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Mostro di Firenze - Analisi di un rigetto: Ennesimo "schiaffo" ai familiari delle vittime

Accesso agli atti ancora negato e motivazioni prive di qualsiasi riscontro documentale. Nel 2026 nuovo libro sul Mostro di Paolo Cochi

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Paolo Cochi Paolo Cochi © nc
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Autore Paolo Cochi: Dopo la pubblicazione da parte di due quotidiani fiorentini di stralci della corrispondenza tra la Procura di Firenze e l'avvocato di un parente di una delle vittime senza giudicato, (chissà come è da chi l'hanno avute?) Vorrei rispondere alle numerosissime domande inviatemi dai lettori. Commentare il rigetto dell’istanza proposta dal legale di un parente delle vittime del "mostro" è decisamente impegnativo ma è bene far chiarezza su alcuni punti che destano forte perplessità.

La risposta delle pm è totalmente imprecisa e priva di riscontri documentali.
Le accuse a me rivolte le smentisco categoricamente.
Accuse pubblicate dai giornali locali che le hanno carpite chissà come e che non mi hanno concesso alcun diritto di replica.

Secondo i quotidiani vicini alla Procura fiorentina le PM io avrei accusato la Procura come segue: “insinuando di nascondere o proteggere Omissis indicato come possibile autore dei delitti ' una trasmissione di Rai Tre. E’ una dichiarazione palesemente falsa semplicemente perché non ho mai affermato una simile frase. 
Così risulta dalla visione delle 4 puntate realizzate da Rai Tre trasmissione "far west".
Né tantomeno mi risultano pubblicati atti e ricerche svolti dalla Procura atti a smentire l'indagine proposta come invece affermato dai giornali locali.

Ecco gli stralci del provvedimento di rigetto in possesso dei quotidiani La Nazione e Corriere Fiorentino:

"La PROCURA DELLA REPUBBLICA Presso il Tribunale di Firenze N. 1049/2025 Mod. 45 Il Pubblico Ministero dott.ssa Ornella Galeotti e Beatrice Giunti Sost.:
"L'istanza dell'Avv. Tranfa fa proprie le ipotesi svolte da Paolo Cochi - che risulta nominato consulente, senza che sia precisato quali siano la sua "specifica competenza" ex art. 359 CPP ed il suo curriculum professionale - presso i media, in varie occasioni”.

Spero di non incorrere nel reato di "LESA MAESTA" se faccio presente che l'avvocato che propone l’istanza non fa "proprio" ma propone degli elementi nuovi che si basano su evidenze documentali di indagine dei CC del nucleo operativo di Borgo san Lorenzo, ed altra documentazione presente agli atti processuali avvalendosi della consulenza tecnico documentale di un esperto del caso quale è il sottoscritto che ha scritto numerosi libri, documentari, articoli ed interagito con i protagonisti della vicenda per ben 20 anni.

L’articolo 359 del codice di procedura penale menzionato dalle pm regola i rapporti tra pm e suo Consulente Tecnico di Parte, mentre il Difensore della parte lesa ha diritto di scegliere chi vuole come proprio Consulente Tecnico di Parte e quest’ultimo, a differenza di quello del pm, ben può essere privo di specifici titoli professionali o di iscrizioni ad albi o ordini professionali.
Inoltre, secondo la Procura, è "doveroso quindi chiarire l'attività investigativa già svolta negli anni a proposito delle vicende che sono state equivocate e ricostruite in modo tale da proporre deduzioni mendaci".

Di quale attività investigativa si parla?
Perché il 90 per cento dei documenti visionati e messi a disposizione ai legali non è mai stata prodotta dalla Procura nel corso dei 5 anni di traversie e richieste nonostante le innumerevoli richieste dei Difensori?

La Procura della Repubblica di Firenze non ha mai consentito ai Difensori di accedere agli atti processuali e di indagine tranne che in qualche sporadica occasione con pochi e pressoché irrilevanti documenti forniti su ordinanze dei Gip Dr. Silvia Romeo e Angela Fantechi (salvo che per quanto riguarda due Consulenze Tecniche genetiche del Dott. Ricci) che non tenendo conto del parere negativo della Procura stessa, all’epoca in persona del Dott. …….., avevano autorizzato i Difensori delle persone offese ad accedervi.

Nell'istanza si fa riferimento a una perquisizione subita dal <omissis> nel 1966 nella quale gli vennero rinvenuti "2 cartucce  (quindi già percossi) tutte calibro 22", senza trovare quindi l'arma ma due bossoli dal.22 per carabina.
Non c’è bisogno di essere un esperto balistico per sapere che in realtà molte cartucce calibro 22 possono essere usate sia con la carabina che con la pistola.

