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Eolico Mugello. Da un lettore riflessione sulla Valutazione di Impatto ambientale

Dal nostro lettore Tommaso Capasso

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Eolico Mugello. Da un lettore riflessione sulla Valutazione di Impatto ambientale Eolico Mugello. Da un lettore riflessione sulla Valutazione di Impatto ambientale
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Riceviamo questa riflessione sulle procedura che hanno portato all'approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale per l'eolico in Mugello:

IL tempo stringe, l’ombra della trasformazione in zona industriale del Giogo Villore-Corella si fa sempre più minacciosa. È a rischio un grandissimo patrimonio ambientale, storico, culturale e di biodiversità.

Ciò che è inconcepibile, impensabile, si potrebbe realizzare.

Il progetto industriale eolico sul  crinale di Villore, proposto alla Regione toscana da una società per azioni del Comune di Verona, per le sue carenze e per la qualità del sito prescelto, doveva essere rigettato da subito. Invece un pericoloso e irresponsabile gioco di potere lo sta spingendo sempre più avanti.

Ormai rimane solo la pronuncia del Consiglio dei Ministri, a cui ha fatto ricorso la Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio della Regione Toscana. E infine la via giudiziario-amministrativa.

Intanto c’è da chiedersi come sia possibile che un crinale, tra i più incontaminati e ricco di storia dell’intero Appennino, possa essere trasformato in zona industriale, soprattutto alla luce dei rinnovati articoli 9 e 41 della Costituzione, dove è scritto, nel primo, che “LA REPUBBLICA TUTELA L’AMBIENTE, LA BIODIVERSITÀ E GLI ECOSISTEMI”, e nel secondo : “L’INIZIATIVA ECONOMICA PRIVATA NON PUÒ SVOLGERSI […] IN MODO DA RECARE DANNO ALL’AMBIENTE”.

Se lo Stato vuole essere coerente con le leggi che emana, non potrebbe in nessun modo autorizzare il progetto. (Ma se lo autorizza ci sarebbe, purtroppo, poco da meravigliarsi, visto come è stato fatto strame di altri principi costituzionali, tra cui quello dell’art. 11: “L’Italia ripudia la guerra di offesa”, dal momento che negli ultimi anni non c’è stata “guerra di offesa” della NATO a cui l’Italia non abbia partecipato, con il suo contributo di armi, uomini e morte: dalla Serbia, all’Iraq, alla Libia e via elencando).

Ultimamente, l’assessora all’ambiente della Regione Toscana, ha dichiarato, in merito al progetto eolico di cui stiamo parlando, che “la valutazione di impatto ambientale è stata particolarmente rigorosa”.

Noi siamo del parere opposto.

Per dimostrarlo, si esamina qui di seguito, in sintesi, il “rigoroso” parere che la Direzione Regionale Ambiente ed Energia, Settore Tutela della Natura e del Mare, rilasciò sulle ennesime e ultime integrazioni fornite dalla ditta proponente il progetto. Tale “rigoroso” parere ha contribuito significativamente all’esito positivo della VIA (Valutazione Impatto Ambientale).

I  FATTI. 19 aprile 2021, giungono in Regione le integrazioni dell’azienda relative alla salvaguardia dell’avifauna, chieste dallo stesso Settore Tutela, che le rende pubbliche, insieme alle proprie valutazioni, ai primi di maggio.

PUNTO  PRIMO

Il Settore Tutela, nella premessa del documento, specifica che il sito è frequentato da moltissime e rare specie di uccelli, tra cui aquila reale, gufo reale, falchi, chirotteri, picchio, succiacapre (piccolo rapace notturno), tottavilla (simile all’allodola), eccetera. Il sito, aggiunge il Settore Tutela, ha un alto valore ecologico e non è lontano da due ZSC (Zone Speciali di Conservazione): Giogo-Colla di Casaglia e, a 800 metri (!) , Muraglione-Acqua Cheta, per la quale è  previsto, tra l’altro:

1)Mantenimento degli elevati livelli della qualità degli ecosistemi fluviali

2)Mantenimento dello scarso disturbo antropico (e cioè il vivente umano meno si fa vedere meglio è)

3)Mantenimento-recupero castagneti da frutto…

Per tutti questi motivi il Settore Tutela chiede opere di mitigazione degli effetti dell’impianto sull’ambiente.

