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Maltrattamento di dieci cani. LNDC Animal Protection denuncia

Erano costretti a vivere nell’abitacolo di due automobili parcheggiate, in spazi ristretti e in condizioni igieniche precarie.

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Foto di repertorio Foto di repertorio © NN
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Una lite tra due donne in strada, sfociata ben presto in violenza fisica, è stata provvidenziale. Una pattuglia della Polizia è intervenuta per sedare la discussione e, dal racconto delle donne, è emerso che il problema riguardava le chiavi di un’auto smarrite da una delle due. Gli agenti si sono quindi avvicinati al veicolo in questione e hanno notato al suo interno cinque cuccioli e la loro mamma che a tutti gli effetti sembravano vivere lì, dentro l’abitacolo, in poco spazio e nello sporco. In seguito hanno notato anche un’altra auto parcheggiata vicino che “ospitava” altri 4 cani, nelle stesse inaccettabili condizioni degli altri. Gli agenti hanno quindi sequestrato gli animali, affidandoli a una struttura dove avrebbero ricevuto le cure e le attenzioni necessarie, e denunciato la donna per maltrattamento.

Abbiamo sporto a nostra volta denuncia per le condizioni drammatiche in cui erano costretti a vivere questi poveri cani. Da quanto abbiamo appreso, si trattava di simil labrador e molto probabilmente i cuccioli erano destinati a essere venduti in maniera illecita. Purtroppo non è una novità: spesso succede che persone senza scrupoli si procurino una femmina e la costringano a partorire a ciclo continuo in condizioni di disagio, per poi vendere i cuccioli senza alcun controllo né documentazione. Le indagini faranno chiarezza su questo caso specifico, ma la certezza è che quei poveri cani non potevano continuare a vivere chiusi in due automobili”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection.

Colgo l’occasione comunque per ricordare che se si decide di comprare un cane, anziché adottarne uno dei tantissimi che ancora oggi riempiono i canili di tutta Italia, è fondamentale visitare il luogo in cui vivono la mamma e i cuccioli e diffidare di chi li vende online senza la possibilità di conoscere di persona l’allevatore e la cucciolata. È solo limitando la domanda e isolando persone che agiscono in questo modo che si può mettere un freno a queste pratiche scorrette e pericolose”, conclude Rosati.

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