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Il Tabernacolo dell'Arcolaio a rischio. Cittadini e comitato per l'arte si mobilitano per il restauro

Nasce il nuovo "comitato per l'estetica cittadina".

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Il tabernacolo dell'Arcolaio Il tabernacolo dell'Arcolaio © Facebook
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Era il 2020 quando Chiara Giovannini del gruppo social "noi del Campo di Marte" chiese lumi agli Amici dei Musei sul Tabernacolo dell'Arcolaio.
"Sono in contatto con loro e mi terranno aggiornata. Chi se ne occupa è il comitato dei Tabernacoli.". 
Dopo anni di rimpalli finalmente eravamo giunti a districare la matassa ma poi la pandemia...
"Buongiorno, ho parlato con il Comitato dei Tabernacoli, causa Covid una situazione già potenzialmente in conclusione, permessi ecc ..., si è inesorabilmente protratta. Stanno lavorando per recuperare il tempo perduto, le farò sapere. Un caro saluto." Questa la replica di marzo 2020 degli Amici dei Musei.

Due anni di pandemia hanno cancellato idee e progetti, lo sappiamo tutti, ma non hanno fermato la volontà di tanti cittadini di salvare il taberrnacolo dell'Arcolaio ne hanno fermato il tempo che inesorabilmente anche quando noi eravamo bloccati in casa scorreva inesorabile anche sul prezioso manufatto Cinquecentesco....

Oggi dopo altri tre anni i tanti residenti di Coverciano e Campo di Marte che hanno a cuore le sorti del Tabernacolo dell'Arcolaio hanno deciso di provare ad alzare la voce riunendosi in un comitato ad hoc propedeutico a una risoluzione del problema per intervenire prima che la preziosa opera d'arte Cinquecentesca crolli a causa del prolungato abbandono!

Purtroppo i toni pacati, il lavorare con discrezione nel silenzio ci ha portati solo a scontrarci con muri di gomma.
Don Leonardo Guerri della parrocchia di Santa Maria a Coverciano (che come leggete nella storia del manufatto) lo ha in comodato dal Demanio dal 2021 da me personalmente interpellato oltre due anni fa quando manifestai la volontà di alcuni cittadini di "almeno pulirlo" dato che è assalito dal guamo e dall'abbandono (lo dimostrano nelle foto i vasi rovesciati e abbandonati così da anni sotto l'immagine Sacra) mi rispose che la chiave del lucchetto arrugginito che chiude il cancelletto che funge ormai da rastrelliera per bici abbandonate lo ha una famiglia della zona....
Risposta vaga e incomprensibile per più motivi. Il lucchetto arrugginito manifesta che nessuno mai lo usa; secondo motivo un bene sacro che il Demanio concede in uso alla parrocchia di riferimento che ne è responsabile non può finire nelle mani di una famiglia e poi quale? Mai risposto.
Ieri dopo oltre due anni sono tornata da Don Guerri a Chiedere lumi e la sua risposta è stata la stessa anzi. Mi ha cercato di sviare dal tema sottolineato che l'unico interesse dei cittadini per il tabernacolo è perché ci hanno posizionato davanti i cassonetti.
Quando gli ho fatto notare che sbagliava perché ci sono tanti cittadini preoccupati del suo cattivo stato di conservazione che non vanno certo a strombazzare sui social ma cercano una soluzione bussando alle porte giuste e che lui in quanto responsabile della cura del bene una risposta me la doveva ha replicato che "mancano i soldi per restaurarlo e che le giornalate non sono una soluzione".

Con tutto il rispetto che li porto e che Don Guerri non ha avuto per me e la mia professione con quel fastidioso "giornalate" replico che tacere,, nascondere il problema sotto la sabbia e raccontare evidenti balle (la famiglia della chiave arrugginita...) non aiutano a salvare un bene che è di tutti anche se il custodia lo ha lui, uomo di Chiesa e custode non solo delle anime ma dei beni terreni.

Perchè non dire:"aiutatemi a salvare il tavernacolo?" quando sa bene che il dott. Lorenzo Manzani, responsabile del settore artistico del Comitato Tabernacoli ha fatto sapere che il lungo iter burocratico che bloccava ogni possibilità di intervento sul tabernacolo di via dell’Arcolaio, si è concluso con successo?
Non sa caso il Don la firma sul contratto con cui il tabernacolo veniva dato in concessione alla Parrocchia di Santa Maria a Coverciano (pur restando di proprietà del demanio) l'ha messa solo in quel momento .
Perché fermarsi a quel 1 giugno 2021 quando sa bene che a coordinare i lavori per la ristrutturazione ci penserà il comitato Tabernacoli, che i preventivi ci sono già (andranno slo aggiornati) e che qualche soldino i parrocchiani lo hanno già donato attraverso i concerti “L’Arte per l’arte” organizzati proprio da lui e  finalizzati proprio al restauro del tabernacolo?
Perché fermarsi quando le cose si mettono bene e serve solo sensibilizzare altri finanziatori per giungere al traguardo?

Ecco che allora nonostante che il Don non chieda una mano ai cittadini e  preferisca trincerarsi  nel silenzio del non detto noi non aspettiamo l'inesorabile momento del crollo del tabernacolo cinquecentesco e come cittadini di Coverciano e Campo di Marte alziamo la voce per salvare il tabernacolo dell'Arcolaio.

