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Oriana Fallaci, la voce scomoda che avevamo e non abbiamo ascoltato

"La verità non è mai elegante”. Oggi più che mai dovremmo ricordarla: fiorentina, giornalista, scrittrice e voce scomoda. Una donna che aveva visto tutto prima.

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Oriana Fallaci Oriana Fallaci © n.c.
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C’è un silenzio che pesa.
È quello che circonda il nome di Oriana Fallaci giornalista e scrittrice italiana e una delle voci più autorevoli del Novecento.
Una donna in prima linea sempre che ha raccontato il mondo con coraggio e con l'elmetto, che ha sfidato i potenti della terra senza tremare, che ha osato dire ciò che molti non volevano sentire e che si è tolta il velo davanti a Komeini.
Eppure, oggi, nel diciannovesimo anniversario della sua morte di lei si parla troppo poco, anche (e soprattutto) nella sua amata Firenze.
Forse perché ricordarla significherebbe ammettere che aveva visto giusto?

Una donna contro tutti

Oriana Fallaci non era una giornalista qualunque era una purosangue. Una combattente armata di parole che ha vissuto la storia dal Vietnam all’India, dal Medio Oriente a New York dopo l’11 settembre.
Ha scritto la storia con gli occhi e con la penna, senza filtri né sconti per nessuno. Da lei hanno accettato di farsi intervistare capi di Stato, dittatori e leader religiosi.
Non aveva paura delle risposte dure, perché la sua forza stava nelle domande che nessuno osava fare. "Non sono le domande che contano ma le risposte" diceva. "Se una persona ha talento puoi chiederle la cosa più banale del mondo e ti risponderà sempre in modo brillante e profondo. Se una persona è mediocre, puoi porle la domanda più acuta del mondo: ti risponderà sempre in modo mediocre."

La profezia ignorata

Nei primi anni 2000, con La rabbia e l’orgoglio e La forza della ragione, Oriana Fallaci scosse tutto il sopito Occidente.
Parlava di un’Europa debole, incapace di difendere i propri valori. Denunciava il rischio di un declino culturale e politico che oggi è realtà e ci travolge.
All’epoca fu accusata di esagerare, di provocare di essere ormai una rancorosa signora anziana peraltro malata.
Oggi, invece, rileggendola, sembra quasi che stesse descrivendo il nostro presente.

Il fastidio della verità

Ieri lo ripetiamo. ricorreva l'anniversario della morte di questa grande fiorentina. Una delle voci più autorevoli del Novecento.
Ma perché è poco ricordata? Perché non consolava, non addolciva e non si piegava, mai.
L'Oriana disturbava, e disturba ancora oggi, a diciannove anni dalla sua morte.
In un’epoca, la nostra, in cui il conformismo veste i panni del politicamente corretto lei era l’opposto: libera, tagliente, senza paura.
"Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è nell'ordine: un imbecille, un disonesto, un fanatico".
Diretta sempre. Forse per questo viene relegata ai margini, come se fosse più comodo dimenticarla.

Un’eredità che brucia

Eppure, Oriana Fallaci ci lascia un’eredità potente: il dovere di dire la verità, la libertà di non uniformarsi, il coraggio di sfidare i tabù.
Non era perfetta e non voleva esserlo. Era umana, feroce, appassionata.
La sua penna era una spada, e il suo giornalismo un atto d’amore verso la libertà. "Io non scrivo per divertimento o per soldi. Scrivo per dovere" specificava.

Dimenticare Oriana Fallaci è un errore. Non per nostalgia, ma per giustizia.
Perché lei aveva visto prima ciò che oggi ci travolge anche se quando lo faceva veniva derisa e insultata. 
Invece il suo coraggio oggi, sarebbe più necessario che mai.
Ricordarla non è solo un omaggio doveroso, è un invito: a non accontentarsi delle mezze verità, a non piegarsi all’omologazione del pensiero unico, a non avere paura mai di disturbare e rompere le scatole, a non temere di passare per antipatico.

Oriana Fallaci anche se qualcuno finge di non ricordarla non se n’è mai andata davvero. Oggi vive ogni volta che qualcuno osa dire la verità, anche quando non conviene.
Grazie Oriana

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