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Da Faenza per incontrare Don Lorenzo: le testimonianze degli studenti

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Con l’avvento dell’autunno tornano i viaggi di cui questa rubrica si sta occupando da quasi un anno. Era il 17 novembre 2014 quando, con il primo articolo su una nota associazione onlus di Padova, si cercò di dare voce e di riportare l’esperienza di quanti con costanza decidono di intraprendere un cammino – fatto di fatica e passione - verso Don Milani e le salite impervie e dure che portano dove una volta insegnava e promuoveva una scuola di uguaglianza e riscatto sociale. Sempre (con più o meno successo) si è tentato di non perdersi nelle trame della retorica e della pedanteria, e di far procedere questi racconti attraverso le stesse testimonianze di chi le ha vissute. A distanza di quasi un anno, dopo aver raccolto voci dal nord al sud dell’Italia, si continua: sempre nella stessa direzione, sempre con l’obbiettivo di promuovere la figura carismatica, dissacrante e profondamente necessaria del priore scomodo, cacciato da Firenze e rifugiatosi tra le montagne del Mugello, non lontano da Vicchio, con una manciata di ragazzi. Questa volta il Viaggio interessato è quello compiuto, il 13 ottobre, dal Liceo Torricelli Ballardini di Faenza. Un viaggio che è stato possibile scoprire grazie alla collaborazione di alcuni studenti e soprattutto della Prof. Elena Baccarini, che da anni accompagna visite specifiche in questi luoghi. Non rimane, dunque, che rimettersi ad alcune loro riflessioni: piccoli contributi, breve note di parole, che se lette nel modo giusto permettono di assaporare il valore dell’esperienza fatta. Cappelli TommasoStiamo svolgendo il quinto anno del Liceo delle Scienze Umane e nel programma di studi di Pedagogia è prevista la figura di Don Lorenzo Milani. La nostra insegnante,  per approfondire meglio l’argomento ed in particolare la scuola e la metodologia di Don Milani ci ha portati a visitare Barbiana, una piccola località  situata tra le colline del Mugello. Per noi studenti è stato molto importante abbinare alla teoria la pratica, cioè ad andare fisicamente sul posto a vedere concretamente gli spazi, gli strumenti costruiti e usati dagli alunni.” Cappelli Margherita “Prima di partire ci siamo immaginati una scuola dalle classiche caratteristiche: cioè banchi, lavagna, l’insegnante che spiega. Alcuni di noi però avendo anche visto il film (regia di Andrea e Antonio Frazzi) a scuola, si aspettavano spazi più ampi, mentre per chi conosceva già la figura di Don Lorenzo Milani è stato un piacere vivere fisicamente quei luoghi.” Ghinassi CaterinaMartedì 13 Ottobre, abbiamo raggiunto la piccola località di Barbiana con il pullman da Faenza a Vicchio. Il viaggio è proseguito poi a piedi per 45 minuti, sotto una pioggia incessante, seguendo il sentiero della Costituzione, stesso tragitto che fece Don Milani la prima volta per giungere nella sua nuova parrocchia. Durante la camminata abbiamo sperimentato la fatica e le difficoltà che affrontavano i bambini ogni volta che andavano a scuola.” Professoressa Elena Baccarini La visita è stata un’esperienza significativa, una sinergia perfetta di emozioni e sensazioni. Utile innanzitutto per il nostro percorso di studi, ed inoltre perché ci ha portati a riflettere sull’importanza di una metodologia attiva e concreta come quella utilizzata da Don Lorenzo Milani a Barbiana. Com’è possibile che oggi non sia sempre presente un tale modello di didattica nelle scuole? Forse qualcosa deve ancora cambiare. Sicuramente Don Milani è stato un grande esempio (un po’ scomodo per quei tempi), e ci auguriamo che continuerà ad esserlo per studenti ed insegnanti. Consiglio a tutti di visitare Barbiana grandi e piccoli, insegnanti e non, perché vuol dire cercare nella figura di Don Milani un punto di riferimento importante , una vera “guida didattica” ad una metodologia che può essere il punto di forza del sistema educativo italiano.” Storie e testimonianze del genere, viaggi come questi, devono condurre e spronare alla riflessione (obbligata) sul sistema scuola, che altro non è che un sistema di vita, garante del futuro del Paese. Ai tempi del precariato, delle riforme discusse, delle manifestazioni nelle piazze, dell’esigenza del profitto scolastico, dell’invasione della tecnologia e di mille altri tematiche che scuotono l’universo educativo italiano, non sarebbe bene ripartire da un povero prete di campagna, istruito e colto, che altro non voleva se non l’emancipazione e il benessere dei suoi allievi?

 

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