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“LA SCATOLA DEI RICORDI DI PADRE MASSIMO”

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“LA SCATOLA DEI RICORDI DI PADRE MASSIMO” “LA SCATOLA DEI RICORDI DI PADRE MASSIMO”
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Nel Novecento c’era la bella consuetudine di farsi gli auguri per iscritto, un’abitudine obbligata senza gli strumenti d’oggi, ma che denotava comunque attenzione nei rapporti umani. Oggi tutto è sostituito dalla semplice e comoda messaggistica istantanea “messenger” o “whatsapp” che ci consente di sminestrare auguri meno impegnativi, velocemente e un tanto il chilo; d’altra parte, oggi si vive proprio così, velocemente e un tanto il chilo.

L’ultima volta vi ho parlato di una cartolina di auguri natalizi scritta a inizio secolo dall’avvocato Giuseppe Ungania, grande fotografo del Mugello. Nello stesso fortunato giorno, sempre comprando al mercatino un rettangolino di cartone, ecco altri auguri di Natale speciali. Sul retro di una cartolina spedita alla vigilia del Natale 1940 (raffigurante il villino Papini a Panicaglia) e in cui non si distingue la firma, leggo: “Al Reverendo Padre Massimo da Porretta – Ospizio Poveri Vecchi a San Carlo, Borgo S.Lorenzo- Reverendo Padre, ringraziamo e ricambiamo auguri sinceri. La mamma, con stagione migliore, verrà da lei”.

Un semplice messaggio destinato a un personaggio straordinario, protagonista della storia mugellana del Novecento e che si dedicò completamente ai “vecchi”, com’erano chiamati allora con un termine che oggi appare brutto, ma che allora si pronunciava con sano e profondo rispetto (che poi è quello che conta, al di là della parolina in disuso). MA NON E’ TUTTO. Qualche settimana dopo, sempre a un mercatino, frugo in un’anonima scatola di cartone con dentro diversi santini, foto di Padre Pio, documenti religiosi e molte cartoline. Niente d’interessante, penso distrattamente, compro qualcosina a due lire e torno a casa.

E lì scopro che in quella scatola c’erano TUTTI oggetti appartenuti o comunque indirizzati a Padre Massimo!
Lo erano i santini, i documenti, le cartoline di saluti e tutte quelle raffiguranti paesini italiani semisconosciuti (cito Pisoniano, Arzana, Campofranco, Grangia, Marcellinara, Fiumefreddo, etc.), spedite tutte da Firenze e dal contenuto simile “XY comunicandi hanno pregato per lei- firmato: CAROLINA”.

Ma allora, ho avuto davvero davanti agli occhi per qualche minuto la scatola dei ricordi appartenuta a Padre Massimo, quella che lui custodiva gelosamente e che, ho notato, conteneva pure sue fotografie insieme al santo di Pietralcina?
Certo, la coincidenza è impressionante, ma voglio telefonare a qualche esperto per saperne di più, e indovinate chi mi viene in mente?

Ovviamente, il mitico, insostituibile Aldo Giovannini. Mi spiega che questa CAROLINA era probabilmente (salvo casi di omonimia), la signora Carolina Santoni di Borgo San Lorenzo, insegnante in una scuola religiosa di Firenze e facente parte della Congregazione del Terzo Ordine Francescano (TOF) del Mugello. Era molto amica di Padre Massimo da Porretta e, insieme al marito Paolo, molte volte elargiva somme di denaro per la Casa di Riposo San Francesco. Tramite queste cartoline, Carolina informava con devozione Padre Massimo delle avvenute preghiere dei ragazzi “comunicandi” per lui utilizzando cartoline che raffiguravano probabilmente i piccoli paesini, specie del sud, da cui i ragazzi provenivano.

Silvio Bragagli, poi frate minore cappuccino con il nome di Padre Massimo da Porretta, nacque a Granaglione al confine tra Emilia e Toscana nel 1873. Giunto nel 1917 in Mugello da Modigliana, dedicò l’intera vita alla cura dei diseredati e dei poveri della zona, soprattutto con l’obiettivo di trovare un luogo che fungesse per loro da asilo e punto di accoglienza. Lo trovò in Mugello riuscendo alla fine a fondare il villaggio San Francesco, casa di riposo di Borgo S. Lorenzo presso il convento di San Carlo diventato negli anni complesso di riferimento per l’ospitalità agli anziani. In un'altra immagine di gruppo che ho recuperato (credo databile 1926 e che offro in visione) compare a sinistra quello che io credo essere proprio l’onnipresente padre Massimo insieme, così dice la didascalia, a un gruppo di Vecchi (e ridagli) ricoverati provvisoriamente in casa Ronconi località “Via” in attesa che terminasse la costruzione del predetto ricovero borghigiano.

Padre Massimo fu amico del grande frate poi santo Padre Pio da Pietralcina con cui intrattenne una lunga e profonda corrispondenza, oltre a un’intesa spirituale intensa. Per questo motivo, molti pensano a San Carlo come a una piccola San Giovanni Rotondodel Mugello e a Padre Massimo come a un “Padre Pio del Mugello”. Padre Massimo da Porretta morì nel 1969 non prima di aver esercitato in lungo e in largo la sua pietosa opera e aver promosso la nascita di molte fraternità del Terz’Ordine diventandone prezioso punto di riferimento.

Insomma, grazie a questi semplici documenti ritrovati a un mercatino, posso ancora una volta dire con soddisfazione “Quando le cartoline scrivono la nostra storia…” O almeno, ci aiutano a raccontarla e a mantenere viva la memoria.


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