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Eolico Mugello. L'intervento di Tommaso Capasso in vista della decisione sull'impianto

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Eolico Eolico © N.c.
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In vista del 3 settembre, data in cui la Conferenza dei Servizi dovrebbe esprimersi sulla fattibilità del progetto industriale eolico denominato “Monte Giogo di Villore” riceviamo questo lungo intervento di Tommaso Capasso:

“Ma non dobbiamo ritirarci, se abbiamo qualcosa, anche poco, da offrire, altrimenti rischiamo di sminuire la nostra umanità” (Malamud, L’uomo di Kiev, 1965).

“Ottimo uomo,… non ti vergogni di occuparti delle ricchezze, per guadagnarne il più possibile, e di non occuparti invece, e di non darti pensiero della saggezza, della verità e della tua anima?” (Platone, Apologia di Socrate).

Noi non vogliamo parlare con sentimenti di odio, astio, rancore, perché non fa bene, né a chi li prova e nemmeno all’armonia complessiva del Pianeta e di chi lo popola.

 

 

    Però questo bisogna dirlo. Ripetiamo, senza astio ma solo come constatazione: sono dei pirati!

    Pirati, perché vogliono appropriarsi di un bene che non gli appartiene, – il crinale Villore-Corella, – e che è di tutti, dai secoli dei secoli, e che soprattutto appartiene a se stesso, e nessuno ha il diritto di manometterlo.

    È come manomettere e offendere Dio nella sua totalità e purezza.

    E che dire dei politici che li appoggiano? Di loro diremo in seguito, ora preme dire solo una cosa, che stanno svendendo un bene che gli è stato affidato per proteggerlo, salvaguardarlo e valorizzarlo, e non per tradirlo e tradire chi ha riposto fiducia in loro, tradendo così, in definitiva, se stessi e il proprio mandato.

    È un atto di pirateria pensare di sgretolare il crinale del Mugello, e la relativa via di accesso, soprattutto grazie alla deregolazione che è stata approntata in sede governativa, ad opera, in particolare, del cosiddetto Decreto Semplificazioni (legge 77/2021, che reca disposizioni in ordine alla gestione e attuazione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, PNRR).

    Dando una scorsa al decreto semplificazioni,  l’impressione è che noi, noi che vogliamo salvagurdare il crinale del Mugello, e, più in generale, altri siti simili, stiamo combattendo con delle pistoline da bambino contro una batteria di bazooka. 

    Alcuni esempi di questa potenza di fuoco.

    L’art. 18 del suddetto decreto recita: “Le opere, gli impianti e le infrastrutture necessari alla realizzazione dei progetti strategici per la transizione energetica [……] e al raggiungimento degli obiettivi fissati nel PNIEC (di cui parleremo più avanti), costituiscono interventi di pubblica utilità, INDIFFERIBILI E URGENTI”. ( E per i quali dunque non può valere alcuna deroga).

    L’art. 29 istituisce la Soprintendenza Speciale Centrale che opera anche, per l’attività istruttoria,  avvalendosi  delle Soprintendenze Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, nei confronti delle quali può però esercitare i poteri di avocazione e sostituzione. (In altre parole, se rompono troppo le scatole, le esautorano dal loro ruolo: un sopruso codificato per legge!).

    Domanda: e le Soprintendenze Regionali che fine fanno? Perdono la loro funzione? Allora abbiano il coraggio di cancellarle del tutto, o temono che così facendo rendono troppo evidente il disegno accentratore e antidemocratico che stanno intessendo?

    Infine l’art. 30 rende possibile, senza colpo ferire, la realizzazione di impianti di energia da fonti rinnovabili in “aree contermini”, cioè confinanti con aree protette. 

    E fermiamoci qui.

    Esistono ancora anticorpi contro un tale sistema di potere? Potrebbero esistere, ma li stanno minando uno dopo l’altro. E temiamo che non è lontano il momento dell’attacco all’autonomia dei TAR (Tribunale Amministrativo Regionale).

