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La Madonna dei Tre Fiumi: storia, fede e miracoli tra le montagne del Mugello

Dopo le polemiche sui parcheggi, un viaggio alle origini del Santuario che da secoli custodisce tradizioni, leggende e prodigi a firma di Alfredo Altieri

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La visita al santuario del Vescovo Silvano Piovanelli nel 1982 La visita al santuario del Vescovo Silvano Piovanelli nel 1982 © AA
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Il dibattito suscitato dal nostro precedente articolo sui parcheggi davanti al Santuario della Madonna dei Tre Fiumi ha riportato l’attenzione su un luogo che non è solo simbolo di devozione per i rontesi e per il Mugello, ma anche scrigno di storia, miracoli e tradizioni secolari. In queste righe ripercorriamo le origini, le leggende e la profonda spiritualità che hanno reso la Valle del Sorbo una meta di fede e pellegrinaggio.

La Madonna dei Tre Fiumi

Dopo il disappunto che ho espresso sulle macchine parcheggiate davanti al Santuario dei Tre Fiumi, mi pare giusto ricordare quanto segue. La Valle del Sorbo, così veniva chiamato un tempo, questo appartato pezzo di terra a forma di cuore, dove sembrava che le montagne toccassero il cielo, lambito da tre fiumi. Un luogo sede di eremiti già nel V secolo d.C.

Facendo un salto di molti secoli, arriviamo al Trecento, dove la tradizione popolare riferiva un ricordo assai lontano: Tre pastorelli si trovavano sotto il monte della Castellina, pregavano e piangevano dalla fame, erano alla ricerca di qualche frutto da mangiare. Quando apparve loro, al riparo di una piccola grotta, una bellissima signora avvolta da un lucente chiarore, che saputo della loro povertà gli invitò a tornare a casa dalla mamma, lì avrebbero trovato la madia piena di pane profumato. E così fu.

E, forse, in ricordo di questo evento ritenuto miracoloso, che fu costruito ai margini del piccolo ponte sull'Ensa, un tabernacolo a forma di cappella aperta capace di accogliere 2 o 3 persone. L'affresco, oltre la Madonna col Bambino, raffigurava anche i quattro santi venerati in paese: Sebastiano, Francesco, Donato e Rocco. I popolani di Ronta andavano in processione al tabernacolo per le Rogazioni, per l'Ascensione e per la festa di Sant'Antonio da Padova, per un voto che il popolo aveva fatto a questo santo nel 1542 al tempo del grande terremoto, che tanti danni e morti era costato al paese. Ma la piccola cappella divenne, soprattutto, meta devota da parte di alcune donne rontesi, che si recavano a pregare la Vergine le domeniche e tutte le feste comandate.

Alcune di queste, l'8 giugno del 1578, dopo il vespro, si portarono, come era loro abitudine a pregare. Guidava il gruppo Maria Dianora Buini, la quale, ogni giorno per 22 anni, non aveva mai tralasciato di recitare il Rosario in segno di devozione alla Madonna del tabernacolo. Le altre donne erano Maria Bartolomea di Pietro Santini, Lucrezia di Giovanni Romagnoli e Maria Bartolomea Buini vedova di Domenico Buini. Esse si inginocchiarono e recitarono il Rosario e, quando al termine, Maria Dianora si era avvicinata per baciare l'immagine in segno di devozione e di saluto, vide il volto della Vergine farsi di carne e volgere mestamente la testa con gli occhi imperlati di lacrime.

La donna, quasi fuori di sé, richiamò le compagne gridando: “Vedete...vedete!” Poi cadde svenuta. Anche le tre donne videro il prodigio e stupefatte e sbigottite alzarono le braccia al cielo, invocando misericordia. Stando a quanto ci è tramandato, il prodigio durò diversi minuti. Ci volle del tempo, prima che Maria Dianora e le amiche si riavessero dallo smarrimento, consapevoli di aver vissuto una vicenda divina straordinaria. Poi, lentamente e ancora scosse dall'evento, si incamminarono verso il paese; decisero di non parlare dell'accaduto a nessuno e stabilirono che per tre volte al giorno sarebbero tornate al tabernacolo a pregare.

Dopo alcuni giorni dal fatto, Maria Dianora fu colpita da un forte dolore al petto che le impediva di parlare, il marito allarmato chiamò i vicini di casa, vennero anche le tre amiche ed ella appena le vide scoppiò in un gran pianto. Alle quattro di notte del giorno seguente, così recita la cronistoria dei fatti, il dolore scomparve ed ella riacquistò la parola e raccontò alle amiche, che quando si trovava in quelle condizioni, pregava incessantemente la Madonna dei Tre Fiumi perché le restituisse la parola per poter rivelare a tutti il miracolo. Cosa che fece prima col marito e poi con il priore di Ronta Jacopo Ottaviani che, successivamente, convocò le tre donne in canonica ed esse, in presenza di due testimoni, confermarono l'accaduto.

