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200 anni dalla nascita di Don Giotto Ulivi. Storia e storie mugellane

Personaggi mugellani

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Purtroppo, fra i tanti eventi che avrebbero caratterizzato questi primi sei mesi del 2020, era in programma anche il ricordo (fra convegni, tavole rotonde e a cerimonie religiose) del bicentenario della nascita di un grande personaggio mugellano: don Giotto Bartolommeo Ulivi. Per gli amanti della storia locale ecco una nostra biografia di questo straordinario personaggio:

“Giotto Bartolommeo Ulivi, anzi don Giotto Ulivi, parroco a Sant’Andrea a Gricignano, una chiesetta ora soppressa trasformata in civile abitazione, che si trova in un luogo detto di Campomigliaio fra l’abitato di Viterete e il Poggiolo (Le Salaiole), e quindi Pievano di San Lorenzo a Campi Bisenzio, nacque da famiglia benestante borghigiana (il babbo era medico chirurgo, Piero Ulivi e la mamma una patrizia fiorentina, Arianna Toci Del Medico). Nacque dicevamo il 5 aprile 1820 nella vecchia via di Malacoda a pochi metri da Porta Fiorentina, come ricorda una lapide marmorea, collocata dall’amministrazione municipale dell’epoca, dieci anni dopo la morte di don Giotto Ulivi e precisamente nel 1902.

Al di là di una precisa scelta religiosa (divenne prete nel Seminario di Firenzuola), fin dalla giovinezza don Giotto Ulivi si dedicò completamente allo studio delle api, divenendo in pochi anni un valentissimo ed appassionato apicultore e teorico di Apicoltura, scrivendo numerosi saggi, fondando addirittura una Accademia Apistica con Crivelli, Visconti e Dubini, massimi esponenti di questo specifico settore, compilando un giornale denominato “Le Api Italiche”, insomma un grande studioso in questo ramo scientifico. Il compendio teorico pratico d’apicultura nazionale compilato da don Giotto Ulivi, nel 1868, dopo alcuni esperimenti in quel di Gricignano (si racconta che nella canonica tenesse le cassette delle api, per sentirne i rumori mentre officiava la Santa Messa), con i Tipi della “Cenniniana” (siamo felici di avere questo prezioso libretto nel nostro archivio), è uno studio talmente profondo ed accurato che ancor oggi viene studiato e preso in massima considerazione dagli scienziati e dagli studiosi della vita apistica a livello internazionale.

Don Giotto Ulivi faceva parte di quella schiera di preti, come il suo grande amico don Lino Chini (lo storiografo per antonomasia del Mugello), benché più giovane di 14 anni, che aveva compreso l’importanza dei grandi cambiamenti sociali e politici dell’800, cercando di partecipare attivamente, seguace di quel cattolicesimo liberale e non clericale – come scrive il Prof. Marco Accorti dell’Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria della Sezione di Apicultura in una recente biografia su questo personaggio –, cosa che gli costò la galera unitamente a tanti altri patrioti mugellani di quel tempo come i fratelli e cugini Zanobi (Capitano della Guardia Civica), Marco Enrico Bandini (Tenente della Guardia Civica), dott. Pasquale Gozzoli, dott. Giuseppe Franceschi (nonno di Giuseppe Garibaldi Franceschi eroe nella Grande Guerra e fratello dell’eroe Francesco che morì vicino a Garibaldi), Giuseppe, Francesco e Lorenzo Gigli (i famosi esercenti detti “mammacchiù”), Giuseppe Pini (Agente di Beni – Fattore), dott. Francesco Mazantini (impazzì in carcere), i fratelli Guidacci e Pergolini di Scarperia (possidenti) ed altri patrioti.