Da informativa dei CC di Borgo San Lorenzo e da specifiche tecniche delle Beretta Serie 70, si evince  come questa fosse un modello 75. Deve evidenziarsi a proposito dell'asserito principale indizio" portato dall'istante a sostegno della propria ricostruzione dei fatti addebitati al Sig. OMISSIS, che la pistola oggetto del furto all'armeria Guidotti di Borgo San Lorenzo del 1965 è già stata oggetto di accertamenti positivi da  …”

Il soggetto non fu inserito nella famosa lista SAM, non fu perquisito dopo il successivo delitto di Scopeti, né verificato il suo eventuale alibi.

All'interno del rapporto del 2.2.1990 si legge come "la pistola Beretta cal. 22 L.R. matr. 15273 mod. 75 con canna da mm 150 rubata all'armeria "GUIDOTTI Romano" di Borgo San Lorenzo in data 5.21965, tramite interrogazione al terminale elettronico di Ministero dell'Interno sia attualmente (quindi nel 1990, ndr) detenuta da M. V." (compiutamente identificato in atti che qui si omettono per evitare che tale persona venga fatta oggetto di accanimento mediatico ndr) e che l'arma in questione è stata regolarmente acquistata dallo stesso in data 29.12.1972 all'asta giudiziaria di Rimini. Dagli atti di indagine risulterebbe che la stessa fosse stata oggetto di sequestro operato dalla Polizia Ferroviaria di Rimini già dal 1.12.1970, eseguito nei confronti del Sig. B. L . (compiutamente identificato in atti che qui si omettono per evitare che tale persona venga fatta oggetto di accanimento mediatico ndr) …

"atti di cui non si ha contezza in quanto mai trasmessi ai Difensori e come tali non verificabili.

Quindi nonostante le ordinanze dei Gip che si son dimostrati disponibili in un recente passato (vedi ordinanza Dr.ssa Fantechi) ad altre ipotesi investigative, la Procura sembra voler continuare a tenere "blindato" il suo archivio senza dar possibilità e contezza di quanto afferma.

Ma siamo sicuri che l’arma “ritrovata” venduta all'asta sia la stessa del furto del 65?
....tra l'altro nei vari documenti e rapporti dei nucleo dei carabinieri di Borgo è presente una richiesta dei Ros di Firenze, in data 5.11.91 cercavano notizie sull'arma in questione. A quanto ne so sia il proprietario dell’arma che il nucleo di Borgo ha mai avuto notizia dell’arma rubata che, ricordiamolo, in base alla normativa vigente,  se ritrovata, deve essere restituita al proprietario (Armeria Guidotti) e non certo venduta all'asta.

Dove sono detti documenti menzionati nel dispositivo?

L’avvocato Tranfa non li ha mai ricevuti nonostante le richieste sue e dei precedenti Difensori, né tantomeno vi è traccia di tale documentazione. Sottolineo soprattutto l’estrema inverosimiglianza di quanto scritto.

Una pistola rubata ritorna sempre al proprietario una volta recuperata a meno che lo stesso non ne chieda la distruzione (in gergo “versamento” alla Direzione di Artiglieria).

Ergo quanto scritto dalla Procura mal si adatta alla normativa in tema di armi. Evidenzio, inoltre, che gli atti che dimostrerebbero quanto le pm affermano nel provvedimento non sono mai stati forniti nonostante le richieste dei Difensori e del sottoscritto.

Da quanto mi risulta, invece, la pistola Beretta in possesso attualmente in possesso di un signore di Granarolo dell'Emilia è una Beretta short rifle (non long rifle) con la conseguenza che non può essere quella del furto del 1965 presso l’Armeria Guidotti.
Sempre  secondo la Procura la teste Bazzi, nell'agosto del 1984 congiuntamente alla sua collega Lelmi, avrebbe riconosciuto ed identificato la persona che le aveva importunate nel locale in altro soggetto con tanto di nome e cognome e relativa 127 bianca. Tale verbale, non risulta negli atti processuali;

Tra l'altro le testimoni Bazzi e Lelmi da me sentite negano di aver mai fatto riscontri fotografici e individuato una persona. E’ l’occasione giusta per vedere questo verbale del 17 agosto 1984 come chiesto per 5 anni!

Dice ancora la Procura: "…… delle dichiarazioni rilasciate circa l'uomo che le aveva importunate sono state nuovamente escusse dalla Legione Carabinieri di Borgo San Lorenzo…….. Alle stesse, come si evince dai verbali del 17.08.1984
 (quindi quindici giorni dopo la loro prima escussione) veniva mostrata la fotografia di un uomo senza che niente fosse loro detto a riguardo e le stesse, entrambe, riferivano che senza dubbio alcuno si trattava dell'uomo che le aveva importunate le settimane precedenti, La Sig.ra Bazzi riferiva altresì di averlo visto anche qualche giorno prima arrivare al bar dove la stessa lavorava a bordo di una 127 0 128 bianca. La fotografia a loro mostrata apparteneva al Sig. R. F. nato a Scarperia il 2 gennaio 1938 (in atti compiutamente generalizzato che qui si omettono per evitare che tale persona venga fatta oggetto di accanimento mediatico, ndr).