Proprio in quei giorni, a Pulicciano, una mamma aveva perso ogni speranza di vedere guarito il figlioletto da una grave malattia, saputo dei prodigi avvenuti al tabernacolo della Valle del Sorbo, vi si recò con il bambino ed egli appena giunto davanti all'immagine, aprì subito gli occhi e cercò il seno della madre come se non fosse mai stato malato.

In seguito alla crescente devozione e ai tanti eventi ritenuti soprannaturali, iniziò tra la gente, il desiderio di accogliere la Vergine miracolosa in un ambiente più adatto. Le cronache del tempo ci dicono, che più di 300 persone asserivano di aver visto muovere e lacrimare la Madonna, il suo volto farsi di carne e atteggiarsi a grande mestizia; così, come sappiamo che Maria da Villore, Elisabetta da Firenzuola, Alessandro Coli da Gagliano, giunti al tabernacolo avevano avuto la grazia di veder sanati i loro mali. .

In tutta la zona non si sentiva parlare d'altro, la voce si sparse in Mugello e nella vicina Romagna; frotte di persone si recavano a vedere l'immagine dispensatrice di grazie, alcuni si sobbarcavano ore e anche giorni di cammino. Chi veniva spontaneamente lasciava un'offerta e molto presto si rese necessario la nomina di quattro deputati del popolo per raccogliere i denari, per custodire il tabernacolo e disciplinare l'afflusso dei devoti, dei curiosi e dei pellegrini.

Fu informato l'Arcivescovo di Firenze, dei prodigi che quasi ogni giorno avvenivano in questa località nascosta tra i monti dell'Appennino mugellano, il prete di Ronta ragguagliava l'Arcivescovo nei dettagli sulle grazie che avvenivano e chiedeva insistentemente il permesso di costruire un Oratorio. Permesso che venne accordato dal Presule, il quale, un anno dopo venne di persona a visitare la Madonna dei Tre Fiumi.

Il giorno scelto per la posa della prima pietra fu il 15 agosto 1579. Forti e continui temporali flagellarono la zona per giorni, ma non impedirono una grande affluenza di persone e la cerimonia fu bella e toccante. L'Oratorio fu terminato due anni dopo, nell'ottobre del 1581 e fu stabilito che sarebbe stato festa solenne, il giorno della natività della Vergine Maria.

Un Oratorio pubblico (ce ne sono di privati e semi-pubblici) gestito dall'Opera che era la Patrona, l'accesso al piccolo Santuario era libero e la miracolosa immagine era celata da un prezioso velo e veniva solamente scoperta in determinate occasioni.

È curioso osservare una particolarità architettonica di questo luogo di culto, che risponde a una precisa funzione. Si tratta delle due finestrelle con le grate, ad altezza d'uomo inginocchiato, ai lati della porta d'ingresso, che è una caratteristica di molti oratori della campagna toscana. Questa soluzione permetteva al fedele di passaggio, di poter osservare e venerare la sacra immagine dell'altare, anche quando l'oratorio era chiuso.

La venerazione verso la Madonna dei Tre Fiumi è durata molti secoli, fino alla metà del Novecento la frequentazione era continua e, oltre ai mugellani e alle popolazioni della vicina Romagna, i devoti giungevano anche dalla lontana Firenze.

Tralascio di ricordare i numerosi miracoli documentato o ritenuti tali in quasi quattrocento anni, ma cito l'ultimo fatto conosciuto, che avvenne all'incirca nel 1935.

Pasquina Tagliaferri, questo era il nome della donna, da più di dieci anni camminava con l'aiuto di due stampelle e, quasi tutti i giorni, si inginocchiava davanti alla sacra immagine, implorando di essere guarita dalla sua infermità. Una sera il fatto sconvolgente: improvvisamente si alzò in piedi, mise le stampelle sull'altare e si precipitò fuori dalla chiesa urlando la sua gioia. Testimoni oculari ricordavano come ella affrontò quasi di corsa la salita a fianco dell'Oratorio, per andare dalla sorella che abitava lì vicino, e lo sbigottimento provato nel vedere la donna guarita dal suo male. Una delle stampelle rimase in chiesa testimone del miracolo per molti anni.

L'eventuale lettore darà una valutazione personale su quanto illustrato di questo Oratorio, come pure sull'episodio che ho evidenziato, che può essere ritenuto semplicemente inspiegabile e casuale per alcuni, mentre per altri un evento soprannaturale.

In un libriccino stampato nel 1880 alla fine è scritto: “...moltissimi sono i miracoli operati dalla Vergine dei Tre Fiumi da empire volumi interi...”. Il tempo cancella tutto, anche la memoria. Ma la tradizione orale, ancora viva, ci ricorda che in tanti si sono inginocchiati davanti alla Madonna dei Tre Fiumi e sono stati fatti segno di grazie, di guarigioni e serenità di spirito.

Alfredo Altieri

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