La cattura di don Giotto Ulivi da parte della Gendarmeria Granducale (un certo Testi era comandante della guarnigione di Borgo San Lorenzo), avvenne la notte del 12 aprile 1849, sembra per una “soffiata”, dopo pochi giorni la restaurazione del Governo Lorenese. I patrioti si riunivano segretamente negli scantinati del palazzetto dell’antica Spezieria-Farmacia Bandini in via del Canto (è l’edificio ancora perfettamente conservato che fa angolo con via Brocchi in un fondo dove attualmente c’è una Tabaccheria) e mentre era in atto una riunione fra i cosiddetti “cospiratori”, i gendarmi dopo aver circondato l’edificio buttarono giù il portale traendo in arresto tutti i presenti e come era uso all’epoca, i polsi furono stretti con i ferri e al piede la catena con una palla di ferro. “ …. e con le manette ai polsi e la catena ai piedi – così scrisse lo storico Prof. Giuseppe Baccini – con altri suoi patrioti compaesani fu condotto alle Murate come un vile malfattore. E là nell’orrore del carcere, guardato a vista dagli sgherri, soffrì 100 giorni d’ignobili insulti e di grandi patimenti morali e fisici”.

Dopo la liberazione, don Giotto Ulivi nella sua chiesetta di Gricignano e successivamente nella chiesa di Campi Bisenzio, continuò imperterrito a sviluppare la scienza apistica e la sua fama d’apicultore insigne si diffuse in Italia e all’estero. Le sue conferenze su tutto il territorio nazionale dal 1870 al 1890, due anni prima della morte, furono moltissime e città come Siena, Arezzo, Osimo (si dice il caso era medico condotto di Osimo il dott. Giovan Battista Bandini, zio dei cospiratori che furono arrestati insieme a don Giotto Ulivi), quindi ancora, Roma, Firenze, Torino, Bologna ed altre città, ebbero l’onore di ospitare nelle Scuole e nelle Università, questo scienziato d’apicultura, “…mugellano, povero prete di campagna e amante dell’italica terra”, come sovente volte soleva dire.

Nel 1903 il Municipio (era sindaco un illuminato dott. Filippo Monti, notaro), volle collocare una lapide marmorea nella casa atavica in via Mazzini dove vide la luce nel 1820 (all’epoca era via di Malacoda) con la seguente iscrizione, che ancor oggi si legge: “- Qui nacque il 5 aprile 1820 / don Giotto Ulivi / morto il 9 febbraio 1892 / scrivendo il nome glorioso / di chi non curando i dispregi/ vincendo le contradizioni / elevò il semplice amore per le api / a scienza compiuta / il Municipio di Borgo San Lorenzo / vuol che si lodi, si ricordi, si operi / 7 agosto 1903 –“.

Un settimanale locale, il 10 aprile 1892, pubblicò il resoconto delle esequie di don Giotto Ulivi nella sua Campi Bisenzio dove era Pievano; erano presenti le più alte autorità religiose, con l’Arcivescovo di Firenze Cardinale Agostino Bausa, che concelebrò la Santa Messa di Requiem con il Cardinale Monsignor Velluti-Zati, Duca di San Clemente, il Sindaco e tutta la giunta comunale di Campi Bisenzio, tantissime autorità civili e militari, fra cui illustri Docenti delle Università Europee che giunsero dal Portogallo, dal Belgio, dalla Spagna, dalla Baviera, dalla Francia, insieme al Prof. Adolfo Targioni Tozzetti Magnifico Rettore Reale dell’Università di Firenze, e tanti altri ancora, oltre a moltissimi sacerdoti del Vicariato. La prolusione fu affidata a don Lino Chini, suo amico fraterno fin da quando erano giovani seminaristi a Firenzuola. Dopo pochi giorni dalla sua morte fu collocata sul muro perimetrale della Pievania di Campi Bisenzio una lapide marmorea in ricordo, poi nel 1932 a Borgo gli fu intitolata una strada, via Giotto Ulivi, che da piazza Largo Lino Chini (ma guarda il destino, questo due preti si sono ritrovati vicini di…strada!), porta al quadrivio del viale IV Novembre, mentre nel 1982, gli fu intitolato il plesso scolastico del Liceo di Borgo San Lorenzo. Grande personaggio risorgimentale, illustre scienziato, ma più che altro umile e semplice sacerdote di Cristo –“. Speriamo che un giorno Comune e Scuola possono ricordare come si deve questo grande personaggio.

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