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15 innocenti. Aldo Giovannini ricorda l'eccidio di Padulivo

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Una lontana cerimonia davanti al Cippo a Padulivo Una lontana cerimonia davanti al Cippo a Padulivo © (Foto Famiglia Galardi – Archvio A.Giovannini)
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Lo scorso venerdì 10 luglio 2020 in occasione del 76° anniversario dell’eccidio nazi-fascista di Padulivo, nel Comune di Vicchio, dove 15 martiri innocenti, furono fucilati dai tedeschi, si è svolta la cerimonia commemorativa alla presenza delle autorità preposte civili, amministrative, militari e religiose. “- Dieci anni sono passati da quel tragico 10 luglio del 1944 - scriveva il 10 luglio del 1954 il Signor Ernesto Galardi padre di Aldo e zio di Pietro Bastianelli trucidati insieme ad altri 13 martiri, dai tedeschi dopo una rappresaglia - che molti presenti ricorderanno; e particolarmente coloro per i quali, al pari di me, tale data è rimasta infissa come una spina nel cuore. E’ superfluo che elenchi i nomi delle vittime, ormai ben conosciuti, sono quelli di 15 persone semplici ed oneste, quasi tutte giovanissime, che aspiravano soltanto ad essere lasciate al lavoro che amavano e che per loro e per le loro famiglie costituiva un bisogno materiale e morale. Benchè non fossi presente – continuava Ernesto Galardi – è sempre vivo nella mia mente quel luminoso giorno di piena estate, quando per la grande trasparenza dell’aria, da questa ridente collina si poteva dominare l’immensa distesa della campagna fino alla catena degli Appennini: immensa distesa che ci appare nelle più varie e smaglianti gamme di colore –“.

Per non disperdere memoria i caduti furono Bastianelli Pietro, Calzolai Valeriano, Fibbi Attilio, Gabellini Antonio, Aldo Galardi, Maria Giudici, Landi Annibale, Menicucci Aurelio, Parigi Giovacchino, Poggiali Renato, Sartoni Nello, Zagli Nello, Zagli Ettore, Mario Banchi e Renzo Gottardi. Quest’ultimo era un giovane seminarista di Borgo San Lorenzo (suo fratello Mario è stato per 40 anni parroco della Chiesa di Legri sopra Calenzano), sfollato con la sua famiglia sui contrafforti del Monte Giovi.

Anch’esso innocentemente catturato, come sempre raccontato dal fratello sacerdote, Renzo chiese ai suoi carnefici di recitare insieme a tutti gli altri il Padre Nostro. Poi una raffica di mitraglia pose fine alla vita di questi poveretti, morti innocenti, come scrisse Ernesto Galardi, e come urlò due anni orsono il figlio (che allora aveva sei anni) di un caduto, per rappresaglie.

Questa è la storia, anche se ormai lontana nel tempo e nello spazio; resta il dolore dei congiunti dei caduti e del figlio del Capitano Luley che diede l’ordine di fucilare gli ostaggi, che chiedeva perdono del folle gesto del padre. Così scrisse il figlio Bijorn Luley due anni orsono 2018. “ - Il Capitano Luley, corresponsabile del massacro di Vicchio, era mio padre. È morto nel 1997, come suo figlio, mio fratello, nato nel 1949; vorrei scusarmi con tutti i discendenti delle vittime per l'azione di mio padre. Possa mai più la guerra tra i nostri popoli e nessun fascismo o nazionalsocialismo. Per la pace, la libertà e il rispetto reciproco. Björn Luley; Francoforte / Germania- domenica 25 febbraio 2018“

Parentesi di vita vissuta, in tutti i lati e in tutti i sensi, veramente drammatica ed ingiusta. Domenica prossima 19 luglio 2020 ci sarà la cerimonia a Crespino sul Lamone con i suoi 44 morti.

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