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Metti una sera a Pinzolo, e incontrare il mugellano Francesco Fuligni

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Metti una sera a Pinzolo, e incontrare il mugellano Francesco Fuligni Metti una sera a Pinzolo, e incontrare il mugellano Francesco Fuligni
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Questo pezzo di rubrica di viaggio, ci porta a scoprire un piccolo paesino del Trentino, Pinzolo (‘Pinzol’ in dialetto rendese, ovvero ‘pino solo’). Siamo in Val Rendena, a nord ovest di Trento, poche curve prima della rinomata località turistica Madonna di Campiglio. Quest’anno ho deciso di passare le vacanze al fresco e proprio mentre mi godo la prima sera di festa in paese, incontro il noto cantastorie mugellano Francesco Fuligni, in vacanza anche lui con la propria famiglia. “Mio suocero conosce molto bene queste zone, le frequenta da diversi anni, così l’anno scorso abbiamo deciso di passare una settimana in Val Rendena anche noi – ci racconta Francesco. “Quest’estate abbiamo preferito fermarci due settimane. La montagna ti rilassa, è diversa dal nostro Appennino che comunque, dal canto suo, ha tantissime risorse”. Pinzolo è il maggior centro abitato della valle che da Tione di Trento arriva a Madonna di Campiglio passando per Villa Rendena, Daré, Vigo Rendena, Pelugo, Spiazzo Rendena, Strembo, Caderzone Terme, Giustino, Pinzolo appunto e Carisolo. Spero di non averne dimenticati altri vivendo questa vacanza. Ogni sera, a partire da giugno fino alla prima settimana di settembre, nella piazza centrale di Pinzolo ci sono attività musicali per tutti: dal karaoke, alla baby dance, banda del paese e ballo latino americano. E’ proprio mentre io e la mia famiglia stiamo frescheggiando e mangiando un gelato, (nel paese sono presenti tre gelateria di produzione propria. Tutte da provare. A noi ha colpito il gelato alla menta con pezzi di cioccolato dentro, ma questi sono dettagli poco importanti, aihmé!) in piazza, troviamo Francesco. Poteva passare inosservato per i rendenesi ma è stato subito riconosciuto da noi mugellani in trasferta! “A Pinzolo mi piace venirci la sera – ci racconta Francesco, - noi siamo alloggiati a Strembo, vicino a Caderzone Terme ma stando due settimane abbiamo avuto l’opportunità di vedere più da vicino i centri abitati e di vivere esperienze diverse. Siamo stati infatti alla sagra nel paese di Giustino, un paese molto carino che non avevo mai notato quando ci ero passato. Per visitarlo ti devi addentrare nel centro, andare oltre la strada, il paese si trova a ridosso del monte. Mi sono emozionato molto e mi ha fatto molto piacere quando le mie bambine hanno giocato a nascondino con i ragazzi del paese, qui a Strembo. Tempi e cose di un altro ritmo, di un’altra epoca.”. Siamo a circa 774 m sul livello del mare qui a Pinzolo. Da un lato i massicci montuosi del Gruppo dell’Adamello ad ovest e il gruppo del Brenta ad est. Natura, formazione e impatto assai diversi. Tira un’aria quasi primaverile ad inizio luglio; ovunque ti giri trovi la bellezza di fronte a te. Per avere una panoramica d’impatto sulle Dolomiti, sicuramente una terrazza imperdibile è quella offerta dal Doss de Sabion. Situato a 2100 m di altezza, raggiungibile con cabinovia da Pinzolo fino a Pra de Rodont e poi in seggiovia. Oppure con una bella camminata di qualche ora che noi abbiamo evitato con la scusa del bimbo piccolo da portare in braccio. Piccole ed interessanti passeggiate nel bosco da Pra de Rodont portano a Malghe vicine. Noi siamo stati alla Malga Cioca, in inverno punto di ristoro per gli amanti dello sci, ottima terrazza in estate che guarda al gruppo Adamello. Trekking e sport invernali fanno di questo paese una meta molto ambita dagli amanti del settore; la sua popolazione di circa 3mila abitanti nei periodi di stagione, arriva infatti a 5mila abitanti. Pinzolo è fornito di tutte le strutture per gli sport: si va dai campi