Il proponente risponde che sì, si rende disponibile a mitigare l’effetto delle pale. In che modo? Con un “miglioramento ambientale”, e cioè decespugliando circa tre ettari - ma forse meno, ancora non si sa - a una certa distanza dalle pale e creare così un habitat “più idoneo” ad alcune specie...

Che dire: loro, “decespugliare”, lo chiamano “miglioramento ambientale”. Dunque cosa scopriamo? Che l’avifauna aspettava la ditta di Verona per avere un habitat “più idoneo” dove scorazzare!

Il Settore Tutela cosa risponde? In sostanza: sì, va bene, ma, per favore, decespugliate un po’ più di tre ettari…

PUNTO  SECONDO

Riguardo al monitoraggio, il Settore Tutela aveva chiesto uno sforzo di osservazione costante e dettagliato di tutta l’avifauna presente in zona, con prolungati rilievi primaverili-estivi, stime di impatto per ciascuna torre eccetera.

Il proponente risponde che negli anni di esercizio delle torri il monitoraggio avverrà con “scadenza annuale” per i primi 6 anni di esercizio (praticamente un rilievo all’anno!); 1 ogni 2 anni di esercizio per i successivi sei anni, e uno ogni 4 o 5 anni per i successivi 12 anni. (Si vede che più passano gli anni, l’avifauna diminuisce a tali livelli che nemmeno c’è più bisogno di monitoraggio).

Il Settore Tutela che fa? Non fa una piega, praticamente acconsente.

PUNTO  TERZO

 Anfibi e crostacei (gamberi di fiume). Nei fossi Solstretto, Vinco e Campaccio, che sono i torrenti maggiormente interessati ai lavori, il Parco Nazionale ha rinvenuto specie rarissime e di “rigoroso valore protezionistico”.

L’Azienda non perde tempo, propone un monitoraggio al primo anno post operam (o forse era meglio dire post mortem?).

Eh no, risponde il Settore Tutela, il monitoraggio lo devi fare prima che inizino i lavori e per i tre anni successivi, e, attenzione, “prevedendo anche misure per prevenire l’intorbidamento delle acque”.

Ma fermiamoci un po’: per le Zone Speciali di Conservazione che confinano col crinale di Villore, non era previsto anche “il mantenimento degli elevati livelli della qualità delle acque?” O c’è da pensare che le acque entrando in un territorio con un’ altra denominazione si purifichino magicamente?

Qui ti voglio: le misure di prevenzione dell’intorbidamento delle acque. E quali sono queste misure? Nessuno lo dice, né il Settore Tutela né l’Azienda.

Però di una cosa siamo certi, che ci sarà intorbidamento delle acque. E come potrebbe essere altrimenti, se i torrenti interessati verranno “gabbionati e tombinati”, come dice l’Azienda, per sostenere la pista permanente che vi correrà affianco?

Cosa significa questo? Significa addio salamandre e gamberi di fiume, con buona pace del Parco.

PUNTO QUARTO

Il Settore Tutela aveva chiesto un monitoraggio post operam, con l’ausilio di cani specializzati nella ricerca di carcasse di volatili impattati sulle pale.

L’Azienda si dice disponibile a utilizzare 1 cane (UNO!), da condurre al guinzaglio per un periodo massimo di trenta giorni l’anno, lungo corridoi lunghi 130 metri e larghi 30 e distanziati l’uno dall’altro 30 metri, disposti a raggiera intorno alle pale, nei mesi marzo-giugno e settembre-ottobre.

 Dunque c’è da presumere che gli animali che vanno a morire oltre quel perimetro e quel perido siano morti di morte naturale.

Piccola riflessione: forse, quando i politici locali parlano di posti di lavoro indotti dalle pale, si riferiscono al portatore del cane?

E il Settore Tutela? Sul cane non fa nessun commento. Chi tace acconsente.

PUNTO  QUINTO

 Sempre sollecitato dal Settore Tutela, l’Azienda prevede anche un altro tipo di monitoraggio: uno al 4° anno di esercizio e uno al 6°, per individuare i due aerogeneratori su cui vanno a schiantarsi più volatili, e di conseguenza farli funzionare, nelle notti da agosto a ottobre,  SOLO a partire da un vento di 5m/s, anziché 3m/s. 

