Una lettera da una giovane lettrice di Vicchio (con la quale la redazione ha parlato questo pomeriggio): Salve. Vi scrivo in merito ad una situazione che non mi sembra molto consona e di aiuto in questa pandemia che stiamo affrontando. Ho 21 anni e lavoro nella ristorazione con un contratto ad intermittenza; a dicembre quando è venuto fuori il decreto ristori (ai quali avrei avuto diritto) mi sono messa in moto per chiamare il patronato. Nell'arco di un mese però non sono mai riuscita a mettermi in contatto con loro. Mi sono presentata al caf e non mi hanno permesso di prendere un un uppuntamento poiché avrei dovuto telefonare. Una volta mi hanno passato un operatore che mi ha detto che mi avrebbero ricontattato, ma non ho mai ricevuto nessuna telefonata. E così io e mio fratello, che lavora con me, non siamo riusciti ad avere nulla.
Ho riprovato di recente perché pensavo fosse ripartito il decreto; e dopo 3 giorni al telefono sono finalmente riuscita a scoprire che quando io mi sono presentata al patronato ero ancora in tempo a fare domanda poiché era stato prorogato fino al 31 dicembre (ma quando io mi sono presentata il 28 dicembre mi è stato detto che era scaduto il tempo).
Ora io a distanza di un anno, da questo inizio pandemia non sono riuscita ad avere un euro e mi sono ritrovata dopo 4 anni che lavoro e mi mantengo a dover essere sostenuta dai miei genitori, e menomale che non vivo sola altrimenti per loro io a quest'ora ero alla caritas.
Sono veramente indignata. Non mi sembra il modo corretto di svolgere un lavoro
Grazie mille per la considerazione e per l'attenzione.
Lettera Firmata
franco mari
c ha ragione. queste categorie e persone normali sono proprio dimenticate dalla cosidetta sinistra.