Grazie a Maria Chiara Calamai e Chiara Giovannini due grandi e instancabili donne della zona che hanno riunito le forze di due dei più importanti gruppi social della zona su indicazione del dottor Lorenzo Manzani critico d’arte degli Amici dei Tabernacoli di Firenze (sezione degli Amici dei Musei) nasce questo nuovo comitato (un altro ancora penserete!)  solo perché per il restauro occorreranno fondi e un comitato essendo un soggetto collettivo e non singolo ha più forza per chiedere il finanziamento necessario al restauro dell'opera, magari sensibilizzando l’Ente Cassa di Risparmio di solito non indifferente quando si tratta di opere d’arte. 
L'ambizione è di creare un nuovo "Comitato per l’estetica cittadina”, similmente a quanto fu fatto da Bargellini, e anche se non abbiamo la sua levatura almeno proviamo a muovere la città sonnacchiosa.
Come direttore di OK!Firenze metto a disposizione le mie pagine ben conscia che un foglio cittadino debba essere al servizio della collettività confidando che molti anche dei nostri lettori come noi abbiano a cuore questo tabernacolo!

Ecco qui il link per tutti coloro che amano il Tabernacolo dell'Arcolaio
Amici del Tabernacolo dell'Arcolaio | Facebook

La storia dell'opera d'arte

Tecnicamente è un’edicola. Molto bella, particolare ed unica nel suo genere. E' un gioiello del Quartiere 2. 
Artisticamente la si potrebbe definire anche cappellina avendo al suo interno un’immagine sacra. Nel nostro linguaggio corrente questa edicola viene chiamata tabernacolo.
Il tabernacolo di via dell’Arcolaio lo conosciamo tutti quelli che vivono e abitano il quartiere. Tutti prima o poi ci sono passati davanti e lo hanno guardato ammirati.
Magari abbiamo anche sfamato qualche gattino che si trovava all’interno. I più anziani si ricordano che non è sempre stato così, girato verso la via e narrano di quando era voltato dall’altra parte e di quando si trovava al punto estremo della grande area che era occupata dalla Fornace Donati che arrivava fino a via lungo l’Affrico angolo via Gualberto.
Fu Baccio Bandinelli in una data imprecisata del 1500 a volere questo tabernacolo. Lo fece costruire di tasca sua in un terreno di sua proprietà. Il perché lo volle non è dato saperlo anche se leggenda popolare narra che  fu eretto in memoria delle tantissime vittime della peste che colpì Firenze nel 1348.
Non sappiamo neanche come mai l'artista abbia scelto proprio quel punto preciso anche perché negli anni di Baccio Bandinelli quella zona era aperta campagna ma ci sono varie ipotesi, tra le quali spunta una storia che parla di un lazzeretto che si trovava proprio in quel punto e in cui erano ricoverati gli appestati dalla peste nera. Purtroppo non ne abbiamo la certezza.
Il nostro tabernacolo può essere descritto come "una loggetta, con la copertura a mattoni sorretta da due colonnette dai capitelli composti da pietra serena. Alla sommità dell’arco è murato uno stemma in marmo della famiglia Bandinelli, consistente in una croce gigliata con a fianco una palla con la quale i Medici gli avevano concesso di fregiarsi."

Nel 1960 l’intera area viene acquisita da un’impresa edile che inizia a lottizzare l’intera area per urbanizzarla. Nel 1958, il nostro tabernacolo era stato dichiarato bene vincolato dalle Belle Arti, ma durante la fase dei lavori di costruzione di nuovi palazzi e condomini, questo era a rischio di distruzione.
Questo piccolo gioiello di architettura sacra cinquecentesca è stato salvato da un Comitato per l’estetica cittadina presieduto da Piero Bargellini il quale, nel 1961, riuscì ad impedire che le grandi costruzioni condominiali che stavano sorgendo tutto intorno fagocitassero anche il piccolo pezzo di terreno sopra al quale il tabernacolo sorgeva.
Va notato tra l’altro che le esigenze urbanistiche imponevano di far passare la nuova strada alle spalle del Tabernacolo ed, appunto per venire incontro a queste, esso venne completamente smontato.
Dopo il restauro dei vari pezzi, che il tempo aveva ridotto in condizioni disastrose, il tabernacolo fu rimontato invertendone l’orientamento, e cioè con la fronte rivolta verso la strada.
Una volta che fu risistemato, dato che ormai non vi era più la minima traccia dell’immagine che un tempo vi doveva essere affrescata, il Comitato per l’estetica cittadina vi fece collocare a proprie spese un affresco ottenuto dipingendo e ritoccando le pallide tracce che erano rimaste sull’intonaco di un affresco opera di Matteo Roselli (1578-1650) quando questo ne era stato distaccato.(restaurato dal pittore Benini).
Si trattava di un affresco che in origine era nella Chiesa di Santa Maria De’ Pazzi in Borgo Pinti e che faceva parte di una serie composta da quattro scene della vita di Gesù, tutte dello stesso autore, che si trovavano in una parte del Monastero che venne demolita per per aprire via della Colonna.
L’impostazione della scena risulta chiaramente derivata dalla famosa “Samaritana al pozzo” dipinta da Alessandro Allori (1535-1607) nel chiostro dell’Arcispedale di Santa Maria Nuova.
Fu il pittore Cesare Benini a ricreare l’immagine sacra che era andata completamente distrutta. Tutto ciò accadde nel 1969. Purtroppo nel 1971 l’impresa edile cede il bene ad una nuova società che malauguratamente fallisce nel 1971.
Il tabernacolo passa nel dimenticatoio
, tanto più che il curatore fallimentare non si occupa neanche di venderlo insieme al resto dell’area. 
Quelli che erano i proprietari del tabernacolo e del pezzo di terra in cui si trova lo rifiutano e di conseguenza, secondo il codice civile, questo prezioso bene passa allo Stato il quale nel 2021 lo ha concesso in comodato d’uso alla Parrocchia di Santa Maria a Coverciano. 
E qui tutto si ferma....

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