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Mostro di Firenze - L’Arma dei delitti

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Propendo per pistola Beretta serie 75 a canna lunga. No il modello Beretta 48 ne tantomeno una High Standard . Non si puo’ affermare che fosse gia’ vecchia ed usurata nel 1968”

Il delitto di Signa del 1968 avvenuto la sera del 21 agosto 1968 è considerato da molti il primo della serie. Per altri, invece, la mano di questo delitto, pur essendo in qualche modo collegata alla vicenda, non è quella del mostro di Firenze. Sappiamo però che l’arma, è sempre la stessa dei delitti successivi: verosimilmente una Beretta Calibro 22 mai individuata. A tal proposito i bossoli parlano chiaro come la perizia stabilisce. La notte del 21 Agosto1968 si aprì, come il prologo di una favola dell’orrore, quella catena di omicidi dell’assurdo che durerà per altri 17 anni.

È il Colonnello Innocenzo Zuntini, operante presso il Comando Artiglieria del VII Comiliter di Firenze, che all’epoca dei fatti si occupa della prima perizia balistica dalla quale riportiamo:

«“[...] Concludendo per tanto sull’arma del delitto indicava le seguenti caratteristiche:

•• pistola automatica cal. 22

•• tipo “Long Rifle” (cioè a bossolo lungo)

•• rigatura con 6 righe destrorse

•• arma molto usurata, sia nel percussore che nell’estrattore e nell’espulsore

•• camera di cartuccia usurata

•• difetto sull’orifizio posteriore della canna, in basso, dovuto ad usura ed im-propria manutenzione

•• Verosimilmente doveva trattarsi di una vecchia pistola da tiro a segno (quindi a canna lunga) [...]».

Nel tempo si sono fatte innumerevoli ipotesi sulla tipologia specifica e sulla provenienza di quell’arma. Rianalizzando pero’oggi, quella vecchia perizia del Colonnello Zuntini è possibile avanzare delle deduzioni abbastanza precise.

Gianfranco Guccia ci espone le sue valutazioni sull’arma che sparo’ quella notte :

"Avendo avuto modo di esaminare la perizia effettuata dal Perito allora incaricato inerente all’episodio delittuoso in discussione, Col Innocenzo Zuntini, ritengo si tratti di un elaborato non esaustivo e segnato da alcune palesi imprecisioni, frutto di ipotesi non suffragate da elementi oggettivi di carattere tecnico-scientifico, come ad esempio l’affermazione che si trattava di un’arma fortemente usurata. Il focus dell’indagine tecnica ruota attorno un interrogativo che a tutt’oggi non sembra avere avuto una risposta univoca: l’identificazione della classe d’arma impiegata dal MDF per compiere i suoi crimini. Personalmente, anche sulla base di altre perizie di cui ho preso cognizione, ritengo di poter asserire con certezza che le caratteristiche d’improntamento rilevate su tutti i proiettili e sui bossoli repertati sono riconducibili a pistole semiautomatiche cal. 22 LR prodotte dalla fabbrica P. Beretta, appartenenti alla famiglia della serie 70; per motivi che potranno essere oggetto di approfondimento restringerei il campo ai modelli dotati di canna lunga (150 millimetri): ovverosia: 72, 73, 74 ed ultima, ma non per questo meno interessante, la modello 75. Uscire da questo novero non è realisticamente possibile; si è parlato anche di un possibile impiego di una Beretta modello 48 e di una semiautomatica di fabbricazione USA, la High Standard, tali armi sono da escludere in quanto rilasciano tracce sugli effetti di munizionamento che si discostano, per morfologia e dimensione, da quelle rilevabili su tutti i reperti relativi ai 16 omicidi perpetrati dal MDF."


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