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Strade Forestali vietate a auto, moto e bici? La riflessione del sindaco di Palazzuolo

Secondo il Decreto 28 ottobre 2021. IL sindaco si chiede se considerare la Natura come un museo non allontani fette importanti di popolazione

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Bosco Bosco © Bosco
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La riflessione di Philip Moschetti, sindaco di Palazzuolo Sul Senio:

A spasso per i boschi  ministeriali
Philip Moschetti
Chi, come il sottoscritto legga la  stampa quotidiana e le notizie dal Governo pensando che non tutta la vita economica e sociale di una Nazione inizi e termini con il Covid, avrà, forse, notato, se pure marginale e in caratteri molto piccoli, una notizia secondo me assolutamente rilevante, e  non solo per il nostro territorio.

Il decreto ministeriale 28 ottobre 2021 propone una “rivoluzione”  a mio parere infausta (deve essere la data…)  sul modo di considerare le strade forestali.

L'argomento può essere sintetizzato nel fatto che le strade forestali vengono, in base a questo decreto, ora considerate parte integrante del bosco e quindi interdette alla circolazione di auto, moto ed addirittura biciclette.

Premesso che il sottoscritto in quanto organizzatore di uno dei raduni equestri più importanti dell'alta Toscana, potrebbe trovare nel decreto musica per le proprie orecchie, ritengo tuttavia che questo decreto abbia contenuti infausti sotto profili che travalicano il mero contenuto di divieto, già di per sé estremamente rilevante.

Un fatto è ritenere che alcuni tipi di fruizione possano in qualche modo danneggiare la viabilità forestale, ed anche se in maniera marginale e minima, il bosco circostante, un fatto è impedire in via assoluta e definitiva questa fruizione.

Da un punto di vista operativo si potrebbe ritenere che un adeguato provvedimento sia quello di richiedere una speciale tassazione a chi in generale va in fuoristrada, un po’ come la tassa della pesca, i cui proventi dovrebbero essere poi rigirati a favore della manutenzione.

Il provvedimento però tradisce a mio parere personale due visioni estremamente dannose, che travalicano il contenuto stesso.

La prima è che sposando una filosofia serpeggiante, non solo in Italia ma in tutta Europa, il provvedimento porterebbe all’imbalsamazione e vorrei dire addirittura alla musealizzazione della natura.

Si tratta di una filosofia dannosa in primis per la natura in quanto allontana fasce importanti di popolazione dall'interazione con l’ambiente e ricordiamoci che all’allontanamento segue necessariamente il disinteresse con evidenti conseguenze negative.

La seconda visione che sembra essere sposata da chi ha scritto il decreto è quella che in qualche modo sancisce la sconfitta del principio di sussidiarietà.

Ricorrendo, come si faceva alle elementari, all'onnipresente Wikipedia,  ricordo che il principio di sussidiarietà sancisce che se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l'ente superiore non deve intervenire, limitandosi a sostenerne l'azione. 

Principio alla base sia del pensiero sociale della Chiesa, è citato nella Rerum Novarum, che del liberalismo di più nobile tradizione, in alcuni uffici del Comune di Palazzuolo ho chiesto di affiggere la frase di Einaudi “Occorre fugare dal cuore degli uomini l’idolo immondo dello stato sovrano”, dopo essere stato l’asso pigliatutto degli anni 90, la sussidiarietà sembra indebolita dalla presente pandemia.

E’  sotto gli occhi di tutti che lo scarso coordinamento delle politiche sanitarie fra le Regioni abbia in qualche modo indebolito la lotta al Covid. 

Affermare tuttavia che la devoluzione in se sia un errore è, tuttavia, perdonatemi il gioco di parole,  a sua volta un errore, e forse più grande.

Un fatto è riconoscere che una politica di sussidiarietà, o di devoluzione che è la stessa cosa, necessiti di una efficace regia, un fatto è dire che tale regia non sia attuabile e tutto debba essere riportato al centro.

Nel caso specifico penso che la norma dovrebbe, anche supponendo che non si sia toccata una materia di riserva regionale, devolvere la definizione di chi e cosa circola alle singole comunità. Ed uso la parola comunità e non Comuni per indicare che è una scelta che deve essere compiuta da chi il territorio vive e non da chi il territorio guarda su google maps (una volta si sarebbe detto su una cartina).

Si tratta di un principio importante, e non solo per i boschi.

 

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Commenti 1
  • Arrigo Romagnoli

    Chi scrive che "alcuni tipi di fruizione possano IN QUALCHE MODO danneggiare la viabilità forestale", e "IN MANIERA MARGINALE E MINIMA il bosco circostante" dimostra di non sapere NIENTE del territorio che amministra, perchè non ha mai visto le erosioni incanalate e gli scompaginamenti di lastricatura cagionati dalla percorrenza di mezzi meccanici a sentieri e a mulattiere (anche storiche) che erano nati per uomini a piedi, o tutt'al più muli. L'ipotesi di "rigirare" (!) i proventi di una "tassazione" al manutentore ignora chi sia... il manutentore. Sarebbe comunque una fortuna che chi, come certi sindaci dall'incerta ortografia, vede boschi e monti come qualcosa da "usa e getta", ne stesse debitamente lontano.

    rispondi a Arrigo Romagnoli
    ven 17 dicembre 2021 08:31