    A questo punto andiamo a dare uno sguardo rapido al PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza), che prevede investimenti e riforme per accelerare, tra l’altro, la cosiddetta transizione ecologica e digitale, e che è il documento che dà esecuzione, in Italia, al programma europeo chiamato Next Generation EU, che a sua volta vuole essere la risposta alla crisi pandemica. Più oltre daremo anche uno sguardo al PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il clima o Piano Energia e Clima 2030) che si concentra sugli obiettivi di efficienza energetica e dei livelli di decarbonizzazione da realizzare da qui al 2030. I testi sono molto lunghi, ma noi andremo a vedere solo l’aspetto che più ci interessa, e cioè quello relativo all’ uso delle fonti rinnovabili di energia. E non mancano sorprese.

    A pag. 15 del PNRR, sotto la voce “Missione verde e transizione ecologica” è scritto, tra l’altro, che il Piano prevede “iniziative per il contrasto al dissesto idrogeologico, per salvaguardare e promuovere la biodiversità del territorio, e per garantire la gestione  [……] sostenibile ed efficiente delle risorse idriche”.

    A pag 117, è scritto che “l’Italia ha un patrimonio unico da proteggere: un ecosistema naturale, agricolo e di biodiversità di valore inestimabile, che rappresenta l’elemento distintivo dell’identità, cultura, storia, e dello sviluppo economico presente e futuro”. 

Bene, è esattamente quello che si andrebbe a colpire con interventi tipo quello prospettato sul crinale Villore-Corella. La verità è che andrebbe accelerato l’attuazione di un passaggio contenuto nello stesso testo, dove si prevede  “l’ emanazione di una disciplina, condivisa con le Regioni e le altre Amministrazioni dello Stato interessate, volta a definire i criteri per l’individuazione  delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti di energia rinnovabili…”. 

Con le premesse appena citate, di salvaguardia del territorio, di ecosistema, di biodiversità e di corpi idrici, un’area come il crinale mugellano verrebbe (il condizionale è d’obbligo) esclusa in partenza dalle aree idonee agli impianti di energia rinnovabile.  Esclusione che non si può realizzare finché tutto è lasciato al libero impulso predatorio privato. Ma c’è da dire che questa procedura di identificazione di aree idonee, dovrebbe partire per iniziativa dell’ineffabile ministro della cosiddetta Transizione Ecologica, che invece sembra interessato a tutt’altro. Per esempio, e la cosa ha dell’incredibile, ha da poco autorizzato la trivellazione, finalizzata all’estrazione di idrocarburi, al confine con l’area SIC (Sito di Interesse Comunitario) del delta del Po, patrimonio UNESCO. Come se non bastasse, ha autorizzato l’Avvocatura dello Stato del suo Ministero a fare ricorso contro l’ordinanza del Comune di Nepi, in Tuscia, che vietava l’uso del glisofato e dei neonicotinoidi (responsabili della moria delle api), dati alla monocoltura delle nocciole. In altre parole, il ministro della Transizione Ecologica, tramite l’Avvocatura dello Stato, si è comportato come un avvocato della Ferrero e della Bayer, contro l’interesse generale. Ma il TAR del Lazio ha bloccato il ricorso e dato ragione al Comune di Nepi. (Famiano Crucianelli, luglio 2021). 

C’è un giudice nel Lazio!

 Paradossale poi che, sempre nel PNRR si legga: “Menzione a parte merita la salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, [redigendo] un piano di ripristino della natura per migliorare lo stato di salute delle zone protette esistenti e nuove [……] attraverso la tutela delle aree esistenti e la creazione di nuove”.

(Domanda agli amministratori locali: standoci anche l’incoraggiamento legislativo, perché non hanno proposto il crinale Villore-Corella, con le sue ricchezze uniche, come nuova area protetta, anziché calarsi le braghe al prima pirata che gli è comparso davanti? Penso che sarebbero stati molto più apprezzati, come dei veri resistenti, di fronte all’andazzo distruttivo propugnato dagli interessi corporativi dell’impresa e del mercato). 

Quanto al PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), prevede e incentiva nuove infrastrutture e impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, tali che, entro il 2030, il 32 % dei consumi finali lordi della domanda energetica dovrebbe essere coperta da fonti rinnovabili.

