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Letizia Cesani, Presidente Toscana Coldiretti fra agricoltura e ambientalismo

Intervista-chiacchierata esclusiva su temi importanti come il dissesto idrogeologico e l'energia rinnovabile.

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Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana © Facebook
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"Dio fece la campagna, l'uomo fece la città." Questa massima è vergata sul sito azienda Cesani e ben rappresenta i valori che anche oggi guidano questa famiglia, e non solo nel mondo della viticultura.
Ho fatto una bella chiacchierata con Letizia Cesani che conosco da molti anni; praticamente da quando per la  prima volta visitai la sua azienda a Pancole con vista sulle torri di San Gimignano. Ero un'apprendista giornalista che scopriva il mondo della Vernaccia e lei era l'allieva di babbo Vincenzo, ma già pronta con la sorella Marialuisa a prendere le redini di questa casa vinicola.

Da quel giorno Letizia strada ne ha fatta molta e dopo gli studi all'università di Siena e la specializzazione in enologia a Londra, è tornata a Pancole e guidata dalla passione e dalla competenza ha fatto della sua aziende una delle più importanti e rappresentative della Vernaccia di San Gimignano di cui è stata Presidente del Consorzio per un decennio.. 
Consigliere del Movimento turismo del vino, nonché vicepresidente di Coldiretti Siena e presidente di Vigneto Toscana e appartenente come me all'associazione nazionale Donna del Vino crede fortemente in valori sani e concreti e da agosto scorso ha messo la sua esperienza anche al servizio di Coldiretti diventandone la Presidente Toscana.

Letizia buongiorno! Complimenti per il nuovo incarico, tanto non avevi niente da fare...Pensa siamo a dicembre e sono mesi che ci rincorriamo... Hai deciso di accettare anche questo nuovo incarico?
(Ride) come ben sai i temi dell'agricoltura sono a mio avviso talmente d'interesse collettivo che ho ritenuto importante mettere la mia persona e la mia voce a disposizione per  il sommo interesse della comunità e poter perseguire quegli obiettivi di tutela della natura e del paesaggio. Sarà perchè, come ben sai, abitando a San Gimignano ritengo il paesaggio molto importante.

Partiamo dal nostro amato mondo del vino ultimamente nell'occhio del ciclone. Che ne pensi delle nuove etichette europee?
Pare si voglia criminalizzare il settore vitivinicolo. Noi siamo orientati alla trasparenza e a fornire informazione al consumatore e per quello che mi riguarda vanno bene tutte le modalità e forme per raggiungere l'obiettivo però non capisco bene se nell'idea di queste etichette ci sia qualcos'altro perché i segnali che ci arrivano, come il voler inserire la dicitura "nuoce gravemente alla salute" o il nutriscore mi paiono una serie di dinamiche che fanno invece pensare che ci sia un approccio verso questo settore penalizzante.
Questo mi dispiace molto e non solo perché faccio il produttore di vino ma perché per noi italiani il vino è un atteggiamento culturale.
Non abbiamo una posizione di difesa a prescindere per un prodotto che nuoce alla salute, ma siamo paladini e testimoni di un qualcosa che non è solo un alimento che ha anche aspetti positivi per la salute, e la dieta mediterranea con i suoi studi ce lo conferma (ovviamente se consumato nella modalità giusta e noi come "Donne del vino" stiamo portando avanti un progetto in questo senso di promozione nelle scuole superiori); ma c'è un problema culturale che a me dispiace molto ovvero che, nonostante questa ricerca dei turisti per l'italian style e le loro vacanze esperenziali nelle nostre campagne poi si subisce un Europa che mette insieme una serie di normative che evidentemente non comprendono questo aspetto culturale e quindi o c'è ignoranza o c'è malafede.

Ma in certe zone d'Europa adesso sta spopolando il vino senza alcol come la mettiamo?
Il vino senza alcol specifichiamolo non è vino. Tutt'al più può essere una bevanda e la cosa più grave è che magari fosse solo  succo d'uva...
Se va bene gli viene impedito di fare la fermentazione attraverso micro filtrazioni o altre tecniche simili ma in questo caso ol prodotto viene fermentato e poi viene ridotto l'alcol con un processo chimico. Ci sarebbe molto da dire....diciamo solo che è un prodotto diverso che poco ha a che vedere con la nostra cultura.
Un tema diverso invece, che le associazioni vitivinicole tendono a ribadire, è la necessità di "alleggerire" il vino che a causa dei cambiamenti climatici sappiamo che in alcune aree del sud del mondo tende ad avere gradazioni alcoliche molto elevate e poco difficili da commercializzare.
Ma una nuova bevanda a base (teoricamente) di vino mi fa anche paura. Non credo debba passare il messaggio che abbassando il tenore alcolico sia possa bere vino liberamente.
Non è questa la strada giusta. Quella giusta è quella che stiamo percorrendo noi "Donne del Vino" che andiamo nelle scuole superiori a parlare di cultura del vino e di consumo responsabile e consapevole sottolineando che non ci si mette alla guida a prescindere se si è bevuto ma si può però godere i piaceri di una bottiglia che stimola a livello intellettuale ed emozionale. Il fascino del vino è un altro.