da tennis a quello di calcio, basket, pallavolo, beach volley ma presenta anche piscine, palestre, possibilità di dedicarsi al golf al tiro con l’arco, alle bocce. Non a caso da anni è diventato una meta battuta delle squadre di calcio della serie A. Quest’anno per poco potevamo imbatterci nel ritiro della Roma fissato per la prima settimana di luglio, saltato all’ultimo momento, per nostra fortuna! Da sottolineare per il turismo familiare, il bellissimo e attrezzatissimo Parco Pineta che, oltre ad essere fornito di sabbiera, tanti scivoli di ogni dimensione, più punti altalene, offre ogni estate novità di gioco ed attività aggiuntive. Quest’anno sono tutti in attesa dell’apertura del biolago, che dovrebbe nascere a breve. Come in un cartone ben disegnato, a fianco del parco il fiume Sarca costeggia e rinfresca il pomeriggio dei bimbi in pineta. I più temerari scendono infatti a bagnarsi i piedi sulle rive, prendendo una scaletta sita al lato del grande ponte in legno che lo oltrepassa. “Impensabile fare un tuffo in queste acque” – è stato il primo avvertimento datoci dalla vicina di casa, “troppo fredde e la corrente troppo forte, molte volte accresciuta dall’apertura della diga in alto, segnalata da una sirena”. Noi siamo scesi e come lucertole, ci siamo sdraiati sui grandi sassi al margine del fiume. Abbiamo toccato l’acqua gelida per dare riposo e ristoro ai nostri piedi stanchi, mentre molte signore lombarde (la maggioranza dei turisti proviene da Milano, Brescia ma anche da Cremona, Parma) si abbrustolivano ad un sole caldo e potente, filtrato dal fresco ambiente fluviale. “La montagna ti rilassa, è un’altra cosa… - continua Francesco - tutta quest’acqua che sgorga ovunque: le fontane ad ogni angolo di ogni paesino; i fiumi, le cascate, le sorgenti. E poi le camminate in quota sopra la Val Nambrone, il sentiero per Lago Nero (foto con le figlie).” Pinzolo fa parte del Parco Naturale Adamello Brenta, la più vasta area del Trentino protetta. A due passi dal paese c’è l’accesso alla bellissima Val Genova, raggiungibile con un trenino che accompagna e riprende i turisti giusto un chilometro dalle famose cascate di Nardis. Da lì, 15 chilometri di strada che costeggia il fiume Sarca e su cui si possono incontrare diversi rifugi e vedere le montagne dell’Adamello sempre più da vicino. “Sono salito in quota, su in Val Genova. L’aria delle Alpi ti scava dentro, nel profondo. Ti tira fuori quello che hai. In questo periodo non ci sono ancora i funghi, dobbiamo aspettare agosto. Però ho assaporato un burro buonissimo nelle malghe e anche il vino è da assaggiare”, ci rivela Francesco. Oltre le cascate di Nardis, che si trovano subito a fianco alla strada, giusto all’inizio del percorso, più avanti si trovano quelle di Lares: un sentiero nel bosco porta proprio alla piccola e grande cascata. Qualche metro prima, il Rifugio Fontanabona accoglie con le specialità del Trentino che tutti vorrebbero mangiare almeno una volta nella propria vita. Entrare in Val Genova è come percorrere una valle incantata, la sensazione è stata proprio questa. “In Trentino vogliono molto bene al loro territorio. Lo valorizzano molto, dovremmo imparare a tenere il bosco, il verde come fanno loro. Noi in Toscana in generale ma anche solo nel nostro territorio lo abbiamo un po’ perso – afferma Fuligni. “Le nostre risorse paesaggistiche dovrebbero essere maggiormente valorizzate anche se, sicuramente, non abbiamo gli stessi fondi di cui possono godere qui in Trentino”. Questa valle trattiene ancora misteri ed aneddoti della tradizione locale. Si dice che al termine del concilio di Trento (durato dal 1545 al 1563) nessuno sapesse dove mettere tutte le streghe e i diavoli che fino ad allora avevano imperversato le valli trentine e qualcuno pensò di relegarli in perpetuo esilio proprio qui, in Val Genova. Secondo quanto tramandato, fu Dio a riparare, almeno in parte, alla decisione dei Padri conciliari e trasformò streghe