Anche se, come è stato notato da più parti, non ultimo da Guido Viale, sociologo e ambientalista della prima ora, il problema, per l’intellighenzia neoliberale che comanda il mondo, non è salvarci dalla crisi climatica ma spingere la crescita, costi quel che costi. Tuttavia, anche in questo Piano, è scritto, tra gli obiettivi generali, di “adottare misure e accorgimenti che riducano potenziali impatti negativi della trasformazione energetica su qualità dell’aria e dei corpi idrici, il contenimento del consumo di suolo e la tutela del paesaggio”.

Viene citato, e adottato, sempre nel Piano, il Testo Unico Forestale del 2018 dove è scritto che “si intende riconoscere la Gestione Forestale Sostenibile quale strumento volto a garantire un aumento dell’assorbimeto del carbonio”. 

Ma se gli alberi li tagliano, e nell’ordine di migliaia per un solo impianto, quale quello di Villore, come si fa a “garantire un aumento dell’assorbimento del carbonio”!?

La sensazione è che ci sia un abisso tra le questioni di principio scritte e la pratica, e che chi scrive e chi mette in atto le pratiche si strizzino l’occhio a vicenda.

Anche per questo parliamo di pirati e pirateria.

In mezzo, tra chi autorizza la distruzione, anche se ammantata di belle parole, e chi la mette in pratica, ci sono i nani serventi di  (quasi tutte) le amministrazioni locali, che si preoccupano solo di spartire il bottino che deriverebbe dalla distruzione. Proprio come i pirati si dividevano il bottino delle predazioni.

      E se non è un atto di pirateria è un atto di malattia. È malattia pensare di sanare l’ambiente distruggendolo.

    Naturalmente sappiamo che questa malattia ha un nome preciso: sete di denaro. E non si guarda in faccia a niente e a nessuno: torrenti sigillati  e ripe cementificate, morte degli ultimi gamberi di fiume autoctoni e di salamandre rarissime e di volatili. 

 Migliaia di alberi,  che assolvono alla fondamentale funzione di assorbire anidride carbonica, rasi al suolo; falde acquifere sicuramente inquinate; sorgenti messe a rischio; alterazione definitiva del sentiero nazionale di crinale “00” ed europeo “E1”; rumore snervante e continuo lungo tutti i cinque chilometri dell’impianto e che, a seconda del vento, si propagherà nei dintorni; sicure frane negli anni a seguire, (i paragrafi del progetto che riguardano l’aspetto geologico sono ridicoli e inconsistenti, e anche falsi, come hanno ben documentato i geologi del C.A.I.). E inoltre la fine per la nascente agricoltura del posto, per l’attività agrituristica e per il turismo cosiddetto lento e responsabile, che sono le uniche vere e impagabili risorse del territorio, e che si sposano con l’ambiente e con la biodiversità che ancora resiste.

    In definitiva si assisterebbe alla trasformazione in zona industriale del crinale Mugellano! Roba da non credere.

    Dunque, sempre senza astio ma come constatazione: pirati e bugiardi!

    E le bugie, e le approssimazioni, non sono solo contenute nel progetto, e a cui, chi di dovere, e cioè gli organi preposti al controllo, fa orecchie da mercante, ma, diciamo, anche nel contorno, nella propaganda di contorno. Forse non sono grandi bugie come quelle altre, ma vanno ugualmente smascherate per capire meglio in che mani siamo. E ne vanno smascherate almeno due.

    La prima è partita dalla bocca di un responsabile di alto grado della ditta proponente. In un incontro pubblico affermò che la loro società è una cliente di Banca Etica.

    È FALSO!

    Lo disse probabilmente per dare una spolverata di affidabilità alla Ditta, pensando, a ragione, che senza qualche specchietto che le desse lustro fa una ben magra figura. Considerato anche che una sua partecipata – l’AMIA, operante nel comune di Verona – è finita sotto inchiesta per infiltrazioni mafiose, come riportato da diversi organi di stampa.

    Dunque, che loro siano in rapporto con la Banca Etica è falso!

    L’unico contatto intercorso tra l’AGSM (la ditta proponente) e la Banca Etica risale al 2012. 

