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Il terremoto in Adriatico ha fatto scattare in Italia il sistema di allerta Tsunami. Come funziona

Sarà utile capire come funzionano le procedure in questi casi

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La mappa del sistema di propagazione La mappa del sistema di propagazione © Ingv
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Il terremoto avvenuto al largo della Costa Marchigiana Pesarese il 9 novembre scorso  ha rappresentato un’occasione per verificare le procedure di allertamento del Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV. Fortunatamente il terremoto è stato modesto (Mw5.5) e non ha generato uno tsunami, ma il personale in turno nella Sala di Sorveglianza Sismica e Allerta Tsunami e in reperibilità ha eseguito integralmente la procedura di allertamento.

La soglia di attivazione delle procedure del CAT è magnitudo 5.5 per terremoti in mare o vicino alle coste del Mar Mediterraneo. In tal caso viene predisposta e inviata la messaggistica di INFORMAZIONE o di ALLERTA arancione o rossa (rispettivamente ADVISORY o WATCH), descritta qui. I criteri che sono alla base della definizione dei livelli di allerta sono stabiliti nella Matrice Decisionale in uso al CAT.

Nel caso del terremoto del 9 novembre, il messaggio di INFORMAZIONE è stato inviato alle 7:13, dopo soli 6 minuti dal tempo origine del terremoto (le 6:07 UTC, le 7:07 in Italia).

Un messaggio analogo in lingua inglese è stato inviato ai molti Paesi del Mediterraneo che ne hanno richiesto la ricezione Si noti la descrizione del messaggio di INFORMAZIONE che non si configura come un’allerta.

Il messaggio è stato inviato al Dipartimento della Protezione Civile nazionale, il quale lo ha diramato immediatamente alle autorità locali e a tutte le componenti del sistema della protezione civile in Italia.

La magnitudo rapida stimata dal CAT-INGV è stata pari a 6.0, un po’ superiore quindi alle stime fornite in seguito dal Servizio di Sorveglianza Sismica INGV e da altri Enti internazionali.

Un eventuale tsunami originatosi in quel punto avrebbe raggiunto la costa delle Marche settentrionali in un tempo variabile tra circa 20-25 minuti nella zona più vicina all’epicentro, a 30-35 minuti ad Ancona (Fig. 2), mentre avrebbe impiegato circa un’ora per raggiungere la Croazia e oltre due ore per raggiungere le coste del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia.

Il tempo teorico tra l’origine del terremoto e l’arrivo stimato dello tsunami è di circa mezz’ora. Si nota inoltre che le variazioni del livello del mare dopo il terremoto non sono differenti da quelle del periodo precedente, a conferma del fatto che il terremoto non ha generato un maremoto.

In caso di uno tsunami reale, ci sarebbe stato quindi un tempo sufficiente per raggiungere quasi ovunque i cittadini con un messaggio di allerta. Da considerare anche che nelle aree più prossime all’epicentro lo scuotimento prolungato dovrebbe fungere di per sé da “allerta naturale”. È buona norma che in casi del genere ci si allontani dalla costa senza attendere l’eventuale allerta ufficiale. Le norme di comportamento da adottare in caso di maremoto sono riportate nelle pagine di Io Non Rischio.

Fonte Ingv. A cura di Alessandro Amato, Alessio Piatanesi, Lorenzo Cugliari e Silvia Filosa (INGV-Centro Allerta Tsunami)


 


 

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