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Maidan, Maidan, Maidan, dove tutto è cominciato

Sia per tutti il grido e l'inno: Slava ucraini heroiam slava!

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Ucraina Ucraina © EM
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Questi di dieci anni fa, sono i giorni di Maidan: la più grande rivoluzione popolare del XXI secolo contro il dispotismo e il liberticidio che per secoli ha fatto del popolo ucraino l’oppresso e la vittima di genocidi e soprusi. Davanti al popolo ucraino che combatte per la sua indipendenza da Mosca e per la libertà verso l’Europa, si riconosce il coraggio dei giusti.

L’Ucraina volta le spalle al passato e a quel presente proposto da Mosca, svilente autoritario, medioevale nel concetto e nella proposta. L’Ucraina, che ha sempre anelato all’occidente ha fatto la sua scelta. Quella di guardare avanti. L’Ucraina e le Maidan furono l’espressione della ricerca dell’emancipazione, in particolare delle giovani generazioni che non vogliono emigrare come extracomunitari in Italia o in Germania, che vanno in Polonia dove hanno più affinità da sempre che con i Moscoviti.

Hanno dato una lezione al Mondo: si combatte per la libertà, non si scappa. È la mentalità giusta, non parassitaria, non terzomondista. Maidan è questo: sei mesi di combattimento di lotta contro i beirkut di Yanukovich,  Azirov e i cecchini moscoviti. Nel freddo dell’inverno ucraino a meno dieci e meno quindici gradi, giorno e notte, nelle tende, sotto i colpi della milizia.

Sono caduti più di cento civili di tutte le età e più di duecento morti bruciati nel palazzo del sindacato all’angolo della via Kresciatic perché il teatro principale della rivolta fu a Kyiv dove difronte alla Maidan ci sono i palazzi ministeriali. Molti di più furono i dispersi. La fuga di Yanukovich con le valige piene di dollari, non certo di rubli, fu il segno di una grande vittoria e il prologo della guerra, che fino a Poroshenko eletto presidente nel maggio del 2014 al maggio 2019 era limitata all’occupazione della Crimea e del Donbass ucraino.

La rivoluzione di Maidan è, e resterà l’esempio crudo di un sacrificio, dell’anima della popolazione ucraina, della sua volontà di indipendenza e scelta. L’invasore è l’occupante di sempre. Oggi, dopo che finalmente Zelensky ha dimostrato di cambiare passo al paese sostenuto da un fortissimo consenso, l’Ucraina ha subito la più grave offesa possibile che Mosca come sua abitudine aveva già pianificato: lo sterminio.

Questo è il motivo e il significato di Maidan, che ho descritto per tanti anni e che oggi vede chiusa la sua rubrica dedicata e non più aggiornata non per mia volontà (NDR: cercare in rete gli articoli di Enrico Martelloni). Nonostante le alterne vicende storiche: più liberi e meno oppressi gli ucraini preferiscono i polacchi. Lavorano laggiù gli ucraini, almeno le donne e oggi che molte sono tornate dopo i primi tempi di guerra e di sterminio civile, ricostruiscono la loro patria e le loro case dove vivere e lavorare.

Maidan fu una lotta impari. Tutte le città protestarono contro Yanukovich e i filo russi. Ricevettero un brutto biglietto da visita. Incolmabile resterà il rancore se non l’odio legittimato verso i Moscoviti.

Ma Maidan, la più grande e civile rivoluzione popolare del XXI secolo, anche a dieci anni dal suo inizio, mantiene indelebile il suo significato e simbolo di indipendenza e libertà. È l’emblema dell'emancipazione e della volontà del popolo ucraino di liberarsi dal peso di Mosca e dalla logica dell’oppressione, dimostrata innumerevoli volte, in Ucraina come in Cecenia e in Georgia, un'oppressione che rispecchia il medievalismo del vassallaggio.

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