OK!Mugello

Bullismo in Italia: il 50% dei ragazzi ne è stato vittima

Abbonati subito
  • 1
  • 313
Bullismo in Italia: il 50% dei ragazzi ne è stato vittima Bullismo in Italia: il 50% dei ragazzi ne è stato vittima © n.c.
Font +:
Stampa Commenta

I dati sono impietosi: nel 2014 in Italia più del 50% dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni è stato vittima di episodi offensivi, non rispettosi, nel peggiore dei casi violenti. Di questi quasi uno su cinque viene maltrattato regolarmente nell’arco di un mese, alcuni a cadenza settimanale. Più le femmine (21%) rispetto ai maschi (18%), più i liceali che gli studenti degli istituti professionali o tecnici. A far luce sull’incidenza del bullismo nelle scuole dello Stivale è stata una ricerca dell’Istat pubblicata pochi giorni fa e riferita all’anno passato. I dati emersi mostrano una realtà senz’altro più cupa di quello che la percezione comune possa suggerire: perché il bullismo esiste, ma molto spesso è sottaciuto. Se il 60% dei ragazzi sceglie deliberatamente e senza condizionamenti di rivolgersi ai genitori nel caso subisca violenza fisica o verbale, il 40% considera un buona strategia quella di “cercare di evitare la situazione”; mentre il 29% alla domanda se sia utile o meno “far finta di nulla”, risponde sì. Segno inequivocabile che, malgrado belle parole e pseudo-provvedimenti, c’è ancora chi preferisce non esporsi e chiudersi nel silenzio, convinto che le ritorsioni messe in moto da un’eventuale denuncia siano peggiori delle ordinarie vessazioni. Il 40% degli adolescenti ritiene sia giusto consultarsi con gli insegnanti in situazioni esasperate e di difficile sopportazione: una percentuale bassa, che deve suonare come un ammonimento per l'intero sistema scolastico nazionale. Nella maggior parte dei casi le vittime subiscono insulti o minacce, e in proporzione minore azioni di violenza esplicita (calci, spintoni, pestaggi). Fa riflettere la connessione tra bullismo indiretto –cioè quello che non si compie faccia a faccia tra bullo e vittima, ma attraverso diffamazione – e l’uso delle nuove forme di comunicazione: quindi cellulari, internet, social network. L’accessibilità alle nuove tecnologie per gli adolescenti, per cui smartphone e tablet sono stati ampiamente sdoganati (il 70% dei ragazzi tra 11 e 13 anni usa tutti i giorni il telefono, e il 40% fa altrettanto con il web), trova un suo naturale rovescio della medaglia nel fenomeno del cyber-bullismo: messaggi aggressivi e foto compromettenti possono far più male di uno schiaffo. Perché, nonostante “solo” il 7% abbia ammesso di essere stato vittima di azioni di questo tipo, nell’era dove essere connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza connaturata alla realtà, il mondo dei social riesce spietatamente a fare terra bruciata intorno ad un ragazzo. Considerate le caratteristiche della comunicazione virtuale, infatti, anche una sola offesa divulgata attraverso Internet o whatsapp può arrecare un ingente danno psicologico: raggiungendo una molteplicità di persone contemporaneamente, ed essendo rimbalzato dall’una all’altra all’infinito, la gravità e la natura dell’attacco si ampliano notevolmente. Storie inventate o falsità gratuite assumono proporzioni lontane anche dalle intenzioni dei “bulli”, e sono queste a contribuire all’esclusione dagli eventi, dalle attività collettive, o dalla quotidiana compagnia di un gruppo di coetanei. I numeri parlano chiaro, e poche volte ammettono errori. Il coraggio di denunciare non lo si può chiedere ad un ragazzo, ma bisognerebbe darglielo: e chi non lo fa alimenta una tacita connivenza che del bullismo è la naturale scintilla.  

 

Lascia un commento
stai rispondendo a

Commenti 1
  • Marco Squarcini

    Non facile vedere un rapporto statistico trasformato in narrazione senza perdere niente del portato scientifico. E con la sensibilit che una cifra identificativa del Cosimelli giornalista.

    rispondi a Marco Squarcini
    lun 21 dicembre 2015 01:58