Peccato che il verbale sia secretato e che le Signore Bazzi e Lelmi non ricordano affatto tale circostanza, anzi la escludono del tutto. Sarebbe d’uopo quindi un chiarimento sulle supposte dichiarazioni dei testi.

Riscontro cartaceo del verbale che esclude l'episodio: “... Di diversa opinione è però il Sig. Baldo Bardazzi che non riconosce nella fotografia del R. F. – come il soggetto da lui visto osservare la coppia di fidanzati il 29.07.1984. E' quindi ragionevole desumere che il Bardazzi e le due bariste abbiano visto due persone diverse …”.

Ritengo quantomeno singolare se non addirittura sospetto che molteplici testimoni riferiscano all’epoca dei fatti (anni ’80, quattro testimoni a Vicchio e due a  Scopeti Biscotti ed Uras e Calenzano madre della Cambi e teste Esposito Nicola) la  presenza di un individuo con fattezze fisiche similari e particolari come quelle dell’Uomo del Mugello”.

Questi sono tutti verbali prodotti e presenti agli atti, riguardanti circostanze riferite nell'immediatezza dei fatti dai testimoni e ora confermati.

E’ fortemente Indiziante la presenza di così tante persone rossicce, alte e robuste notate nelle scene degli omicidi. Ritengo quindi si tratti sempre della stessa persona.

“Inoltre l’uomo dell’autostop che il 26 settembre 1985 riferì del lembo di seno di Nadine Mauriot prima che la notizia apparse sui giornali a Beatrice Niccolai non è affatto dimostrato che sia tale P.C. perché il fascicolo risulta, a detta della Procura stessa, incompleto e privo delle sommarie informazioni del soggetto indicato nel provvedimento.

Quindi su quali basi la Procura afferma che la persona sarebbe stata individuata? Da quale verbale si evince questo?
Dopo anni attendiamo ancora una risposta ... naturalmente i fascicoli completi!

Attualmente l'austoppista risulta documentalmente di identita’ ignota

….. L'ipotesi investigativa di parte è che le tre lettere anonime siano state scritte dal OMISSIS attraverso la macchina da scrivere Remington di asserita proprietà del OMISSIS. Si invita chi legge a visionare le 14 righe di consulenza (rectius, titolata "Breve relazione, sommaria tecnica Dattilografica") grafologica della Dott.ssa Matrella allegata alla richiesta dell'Avv. Tranfa della non è dato comprendere il senso. Oltretutto, non risulta da alcuna indicazione che le tre lettere - tra le centinaia giunte agli investigatori - siano state inviate dal cd Mostro di Firenze……..

Lo disse nientemeno che Pier luigi Vigna, Procuratore Capo di Firenze dell’epoca e a suo tempo coordinatore delle indagini sui delitti in un’intervista rilasciata, ironia della sorte, proprio a me.

Inoltre le tre lettere in questione sono state oggetto di analisi nel processo Calamandrei. Il DNA è stato confrontato con quello di tutti i sospettati.

Perché si rifiuta il confronto del Dna di Omissis con quello da noi prelevato mentre su tutti gli altri sospettati l’esame è già stato effettuato con esiti negativi?

Nel …………. ???? si legge:  “la Procura dimentica che le tre lettere furono già oggetto di perizia genetica disposta dal Pm Paolo Canessa ed i risultati furono comparati con il sospettato Narducci al processo Calamandrei nel 1998. Quindi perché non ritenerle oggetto meritevole di attenzione investigativa?

Circa la richiesta dl rilascio di copia delle bobine relative alla telefonata anonima ricevuta dalla Dott.ssa Silvia della Monica il 23 settembre 1985 e quella ricevuta dai Carabinieri di Borgo San Lorenzo la notte del 29 luglio 1984.
Acquisire copia di queste bobine sarebbe utile per effettuare una perizia fonica di confronto tra la voce di Omissis e la voce di chi fece quelle telefonate nell’immediatezza dei delitti di Vicchio (1984) e l’ultimo, quello di Scopeti del 1985.
La perizia antropometrica da noi prodotta unitamente a quella grafologica sulla macchina da scrivere che è stata di proprietà del sospettato:

… Dovrebbe apparire evidente infine, che nessun reperto custodito dalla Procura della Repubblica possa mai essere consegnato alle parti private. Tale istanza deve quindi doverosamente essere rigettata, cosi come devono essere rigettate le altre istanze, in quanto infondate in fatto come in diritto.