Un unico contatto del 2012 è diventato, nel 2020, una relazione d’affari stabile. E su ciò abbiamo prove incontrovertibili.

E passiamo all’altra bugia, questa volta dei nani serventi locali, (purtroppo, e con grande rammarico, li dobbiamo chiamare così),  e cioè delle attuali amministrazioni comunali di Vicchio e Dicomano. Le quali sostengono di non aver informato la cittadinanza sul progetto eolico, nelle elezioni comunali dell’aprile 2019, perché non ne erano a conoscenza, dal momento che il progetto stesso è stato depositato in Regione nel dicembre 2019.

    È una ridicola bugia!

    È vero che il progetto è stato depositato a dicembre ’19, ma l’anemometro è sul crinale almeno dal 2015. Come facevano a non saperne nulla? Si alza una torre di 60 metri e nessuno sa nulla? Si vuole far credere che l’AGSM, prima di aprile ’19, non ha mai avuto contatti con le amministrazioni locali? E come si fa a predisporre un progetto di questa rilevanza economica senza avere la certezza di non incontrare ostilità politica in loco? 

    Certo, loro possono continuare a negare, ma oltre a essere ridicoli sarebbero patetici. (E per essere esaustivi, patetico: penoso e imbarazzante nella sua artificiosità e sfacciatagine).

    E ora qualche riflessione sulla Conferenza dei Servizi. L’ultima seduta, del 26 luglio scorso, ha rimandato per l’ennesima volta la decisione, se dare o meno l’OK al progetto, al prossimo 3 settembre. 

 

    Anche qui, parliamoci chiaro: se non riescono ad approvarlo, con tutti gli appoggi politici che hanno, vuol dire che questo progetto è davvero impresentabile, (qualcuno direbbe: una porcata).

    E dire che c’è stato il parere nettamente contrario della Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali e Paesaggistici! Non doveva, questo parere, interrompere l’iter? Se non si ascolta la Soprintendenza, composta da tecnici esperti e disinteressati, chi si deve ascoltare? Non c’è obbligo di legge che il parere della Soprintendenza è vincolante? Sì, c’è! Ma “loro”, il potere politico-finanziario, della legge se ne fanno un baffo, e intanto rimandano la decisione per guadagnare tempo. Prendono tempo per trovare una strada che aggiri tutte le leggi esistenti. E la strada ora  si chiama “Decreto Semplificazioni”. Potrebbe essere quello il pass (poco green) al progetto. È un pass che non ha nulla a che vedere con i meriti del progetto ma tutto esterno a esso. 

È un vero atto di bullismo!

    Per quanti progetti impresentabili questo decreto sciagurato farà da àncora di salvezza?

    Ma ammettiamo che grazie all’ “aiutino” del decreto il progetto passi, che fine faranno tutte le criticità evidenziate da pagine e pagine di osservazioni sollevate da associazioni, enti, cittadini e a cui non è mai stato dato risposta? Le criticità resterebbero tutte, però il malato non ne risente più, guarisce come per incanto. Un miracolo! Un progetto storpio, manchevole e bugiardo, improvvisamente risana e risorge a nuova vita. A questo punto, sul crinale, oltre alle pale, dovrebbero alzare anche un’ edicola votiva “per grazia ricevuta”.

    Da tutto ciò si evince che non è la Conferenza dei Servizi, o il proponente, o la Soprintendenza centralizzata e chi l’ha proposta, singolarmente presi, che remano contro la salvaguardia dell’ambiente.  No, è tutto l’ insieme. È la struttura così com’è, ispirata solo dal profitto, che è malata e fonte di malattia. È il coordinamento ben oliato tra le varie istanze di essa, che produce patologia sociale e ambientale. Cosa ci si può aspettare da un sistema di potere che calpesta i diritti di migliaia di lavoratori a vantaggio dell’Impresa, o i diritti della natura  a vivere e a respirare?

    Nient’altro di quello che ci ci sta già accadendo. E sicuramente ne vedremo di peggio. Perché “loro” hanno tutto dalla parte del manico: gli strumenti legislativi e persuasivi. La loro macchina è così chirurgicamente efficiente che ha destrutturato ogni opposizione, a partire da Genova 2001.