e diavoli in rocce. Quelle rocce che presero poi nome nella penna di Nepomuceno Bolognini, raccoglitore e narratore di antiche leggende della Val Rendena. Così troviamo nei libri di leggende Zampa da gal, un enorme masso erratico che se ne sta immobile all’ingresso della Valle; Calcarot, demonio che perseguita i ghiottoni. Gli specchi delle streghe (un piccolo stagno formato da un ansa del torrente che bagna alcuni massi) dove sembra sostino le streghe prima di partire per i loro sabba satanici. E molto altro ancora. Giusto all’entrata della Val Genova è possibile visitare il Geopark, un piccolo museo che offre la possibilità di comprendere la geologia del Parco attraverso plastici, diorami, esperimenti interattivi, postazioni multimediali. Interessanti sono anche i video su maxischermo che invogliano ad andare a vedere dal vivo la grande varietà di rocce e ambienti geologici dei due massicci montuosi che hanno permesso nel 2008 al Parco Naturale Adamello Brenta di essere riconosciuto come ‘Geoparco’ a livello internazionale. Punto di forza dell’esposizione è la ricostruzione fedele di una grotta carsica con suoni e rumori reali. Dal punto di vista artistico, il monumento più rappresentativo di Pinzolo è la Chiesa di San Vigilio. L’assetto attuale della basilica risale al 1515 ma la sua importanza è legata soprattutto al dipinto che conserva al suo interno di Simone II Baschenis rappresentante le danze macabre cinquecentesche. Un tema molto diffuso alla fine del medioevo, XIV secolo, scomparso poi con l’avvento dell’Umanesimo. Non è un mistero in ogni era che la morte sia l’unica cosa uguale per tutti. Tutti, chi voglia chi no, devono seguire la triste sorte. Nell’affresco la Morte dal suo cavallo bianco, trionfatrice, tende l’arco: molti sono colpiti, ma la folla avanza verso il proprio destino! ‘Io sont la morte che porto corona Sonte signora de ogni persona Et cossi son fiera forte et dura Che trapasso le porte et ultra le mura Et son quela che fa tremar el mondo revolgendo mia falze atondo atondo’. Coinvolgente è la lettura di questo grande affresco della Danza dei Morti, presente nella facciata meridionale della chiesa di San Vigilio a Pinzolo, opera anche in questo caso di Simone Baschenis, nel 1539. Bianchi scheletri, in grandezza quasi naturale, trascinano altrettante figure di laici ed ecclesiastici. Il Papa e il Re, il monaco e il medico, il guerriero e l’avaro, il ricco e il medico, la vecchia e il fanciullo al suono di cornamuse e ‘pipe’. E’ un po’ come assistere a una recita teatrale di un sacro testo, ma in forma statica. Una seconda Danza Macabra, sempre a firma di Simone Baschenis ma nel 1519, ci attende a Carisolo, sulla facciata meridionale della chiesa cimiteriale di Santo Stefano, alta sull’omonimo dosso a controllo dell’alpestre Val Genova e della Val Rendena. La si raggiunge in macchina lungo una comoda carrareccia che parte dal paese, o a piedi, in circa 20 minuti di passeggiata, in compagnia di intime riflessioni. E’ tardi, Francesco deve rientrare a casa. Noi abbiamo finito il nostro gelato. Prima di congedarmi però, ho fatto un’ultima domanda al nostro conterraneo: “Francesco, noi siamo di rientro in Mugello, tu resterai qualche altro giorno qui al fresco. Una cosa ce la puoi dire: hai trovato ispirazioni in queste valli per nuovi testi?” “ Tanta ispirazione, forse tanti testi. Per adesso non so dirti cosa ‘partorirò’. Come ti ho detto, sono in rielaborazione di quello che questa vacanza mi ha tirato fuori, poi vedremo!”. Lasciamo Francesco al suo relax, curiosi e impazienti di sentirgli cantare nuove storie. Chissà magari il prossimo anno lo chiameranno anche qui, in Val Rendena, a raccontare il nostro Mugello. Certo è che quest’incontro, inaspettato e casuale, ci ha convinti che…ovunque tu vada puoi trovare un mugellano ‘pe i’ mondo che sa dirti qualcosa in più sul luogo da scoprire!. Lisa Baroncelli

 

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