Noi italiani siamo lontani da certa Europa?
Secondo me c'è un approccio all'agricoltura nei paesi mediterranei diversa che non è nemmeno concepibile da una serie d paesi del nord dove l'agricoltura non c'é oppure se c'é è molto diversa. Penso all'agricoltura e agli allevamenti intensivi che sono temi importanti.
In quelle aree d'Europa dove queste pratiche sono diffuse nemmeno s'immagina che c'è una modalità diversa e non industriale di agricoltura e di allevamento e le normative europee in essere di fatto penalizzano l'agricoltura "artigiana" che è la più green d'Europa e che è quella italiana.
Una cosa inconcepibile. C'è un po' di schizofrenia in Europa e va ribadito che noi abbiamo una posizione diversa perché le nostre aziende subiscono le conseguenze dirette anche economiche di queste normative.

Parliamo di Toscana e ambiente soprattutto all'indomani della tragica alluvione della piana...
Bella parola ambiente.
Racconto questo anedotto che rende bene l'idea. Nei giorni dell'alluvione di Campi Bisenzio come Coldiretti mi sono messa a disposizione per aiutare le realtà agricole della zona che avevano subito danni e mentre ne parlavo con l'Assessore all'ambiente che mi ha prontamente aperto sul tavolo una cartina della zona alluvionata vi sono saltati alla vista i nomi di alcune strade finite sott'acqua: via del Padule, via del Pantano, via Gracida rane... ma qualcosa vorrà pur dire quella toponomastica?
Mi pare di essere proprio all'Abc se non si capisce questo. Chi abita lì se lo doveva aspettare quello che è successo, ma forse fra l'ambientalismo esasperato di ora che guai se mangi un qualcosa di strano oppure trovi persone che si legano agli alberi a prescindere è necessario fare un'analisi di coscienza e capire che forse in passato sono state fatte delle scelte sbagliate non supportate da un'adeguata conoscenza. Non voglio dire che ci sia malafede, spero di no, ma è il nome stesso delle strade che ti dice che quella è un'area alluvionabile e questo lo capisci solo a leggere una cartina e figurati se non lo capisci a leggere le cartine e i dati sul consumo del suolo che evidenziano che quell'areale è rosso e la Toscana tutta una delle aree più cementificate d'Italia.
Attenzione non parlo degli anni'70 a cui si attribuiscono tutte le malefatte del genere ma parlo dal 2019 ad oggi anni in cui la Toscana ha perso oltre 400 ettari di superficie agricola a causa della cementificazione, ovvero dell'abbandono dell'attività agricola che non è più conveniente. Quindi poi s'impermeabilizza con le costruzioni edili, i piazzali, i parcheggi, etc... quindi non è un fenomeno vecchio ma attualissimo.

Eppure l'obiettivo europeo consumo del suolo zero è lì...
L'obiettivo 2050 consumo del suolo zero mi sta molto a cuore ed è un tema su cui come Coldiretti ci siamo esposti molto.
Ricordo era il 2015 quando all'indomani dell'Expo di Milano abbiamo fatto con l'allora Ministro dell'Agricoltura Martina un percorso con il disegno di legge che dopo essere stato approvato alla Camera dei deputati con 256 voti favorevoli, 140 contrari e 4 astenuti è rimasto fermo al palo.
Un disegno di legge molto interessante che definiva con precisione cos'é il consumo di suolo, cos'è il terreno fertile e il suolo agricolo e aveva un obiettivo preciso.
Ecco oggi bisogna essere capaci di sollecitare una volontà politica e perseguirla per portare a casa quella legge ma mi pare che alle parole non corrispondano i fatti.