Qui, tra le righe, si scopre che, se non c’è un vento di almeno 5m/s, gli aerogeneratori possono anche stare fermi. Però, se il vento soffia a più di 5m/s, gli aerogeneratori comunque partono. E i volatili? Si vede che a questa velocità perdono la vocazione al suicidio. 

Il Settore Tutela sostanzialmente accetta la proposta, tranne che raccomandare la riduzione massima o l’arresto delle pale nelle 3 ore successive al tramonto e nelle 3 ore antecedenti l’alba, nei mesi di agosto e settembre. Quindi diminuisce anche di un mese la proposta del’azienda!, salvo poi richiedere la misura di mitigazione “per i rimanenti mesi di attività dei chirotteri”, cioè rimettendo in gioco ottobre. In pratica si chiede all’Azienda quello che già aveva concesso!

Ma attenzione, qui finalmente si parla di vento, questo illustre sconosciuto, di cui non non si sa ancora nulla non essendo stati divulgati i dati, “perché - dicono - segreto industriale”. Ma come “segreto”! Questo era il primo dato da rendere pubblico, perché tutti potessero operare un controllo, tutti: Enti Locali e cittadini. Invece no: segreto industriale! 

Ma andiamo avanti. Intanto, per caso, veniamo a sapere che sotto i 3m/s di vento non conviene far partire le pale. E a meno di 5m/s  possono anche stare ferme senza gravi danni. Ma loro lo sanno quanti giorni all’anno il vento soffia a 3 o a 5m/s? Da quanto si legge vanno alla cieca: le notti che c’è questo vento, le talaltre che c’è quest’altro vento… 

E poi, scusate, le 20.000 utenze che l’impianto dovrebbe servire, in questo modo a quante si riducono? Mica sono stati fatti calcoli!... Ma che progetto è  questo!?...  

PUNTO SESTO E ULTIMO

Il Settore Tutela riconosce la presenza in zona di una variegata specie di uccelli: dai vari tipi di falco alla pernice, dal gufo reale all’aquila reale, dall’albanella (piccolo rapace ormai a rischio di estinzione) ai chirotteri eccetera.

E riconosce anche che la ditta proponente, in particolare per la stima dei chirotteri, si è basata, testuali parole:  “su ricerche non condotte fisicamente sul territorio”. Così come, aggiunge, le scarse osservazioni di rapaci, e soprattutto di quelli migratori, sono ascrivibili al periodo di osservazione, anche qui testuali parole: “molto ritardato e anche un po’ ridotto e abbastanza sfasato”. Così come “per l’avifauna migratrice i rilievi primaverili sono stati ridotti a soli quattro sugli almeno 10 richiesti, oltre allo sfasamento di quasi due mesi nell’inizio di campionamento (fine aprile anziché inizio marzo)”.

Ebbene, considerato tutto questo, Ia Direzione Regionale Ambiente ed Energia della Regione Toscana, Settore Tutela della Natura e del Mare, che fa? Boccia il progetto? No, ma dice: “È possibile concludere in maniera oggettiva che le incidenze rilevate sono da considerarsi non significative”. Cioè, autorizza!

Voglio aggiungere un’ultima cosa cosa, e non secondaria, sull’inadeguatezza del progetto e sulla mancanza di “rigore” che lo sostiene. In esso infatti è scritto che i sondaggi geologici verranno fatti in itinere, durante la posa in opera, come se si trattasse di piantare qualche palo di legno, anziché migliaia di tonnellate  di ferro e cemento! E questo nonostante tutti gli avvertimenti e i rilievi mossi da prestigiosi geologi sulla franosità del luogo. C’è qualche controllore che ha qualcosa da obiettare in merito? Sembra proprio di no.

Per non parlare del vincolo idrogeologico, in virtù del quale, se devi rimuovere anche pochi metri cubi di terra, devi sottoporlo a svariate analisi chimiche per capire se puoi riutilizzarlo in loco o smaltirlo con complicate procedure. Si badi bene, qui non si sta parlando contro questi vincoli, ma che siano uguali per tutti! 

La ditta di Verona quante centinaia di migliaia di metri cubi di terra deve rimuovere? E quante centinaia di analisi chimiche dovrebbe fare lungo i 5 chilometri interessati al progetto? E dove la andranno a buttare tutta quella montagna di terra? nella vallata sottostante? Non è chiaro nulla, però intanto il progetto è stato approvato. 

Tommaso  Capasso

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