    La pandemia è arrivata loro di aiuto. Grazie a essa, sono riusciti, con leggi apposite, a disarticolare ogni possibile nuova aggregazione critica e di opposizione.   

    La pandemia: di cui un giorno si pur dovrà dire chiaramente chi sono i responsabili. E i reponsabili sono gli stessi di ora e di sempre. E cioè di coloro che oggi, per esempio, vogliono disboscare il crinale di Villore, inquinarne le acque, distruggere la bidiversità, creare dissesto idrogeologico diminuendo le difese naturali proprie di un ambiente sano.

    E qui va citato un punto del PNIEC che dobbiamo tenere in molta considerazione, perché ci potrebbe tornare utile. A pag. 15 viene citato il Codice dell’Ambiente, strumento già attivo a livello nazionale, dove è prevista “la tutela risarcitoria contro i danni dell’ambiente”.

    Teniamolo presente.

 

    Per favore, lasciamo i boschi alla loro calma e come dispensatori di calma. Lasciamo che per i boschi vadano i corpi mossi dallo spirito e non da altro.  Non distruggiamo l’ultimo tempio, l’ultimo luogo sacro che esiste al mondo. Non riduciamo ulteriormente l’unico spazio di condivisione arcaica e profonda tra uomo e natura. Non riduciamo tutto a mercato.

 

Il canto e il silenzio: dimensioni spirituali. Nel bosco, e nei luoghi di crinale, ci sono entrambe.

Chi non le rispetta si pone fuori dal consorzio umano.

 

 

                                Tommaso Capasso

 

 

   

 

 

   

 

           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Commenti 4
  • Mugelli Giampiero

    Sono con il saggio Tommaso Capasso ma diciamolo senza cattiveria e astio e senza politica che pure il fatto è anche politico. In Italia abbiamo politici che di politica ne fanno poca e sbagliata, (Ammettiamolo ) con serenità anche perché ci sono più affaristi e pendenze mafiose che politici veri. I soldi scorrevano nella prima Repubblica e non di meno nella attuale. Tutto dipende la spartizione del Grano se questo inutile scempio verrà fatto o no.

    rispondi a Mugelli Giampiero
    mar 31 agosto 2021 01:12
  • Roberta Poggiali

    I politici locali oltre ad aver nascosto agli elettori il progetto di questo maledetto impianto industriale sul nostro Appennino per farsi eleggere,sappiano se realizzato,sicuramente devono cambiare mestiere perché quello loro affidato se va bene arriverà al termine dei 5 anni ed avranno amara sorpresa.

    rispondi a Roberta Poggiali
    mar 31 agosto 2021 12:05
  • Luca Bartolucci

    Sig.ra Poggiali mi permetta... si è mai chiesta da dove viene l'energia che riscalda la sua casa e/o la illumina e/o le consente di spostarsi su e giù per i crinali del Mugello? ... e nulla posso dire riguardo le "qualità" dei politici mugellani....

    rispondi a Luca Bartolucci
    mar 31 agosto 2021 07:05
  • Luca Bartolucci

    Mario, ti capisco e capisco tutti coloro che la pensano così. Sono scappato dalla città e da oltre 10 anni vivo in Valle Santerno. A vista, ho le pale eoliche di Casoni di Romagna, e non lontano quelle del Peglio. Nei miei percorsi, talvolta, mi capita di passarci vicino... e non ne sono certo entusiasta, tuttavia non sopporto più l'ipocrisia, più o meno consapevole, di chi è sempre contrario ad ogni soluzione. Cosa ce ne faremo di un crinale immacolato se il pianeta va a catafascio? Chi di noi si rende conto del fatto che il nostro benessere deriva dall'energia che siamo andati a prendere a casa d'altri, a costo di conflitti armati che abbiamo sotto gli occhi e, alla fin fine, causando il surriscaldamento globale? Mario, con quale carburante vai a goderti i crinali del Mugello?

    rispondi a Luca Bartolucci
    mar 31 agosto 2021 08:54