L'agricoltura quindi come fondamento per la cura dell'ambiente. Come si può far capire questo?
Sono convinta, ed è anche il motivo per cui mi sono impegnata in prima linea in Coldiretti, che ognuno di noi debba fare la sua parte attivamente e dire a voce alta che l'agricoltura è importante per l'ambiente.
Credo che di fronte alle tragedie come quella di novembre nella piana fiorentina è brutto da dire ma una scossa dovrebbe arrivare.
Il problema di fondo rimane che fa più notizia l'emergenza della pianificazione; un po' come le grandi opere che fanno più notizia rispetto alla manutenzione ordinaria .
Credo che il mondo agricolo sicuramente sta cercando in tutti i modi d'invertire la tendenza dell'abbandono del suolo ed evitare quindi l'impermealizzazione e la cementificazione del suolo mantenendo delle attività; ma serve anche una manutenzione straordinaria e non solo a valle ma anche a monte cercando poi di sostenere chi mantiene delle agricolture nelle aree marginali provando anche ad aiutarli con una certa multifunzionalità cercando di aprirle un po' al mercato anche al turismo.
Credo che ci sia molta più sensibilità e soprattutto i nostri agricoltori sono meno disposti ad arrendersi se si vedono valorizzati e coinvolti.
Trovare risposta anche nella comunità e nel consumatore è molto importante però questo è un percorso lungo e culturale.
Il problema rimane quella da cui siamo partite ovvero la normativa europea che vuole privilegiare delle agricolture impostate in maniera diversa dove il grande è bello e quindi questa nostra volontà viene messa in crisi dalle fondamenta.
Dobbiamo essere bravi e provare a resistere e questo anche le istituzioni territoriali bisognerebbe che lo capissero di più e diano più sostegno agli agricoltori resistenti. Penso ai sindaci e agli assessori che bisognerebbe avessero la certezza che queste persone che rimangono sui territori e sono a capo di aziende piccole oppure fanno attività marginali sono fondamentali per la tenuta stessa del loro territorio anche in ambito ambientale.
A mio avviso non tutti lo hanno compreso bene e quindi va rimessa al centro degli interessi la funzione dell'agricoltura e il suo modo di fare estremamente etico e sensibile; questo va ribadito.

L'Europa sta favorendo l'agricoltura intensiva?
Purtroppo nonostante la si voglia presentare come new deal, una nuova vita a tutela dell'ambiente la realtà è ben diversa. 
Si cerca di non rendere più interessante fare delle scelte etiche in agricoltura come quelle dell'Italia che fa agricoltura artigianale. Sono i piccoli che fanno il territorio, sono loro che vanno sempre tutelati.
Chi fa altro ed ha un impostazione da multinazionale non è collegato col territorio e questo non possiamo condividerlo.
E' chiaro che la sostenibilità va anche a braccetto con l'interesse economico perché facciamo questo di mestiere, però deve essere reale. Noi vogliamo essere la goccia che scava la pietra e provare nel nostro piccolo a ribadire certi valori. 
Il problema di oggi non è tanto il produrre ma come produrre. L'artigiano è colui che ha la sapienza nelle mani e sa come fare e il saper fare è nell'artigianalità. Però sono considerati sempre marginali e l'agricoltura è sempre la Cenerentola di ogni attività salvo poi accorgersi della sua importanza solo in occasione dei disastri ambientali.

Hai detto che la terra va curata iniziando dall'alto. Parliamo di montagna?
E' possibile considerare le montagne non marginali solo ripartendo dalla terra e magari senza metterci le pale eoliche.
La montagna è fondamentale anche perché, come si diceva prima, la maggioranza dei dissesti idrogeologici partono a monte e quindi avere una montagna curata e ben mantenuta è fondamentale.
Pensiamo ai boschi. Sembra un paradosso ma il bosco è coltivato e anche lì la presenza antropica può fare la differenza nel bene e nel male. Viene talvolta fatto passare che l'agricoltura toglie lo spazio ai boschi in maniera indiscriminata ma non è questo il tema perché il bosco cresce in Toscana sette ettari all'anno ed è tantissimo e questo vuol dire in realtà che c'è abbandono e con esso scoppiano gli incendi d'estate, ci sono poi le frane. Insomma si tratta di mancata gestione, tutto è collegato ed è chiaro che per avere una montagna viva ci deve essere un po' di economia che interviene e viene alimentata dando la possibilità poi alla comunità di crescere e svilupparsi.
Ci sono esempi virtuosi in tal senso di zone montane tornate a nuova vita grazie alla presenza di un'azienda, penso a un ristorante che ha creato un indotto economico aprendo una strada. E' chiaro che il tema è sempre economico ed è per questo che servirebbe maggior sostegno delle istituzioni sennò arrivi poco bene a fine mese e in assenza di normative magari poi arriva chi propone l'acquisto di pannelli solari a terra...
E questo è il vero fallimento dell'agricoltura ed è per questo che dobbiamo sostenerli perché questo non lo passiamo permettere.

