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Il Green Pass e il ruolo della scienza in Italia. Riflessione di un lettore, passando da Bakunin e dal Medioevo

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Con questa lettera il nostro lettore riflette sul ruolo di una scienza indipendente nelle decisioni dei nostri governanti. E analizza, dal suo punto di vista naturalmente, il caso Italia e i processi che hanno portato a scelte come quella del Green Pass obbligatorio sul posto di lavoro.

Da queste considerazioni, il nostro lettore Luca Monducci, ha argomentato una lunga riflessione che ci permette di valutare se i punti di domanda espressi siano pertinenti o meno. In questo periodo di divisioni dell'opinione pubblica sul tema vaccini e greenpass, avere dubbi e mettere in discussione il "credo" imperante sembra essere alquanto impopolare. Pertanto rilasciamo a voi lettori il compito di valutare se tale riflessione può essere utile alla formazione della propria opinione 

La terra è piatta (ma il re è nudo)

Ci sono diversi problemi in questo paese. Innanzi tutto l'abdicazione della classe politica alla scienza che si è trasformata in una adesione ideologica via via al credo del tutti a casa poi del coprifuoco e adesso del vaccino salvifico (il che per inciso non credo sia una ipotesi sbagliata ... ma poco importa). 
Di per sè questo non parrebbe un difetto, farsi consigliare nelle politiche sanitarie da esperti competenti e non condizionati da interessi sembrerebbe una scelta saggia. Ma purtroppo la scienza si basa sulla ricerca e l'impressione è, che negli ultimi decenni la ricerca in Italia è più impegnata a ricercare fondi che evidenze scientifiche.

Anche senza ricordare le suggestioni Bakuniane, sui rischi di una società guidata da un manipolo di scienziati impegnati in dispute per affermare le loro conoscenze al fine di acquisire più potere (e il corollario della massa servile), basta vedere come gli scienziati sembrano essere stati impegnati più a Illustrare teorie autoincensatorie nei salotti televisivi e quindi a orientare l'opinione pubblica che a compiere ricerche.

Abbiamo avuto prova di questo, quando si è visto che punteggio avevano i nostri esperti nel ranking internazionale basato non sui like dei memo di Facebook ma sulle evidenze del loro valore scientifico. Poi c'è un problema di ritenere una virtù il sapersi omologare a un sentore comune e dominante. Il ruolo delle "gazzette" italiane, nate vissute e sostenute come luogo di orientamento dell'opinione, piuttosto che d'inchieste e rappresentazione dei fatti su cui formarsi un opinione, è un grosso problema.

Probabilmente la stessa mancanza di una cultura laica, intesa da una parte come la prevalenza di una chiesa assolutamente fideistica (quella Cattolica), contrapposta a chiese più abituati a dispute sull'interpretazioni della fede (ovvero le scuole eretiche e protestanti) e dall'altra l'egemonia del comunismo nella sinistra italiana, un tipo di cultura altrettanto dogmatica e ispirata alla fiducia nei credi assoluti del centralismo democratico. Un processo che dissolve non solo l'affermarsi di posizione diverse dall'opinione maggioritaria, ma la possibilità stessa di far sopravvivere minoranze di dubbiosi rispetto al volere maggioritario (salvo naturalmente rovesciare le posizioni di fede come successe nel '56 nel PCI con un processo allogeno ovvero il XX congresso del PCUS quando senza soluzione di continuità la stessa dirigenza che non tollerava alcuna critica al pensiero staliniano traghettò verso la destalinizzazione il partito).
Con l'eccezione della guerra di resistenza un identico processo di conversione di massa si ebbe naturalmente alla caduta del fascismo.

Probabilmente abbiamo adesso la peggiore classe politica degli ultimi lustri, o semplicemente abbiamo sempre avuto una classe politica di scarso livello a ogni appuntamento importante con la storia. Il fatto che questa classe politica si sia trovata ad affrontare un enorme problema come quello del virus, ha portato come conseguenza una serie di risposte basate sulla fiducia assoluta della scienza e scelte ideologiche non suffragate da reali studi sull'efficacia dei provvedimenti.

E' sufficiente cioè affermare che un provvedimento sia necessario perché si stabilisca immediatamente la cosa sia utile e possibile. Solo in questo modo è spiegabile come si sia arrivati - unici nel mondo - il 15 ottobre a espellere persone dal mondo del lavoro. Osservo infatti che questo provvedimento avrebbe come fine dichiarato, quello di mantenere il livello di produzione assicurando la sicurezza sui posti di lavoro tramite due mezzi la vaccinazione o il controllo dello status di virulenza.

Osservo che il primo lato del controllo - la vaccinazione - per quanto riduca non garantisce la non trasmissibilità del virus.

Osservo che il secondo lato del controllo è semplicemente non disponibile per garantire l'accesso al lavoro.

Ora che i tamponi non fossero sufficienti era stato detto sia pure tardivamente - il 13 ottobre - da pochi esponenti politici (Zaia ... non un genio ma evidentemente uno che di tamponi ne ha conoscenza visto il successo della campagna di tracciatura ottenuto nel 2020 in Veneto) e nessun rappresentante dei sindacati degli industriali o dei lavoratori.

Ne era a conoscenza il governo? Non ha preso alcuna posizione se non quella di non accettare, su suggestione degli scienziati di salotto le alternative possibili - allungare i tempi di validità dei tamponi - ammettere test più leggeri o autotest, che sono consentiti in altri paesi europei dove evidentemente o gli scienziati hanno avuto tempo di sviluppare ricerche attendibili o i governi si sentono meno inclini a una ideologizzazione del problema e invece sono interessati a risultati empirici.

Considerando anche la carenza degli impegni del nostro paese nel settore cure, anch'esso trascurato per vizio ideologico, mi viene da chiedermi non sarà per questo il motivo che il tasso di mortalità nel nostro paese è il più alto e parimenti il tasso d'inefficienza economica (la discesa del PIL) è il più alto?
Oppure si tiene appositamente alti questi tassi d'inefficienza per garantirsi l'adesione ideologica e garantirsi la sopravvenienza.
Ma si sà dire, che il governo non ha neppure considerato il problema di sufficienza dei tamponi è complottismo, un po' come dire che nel medio evo si pensasse che la terra fosse piatta.

(Nella foto Ottone I che regge il mondo nella mano sinistra - strano è una sfera)

 

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