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Baby bulli. Paura e minacce a scuola. Accade a Firenze, parliamone di domenica

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Baby bulli. Paura e minacce a scuola. Accade a Firenze, parliamone di domenica Baby bulli. Paura e minacce a scuola. Accade a Firenze, parliamone di domenica
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Lo spazio delle riflessioni di questa settimana ospita due articoli di cronaca, relativi a un fatto accaduto a Firenze. Vi proponiamo qui sotto le versioni del Corriere Fiorentino e de La Nazione sullo stesso fatto di cronaca. La sfida 'idiota' di alcuni ragazzini che, fatta 'forca', hanno pensato bene di introdursi clandestinamente in un'altro istituto; salvo poi minacciare tutti una volta scoperti. Anche il Mugello, lo si è visto negli anni passati, non è immune da problemi di questo tipo. Sarà bene fare una riflessione sul modo in cui educhiamo i nostri figli

Qui Antonella Mollica su IL Corriere Fiorentino (online): Hanno fatto irruzione in una scuola, con tanto di coltello, durante l’orario di lezione, seminando il panico tra studenti e insegnanti. Poi hanno minacciato il custode della scuola e si sono dati alla fuga. E alla fine di tutto, come a coronare l’impresa, hanno pubblicato su Instagram il video e le foto di quello che avevano combinato. È accaduto giovedì in un istituto di Firenze, protagonisti del raid tre ragazzini che alla fine sono stati identificati e denunciati per minaccia aggravata. Sono le 12,30 di mercoledì quando il custode vede tre ragazzini uscire dai bagni al piano terra. Non li riconosce come alunni della scuola e pertanto li invita ad uscire. «Se ci denunci ci presentiamo con coltelli e pistole» gridano i ragazzi. Gli alunni di una classe che si trovavano lì vicino assistono alla scena. Alcuni di loro sanno perfettamente chi sono quei ragazzi prepotenti che spesso amano esibire un coltello e che diverse volte hanno preteso denaro dai ragazzini più piccoli. La conferma arriva poco dopo quando sui social network cominciano a girare foto e video dell’impresa della baby gang. Si vedono i ragazzi immortalati mentre scavalcano il muro, si vedono i ragazzi chiusi nel bagno della scuola. Quando arriva la polizia nella scuola, chiamata dal custode, diversi studenti si fanno avanti e raccontano agli agenti quello che è appena accaduto. Alcuni di loro fanno anche un passo in più: «Sappiamo chi sono quei ragazzi, li conosciamo». Raccontano che altre volte si sono resi protagonisti di gesti simili anche fuori dalla scuola, nel campo di calcio dove si ritrovano il pomeriggio. Raccontano che hanno paura di loro, che ogni volta che li vedono avvicinarsi non sanno mai cosa può succedere. Uno di loro è un ex alunno dell’istituto, come spesso accade, il secondo è uno studente di un’altra scuola, il terzo non studia. Sono due italiani e un marocchino ma è proprio l’italiano il «boss» della baby gang. Il più grande ha 16 anni, il secondo 15, il terzo ha appena 11 anni. Sembrava finita lì la storia: la paura, le minacce, l’intervento della polizia. Invece il giorno successivo la storia è andata oltre. I tre bulli non soddisfatti di quello che avevano fatto hanno cominciato a spargere minacce da tutte le parti. Hanno scritto messaggi sul telefono e sui social network ai ragazzini che conoscevano per minacciarli e per costringerli a tenere la bocca chiusa. «Se dici qualcosa ti ammazzo di botte», «attento, te la faccio pagare, ho amici con la pistola», «se finisco nei casini ti ammazzo». I ragazzi però non si sono fatti intimorire. Hanno raccontato tutto, anche le minacce successive. E così ieri la procura per i minori, guidata da Antonio Sangermano, ha identificato la baby gang. Gli investigatori della squadra mobile di Firenze, su richiesta del pm Filippo Focardi, titolare dell’inchiesta, hanno dato il via alle perquisizioni nei confronti dei ragazzi. Sotto sequestro sono finiti i telefonini e i computer dei ragazzi. In casa sono stati trovati coltellini e pistole senza tappo rosso, che potevano essere tranquillamente scambiate per pistole vere. In casa di uno è stato trovato anche qualche grammo di hashish. Per loro è scattata una denuncia per minaccia aggravata. Le indagini proseguiranno adesso per cercare di ricostruire tutta la «carriera» dei bulli. Gli investigatori sono convinti, anche sulla base dei racconti dei ragazzi, che ci sono ancora diversi episodi che non sono mai venuti alla luce. E si spera che adesso, con l’intervento della Procura per i minori, altri ragazzini possano trovare il coraggio di raccontare le violenze quotidiane.
Qui l'articolo de La Nazione (online):
Firenze, 24 novembre 2018 - Un blitz nella scuola media Masaccio in «diretta» sui social. Con insulti al custode, pose da «duri». E minacce a chi ha fatto la spia sulla loro identità. L’ultima, agghiacciante storia di bullismo arriva da viale Mazzini ed è culminata in una perquisizione, disposta dalla procura dei minori, a casa di tre ragazzini (il più piccolo ha undici anni, il più grande sedici, l’altro quindici) dove sono state trovate pistole giocattolo ma senza il tappo rosso (così da non farle sembrare finte), coltelli, cellulari di dubbia provenienza. Il blitz dei bulli risale a mercoledì scorso: scavalcando da una finestra, nell’orario di scuola, i tre, non frequentanti della Masaccio (evidentemente avevano «fatto forca» dal loro istituto) avevano deciso di andarsi a fumare una sigaretta dentro il plesso scolastico di Campo di Marte. Ma il bidello dell’istituto si è accorto della loro presenza e ha fatto per allontanarli. Ma mentre uno filmava con lo smartphone, è andata in scena un’esibizione di prepotenza che ha letteralmente impaurito i presenti, prevalentemente ragazzini di terza media. Il blitz ha avuto anche un seguito, perché chi aveva «testimoniato» sull’identità dei tre autori dell’incursione a scuola, ha ricevuto pesantissime intimidazioni. «Ti taglio la gola», tanto per capire il tenore. Dell’episodio è stata informata la procura minorile che ieri ha fatto scattare la perquisizione, ipotizzando il reato di minaccia aggravata. Due dei tre minori erano sconosciuti all’autorità giudiziaria minorile, uno, il più grande, invece aveva già un procedimento aperto anche se non sfociato in alcun provvedimento. I magistrati hanno anche visionato il filmato del blitz che era stato diffuso su «Instagram».

 

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