo, il quale a nome dell’amministrazione ha avuto parole di apprezzamento e di sincero trasporto verso l’Arma Benemerita, rappresentata dal Capitano Lanfranco Disibio, comandante del TPC (Nucleo Tutela Patrimonio Culturale). Il Capitano Disibio, di cui ci onoriamo della sua amicizia, in senso calcistico ha giocato….in casa, ritornando cioè nel Mugello in quella terra che lo ha visto solerte, stimato ed apprezzato ufficiale dopo cinque anni di comando della Compagnia dei Carabinieri di  Borgo San Lorenzo dal 2008 al 2013, prima di essere nominato responsabile appunto del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze. 

Quante volte in questo periodo abbiamo seguite sui quotidiani e alla TV, la figura del Capitano Disibio nella riconsegna delle opere d’arte ritrovate nelle variegate Chiese del territorio sotto il suo comando e questa volta accanto ai militi della Stazione di Vicchio di Mugello con accanto il Maresciallo Capo Maurizio Cataldo, era veramente felice -- ed esauriente -- nell’esporre tutte le vicende relative al furto, al ritrovo e alla ricollocazione dell’opera; davvero una gran bella soddisfazione. Una nostra connessione; il Capitano Guido Barbieri, prima di lasciare il comando della Compagnia dei Carabinieri di Borgo San Lorenzo (dal 2004 al 2008), lasciando il testimone al Capitano Disibio, fu nominato responsabile del TPC (Nucleo Tutela Patrimonio Culturale) di Torino, dove attualmente opera (almeno crediamo): due anelli, si dice il destino, di una stessa catena. 

Infine  abbiamo letto diversi commenti sia sui Siti Web, sia su Facebook di tanti lettori che  si chiedevano  la storia di queste opere d’arte e non per ultimo  gli autori. Ebbene abbiamo chiesto alla Prof. Elisa Marianini, storica dell’arte, conosciuta ed apprezzata (siamo stati felici essergli accanto in occasione della presentazione del suo libro sui Monumenti ai Caduti del Mugello durante la prima guerra mondiale a Villa Pecori Giraldi), quello che è stato, anche se in forma coincisa, il suo applaudito intervento durante la cerimonia di ricollocazione dell’opera rubata.

“ - ….. l’opera in linea con la datazione degli altari laterali  della chiesa a Villore che accoglievano in origine un’Annunciazione (oggi recuperata solo la porzione con l’angelo perché smembrata) e una “Madonna del Rosario”, quella che oggi dopo 19 anni dal furto viene restituita, sono datati 1634 e 1638 quindi anche questa pala risale  a quel periodo, nella prima metà del ‘600 e precisamente sia per l’iconografia che per  la tecnica d’esecuzione può essere ricondotta alla scuola neosartesca fiorentina facente capo alla cerchia  di Matteo Rosselli, dalla cui bottega uscirono artisti del calibro di Jacopo Vignali e da lui a seguire Carlo Dolci, probabile sua opera giovanile. Il riferimento stilistico alla matrice di Andrea del Sarto accomuna molte di quelle opere che traducevano in immagini i principi e canoni della Controriforma con raffigurazioni chiare e semplici, con una pittura lontana dal capriccio e dismisure di stile improntata invece ad una nitidezza narrativa e compositiva. Il tema stesso è una delle raffigurazioni con le quali la chiesa cattolica venera  la figura di Maria. L’origine di questo tema è stato attribuito all’apparizione di Maria a San Domenico, poi celebrata a partire dal 1571 il giorno 7 ottobre quando la flotta cristiana fronteggiò vittoriosamente la minaccia turco ottomana. Proprio Pio V istituì la festa della vittoria poiché fu grazie all’intercessione di Maria che ciò avvenne dopo che il Papa aveva invitato la cristianità a rivolgersi alla Vergine  Maria. Sarà il suo successore Gregorio XIII a trasformarla in festa del rosario. Proprio tutti questi personaggi sono immortalati all’interno del dipinto, San Domenico, Papa Pio V, Papa Gregorio XIII, inoltre sono riconoscibili per i loro attributi anche Lucia e Sant’Antonio abate. Altro probabile personaggio rappresentato potrebbe essere Il Beato Alano De la Rupe che scrisse un salterio su Cristo e Maria nel 1478 nel personaggio all’estrema sinistra in abito domenicano a fianco del Papa Pio V con la tiara. La dolcezza della Vergine   con in braccio il bambino Gesù, la luce chiara in alto, simbolo del divino,  e la sacra Conversazione subito sotto ci confermano la linea purista neosartesca. Nella parte superiore trovano luogo in medaglioni i 15 misteri del rosario: i primi cinque blu sono quelli Gaudiosi o della gioia relativi all’infanzia di Cristo, quelli centrali rosa sono i misteri dolorosi relativi alla passione di Cristo mentre gli ultimi cinque ocra sono i misteri gloriosi o della gloria con le storie della resurrezione di Cristo fino alla incoronazione della Vergine. L’attenzione al disegno tipica della scuola fiorentina unita al ricco cromatismo veneto fanno di questa opera – con un soggetto popolare e chiaro che arriva a tutti – un capolavoro del XVII secolo finalmente restituito alla comunità del Mugello e adesso nuovamente fruibile dalla collettività -“.

Dopo questa chiara anamnèsi della prof. Elisa Marianini pensiamo  - con questa ulteriore recensione - di aver allargato la conoscenza storica e artistica,  dopo la normale cronaca  della cerimonia,  di questa magnifica opera d’arte, la quale siamo certi che i vicchiesi, con orgoglio, ne terranno di conto. Come è nostro costume ecco alcune immagini  a corredo. 

     

(Foto archivio A. Giovannini, foto A. Buccoliero, foto “La Nazione” )

 

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Commenti 3
  • elisa

    Tengo a precisare che i parrocchiani di Villore ,comunita' della quale faccio parte, non erano stati ne' avvisati , ne' invitati a questa cerimonia e sono stati tenuti nell ' ombra piu' totale. Dispiace vedere come non sia stato portato appena un briciolo di rispetto verso il luogo di origine del quadro .....

    rispondi a elisa
    dom 26 luglio 2015 07:20
  • LUIGI

    Complimenti alla signora Marianini, all'ottimo Giovannini e lasciatemelo dire W I Carabinieri!!

    rispondi a LUIGI
    sab 4 luglio 2015 09:39
  • marcello

    FINALMENTE UNA BUONA E PRECISA RECENSIONE STORICA.

    rispondi a marcello
    ven 3 luglio 2015 10:18