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Romagnoli - Monastero S. Caterina - Lo scopo primario del progetto deve essere il recupero in pieno accordo con la parrocchia.

Approfondire la proposta per capire le motivazioni del cambio di impostazione

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L'entrata della sacrestia della Pieve di Borgo San Lorenzo
L'entrata della sacrestia della Pieve di Borgo San Lorenzo © A. Giovannini - S. Filippelli
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Il Monastero di S. Caterina delle suore Domenicane a Borgo San Lorenzo potrebbe cambiare il suo uso iniziale diventando un albergo o almeno stravolgere quella che è la sua destinazione iniziale. Certo è che sono metri quadri molto appetibili in pieno centro del paese. Forse le dinamiche su come e perchè sia stato destinato per 99 anni al Co&SO ci è al momento sconosciuto, ma non mancheremo di approfondire la questione. Su questo tema, interviene il candidato Sindaco Romagnoli che puntualizza lo snaturamento, se le notizie apparse sulla stampa fossero vere, della sua destinazione iniziale. Quello che sorprende è, come cita l'articolo della Nazione di stamani mattina, è che le suore domenicane, abbiano dato lo sfratto alla parrocchia dalla sacrestia della Pieve formalmente di proprietà delle stesse suore. Una vicenda intrigata che approfondiremo. Sotto l'intervento di Romagnoli Leonardo.

 

Il Poc, con la scheda P 18, prevede anche l'intervento di recupero dell'ex Monastero di S. Caterina nel centro storico di cui si parla ormai quasi da 5 anni. In questo caso c'è da notare un cambiamento non da poco rispetto al progetto iniziale. Secondo la Fondazione la “Cittadella di S. Caterina” la centralità della fruibilità dell'immobile era impostata su alcuni temi come la valorizzazione delle tipicità, la cultura e la storia, tradizione e spiritualità e infine sociale e sanità. Ebbene la scheda del Poc prevede 2145 mq di sociale (una scuola di Formazione), 1320 mq di turistico-ricettivo, 440 mq di commerciale (botteghe e ristorante) e 215 mq di residenziale. Dire che la proposta iniziale ne esce stravolta è dir poco. Di spirituale, culturale e sanitario non c'è nulla e anche il commerciale è abbastanza ridimensionato. Si propone di approfondire la proposta per capire le motivazioni del cambio di impostazione rispetto a quanto previsto inizialmente.

Questa era la nostra osservazione presentata in occasione della discussione sul Piano Operativo a cui fu risposto con questa nota:

In merito alla scelta pianificatoria, che ha portato all’elaborazione della scheda P_18 e l’innovativo mix funzionale di elevata qualità architettonica, indirizzato al recupero e alla riqualificazione più in generale del complesso architettonico, con una S.E. di previsione pari all’esistente, si ritiene coerente con le volontà dell’Ente pianificatore e pertanto, il presente punto dell’osservazione non si ritiene meritevole di accoglimento.

Detto in parole semplici la proposta risponde alla volontà dell'amministrazione comunale.

La nostra critica non era però campata in aria se sulla Nazione di oggi 24 aprile esce un articolo dal titolo “Al posto del Monastero un hotel. Appello del Pievano al Vescovo” in cui vengono contestate proprio le cose sottolineate dalla nostra osservazione. “il progetto è cambiato più volte, non è mai stato specificato nel dettaglio e non risulta vi siano al momento sufficienti finanziamenti per avviare i lavori”. Oltre a questo si contesta l'utilizzo turistico ricettivo accanto alla pieve: “in pratica le camere e la sala pranzo sarebbero nello stesso corpo della chiesa , sotto lo stesso tetto”. Il pievano Don Marchetti ha espresso tutta la sua preoccupazione alla Curia che dovrebbe approvare il passaggio di proprietà dalle Suore Domenicane alla Fondazione “Cittadella di S. Caterina” controllata da CO&SO. In tutta la vicenda, che non brilla per trasparenza, c'è anche un aspetto preoccupante per i rapporti con la Pieve :” Sembra addirittura che le Suore – ovviamente su input della Fondazione- abbiano dato lo sfratto alla parrocchia dalla sagrestia formalmente di proprietà del Monastero, ma da sempre utilizzata dalla parrocchia per l'ingresso in chiesa dei sacerdoti”.

Se questo fosse vero verrebbero messe in difficoltà le stesse funzioni religiose senza nessun rispetto per la parrocchia. Che a compiere questo gesto sia un altro ente religioso lascia allibiti e richiederebbe un serio intervento del nuovo vescovo di Firenze a cui dovrebbero essere lasciate le scelte definitive.

Per quanto ci riguarda crediamo vada rivalutato lo scopo primario del progetto di recupero in pieno accordo con la parrocchia.

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