Consegnare? Non abbiamo mai chiesto, né potevamo chiedere, una cosa simile. Gli avvocati sanno bene che gli originali dei reperti sequestrati non possono essere consegnati alle parti private. Noi abbiamo solo chiesto di poter esaminare le bobine presso gli uffici della Procura o al massimo di averne copia com’è diritto di qualunque interessato.
Nessuno ha  chiesto di portar via nessun reperto, ma solo di analizzarlo in presenza dei magistrati e dei loro periti”.

... La parte privata istante - - con gli offici del proprio patrono Avvocato Tranfa, avrebbe dovuto avanzare istanza di riapertura delle indagini ex art. 414 CPP, fornendo però elementi effettivamente nuovi e non ricostruzioni smentite da indagini già svolte come quelle di Paolo Cochi che - attraverso più mezzi di divulgazione (fra cui il programma di Rai 3, "Far West" ed il programma del) - descrive e accusa la Procura della Repubblica di Firenze di osteggiare la sua inchiesta investigativa (da cui 7 muove la richiesta in oggetto) insinuando addirittura come questo ufficio voglia nascondere o proteggere OMISSIS, indicato da Paolo Cochi come possibile autore”.

Smentisco categoricamente queste affermazioni false.
Non ho mai accusato né la Procura, né il sospettato …omissis…., né alcun organo di informazione, né nessuno altro.

Invito tutti a verificare le registrazioni delle trasmissioni su Rai Play e altre, magari con più attenzione. Nei miei interventi da ospite e non da autore ho solo evidenziato l'innegabile e conclamato ostruzionismo e la mancanza di collaborazione della Procura nell’accesso agli atti a favore di chiunque vi abbia interesse l'art.116 del codice di procedura penale come confermato dal GIP in ben due provvedimenti che hanno purtroppo dovuto affermare l’ovvio.

In questi casi viene da pensare a Tacito quando disse: “Orribile quel tempo in cui tocca sguainare la spada per affermare che l’erba è verde e la neve è bianca”. Non abbiamo sguainato né abbiamo intenzione di sguainare alcuna spada ma abbiamo dovuto vanamente combattere una battaglia durata anni per ottenere ciò che ci spettava di diritto e che la Procura è arrivata perfino a negare con un parere contrario al rilascio delle copie messo nero su bianco e che arrivò perfino in Parlamento con due interrogazioni formali, una del Senato e una della Camera, a cui l’allora Ministro della Giustizia ebbe il coraggio di rispondere dicendo che il diniego era corretto perché i difensori non assistevano l’indagato bensì le persone offese quando come abbiamo già detto l’art.116 del codice di procedura penale dice chiaramente (e sarebbe bastato leggerlo) che ha diritto di estrarre copia a proprie spese del fascicolo “chiunque vi abbia interesse” come appunto i parenti delle vittime.

Gli atti non sono mai stati messi a disposizione nella loro interezza anche dopo cinque anni di ripetute richieste da parte dei legali per le indagati difensive previste dalla legge nonostante il GIP di Firenze con due provvedimenti abbia autorizzato a difensori a richiederne copia. Molti fanno ancora finta di non sapere e di non capire che l’inchiesta partì dai Carabinieri di Borgo San Lorenzo nel 1984 e non da me che vengo tacciato di visionario. Queste persone dovrebbero avere il coraggio di dire che sono i Carabinieri di Borgo San Lorenzo a meritare di essere chiamati visionari ma ovviamente non hanno il coraggio di farlo. La pista suggerita dai Carabinieri di Borgo San Lorenzo è una pista seria e degna di essere approfondita.

Personalmente mi sono limitato a svolgere accertamenti per le indagini difensive come da incarico formale regolarmente depositato implementando con documenti e testimonianze il quadro indiziario e formulando ipotesi investigative non certo campate in aria e che sono state prontamente sottoposte alla pm Dr.ssa Giunti e alla PG in persona del Luogotente Ilardi attraverso comunicazioni puntuali e precise.

Tutto ciò è avvenuto molto prima di prendere parte (come ospite e non come autore del programma) al programma Rai "Far West" a cui ho partecipato per cercare di dare un contributo all’individuazione del reo e chiedendo, attraverso il legale, solo i documenti e reperti con regolare mandato suo e della parente delle vittime.

Faccio notare comunque che l'autore dei delitti del 1974 e dei due del 1981 è ancora ignoto e le carte (a parte qualcuna) continuano ad essere inaccessibili. Detto ciò ho dato le dimissioni dalla consulenza agli Avvocati già tutti revocati ma non accetto né accuse infondate né strumentalizzazioni da parte di nessuno.

Paolo Cochi

 

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