Quindi non solo pale eoliche, ma lo scempio arriva anche dai pannelli fotovoltaici?
L'ambiente è un tema politico avvolto da uno strano silenzio che cerco di rompere.
Questo è un argomento che mi preoccupa perché, ribadisco, forse perché sono cresciuta in aree in cui il paesaggio è importante e dove non puoi cambiare nemmeno un infisso in casa senza mille permessi perché sennò deturpi il paesaggio non capisco come sia possibile che ci siano aziende che possano offrire cifre importanti per acquistare appezzamenti di minimo 10 e 20 ettari per installare strutture di agrivoltaico a terra che sono alte tre metri e hanno un forte impatto ambientale e paesaggistici e in zone dove gli amministratori locali affermano di avere le mani legate perché sono progetti da Pnrr e la normativa consente il loro realizzo.
Stiamo lavorando anche con il Governo per fare uscire un regolamento dove non si possano almeno installare nelle aree con paesaggi e in quelle con produzioni a denominazione dove a mio avviso dovrebbero essere escluse a prescindere.
Noi non siano contrari all'energia alternativa però pare un paradosso che non ci sia una regola su come e dove mettere queste strutture.

Stesso discorso per le pale eoliche?
Per le pale eoliche, il tema è lo stesso. Non siamo contrari a prescindere però il tutto deve essere regolamentato. Si rientra nel tema dell'artigianalità e dell'economia circolare.
Quando queste strutture vengono utilizzate per l'autonomia personale, penso se ciascuno di noi nel suo piccolo si dotasse di questi elementi per essere autonomo sarebbe molto meglio che costruire queste strutture che sono gigantesche e credo abbiano finalità diversa dall'autonomia energetica.
Ognuno di noi cerca di rendersi indipendente con le potature, le biomasse, i pannelli sui tetti delle nostre aziende, ma anche installando piccole pale eoliche volendo, etc... Ci sono tante altre modalità declinate in base all'autosufficienza che è cosa molto diversa.
Ciò che mi fa specie che non vedo mai in giro in questi paesi particolarmente belli e violati da queste strutture Sindaci che s'incatenano o fanno manifestazioni per evitare questi scempi.
Ribadisco, non siamo assolutamente contrari all'energia rinnovabile, anzi, però credo anche che in questi casi qui si tratta di cose ben diverse che hanno solo un nome: speculazione.

Letizia che esperienza è questa Presidenza?
Da agosto ho assunto questo ruolo e devo dire che è un'esperienza forte per una come me che da sempre crede nell'associazionismo e quindi quando mi hanno chiesto d'impegnarmi in prima persona mi sono messa a disposizione.
Un'esperienza che m'impegna tanto anche a livello di studio e formazione perché come ben sai provengo dal mondo del vino e dell'ospitalità mentre il mondo agricolo è ampio e i settori sono tanti e noi dobbiamo essere efficienti nella rappresentanza e dare voce a tutti i segmenti dell'agricoltura.
Cerco di conoscere più realtà possibili per riuscire poi a individuare le tematiche più importanti per questa regione. Un'attività che sto facendo in questi mesi andando ad incontrare tutti nelle singole province in maniera tale da rendermi conto di persona di ogni singolo territorio, anche perché parlare con le persone é sempre la cosa pi§ importante da fare quando lì devi poi rappresentare. Diciamo quindi che sono ancora in fase di apprendistato.

Una donna al vertice dell'agricoltura toscana hai trovato un ambiente favorevole?
Diciamo che la mia elezione è anche la testimonianza che l'approccio e la sensibilità in Coldiretti c'è.
Chiaramente la presenza femminile è limitata nelle posizioni apicali però questo è lo specchio della società.
Una differenza importante in Coldiretti però c'è dato che già dalla sua nascita settanta anni fa esiste al suo interno un movimento giovanile e uno femminile che oggi si chiama  Donna Impresa e quindi le donne sono da sempre valorizzate in Coldiretti che riconosce un ruolo tutto nostro che ha la sua dignità.
Pensarlo oggi sembra normale ma settanta anni fa non lo era ne in agricultura nei in altri settori anche più glamour.






 

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