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Via Francigena. Le ultime tappe toscane del cammino seguito da OK!Mugello

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La tredicesima tappa del pellegrinaggio di Marco Giovannelli è stata da Ponte d'Aria a San Quirico d'Orca; ossia un continuo 'entrare ed uscire' da " alcune icone toscane ". "Le crete senesi si presentano in tutta la loro bellezza e la vista offre sempre scenari unici. Unico problema il gran caldo e le strade polverose. [...] Questa zona produce molto vino e nel mezzo della tappa c'è un'azienda che si è inventata un "pacchetto pellegrini" con un bicchiere di Sangiovese, una bottiglietta di acqua e un panino il tutto a sei euro. È il segno che la via Francigena inizia ad esser percepita come qualcosa a cui prestare attenzione". Con la quattordicesima tappa, che tra poco racconteremo, Marco chiuderà con la Toscana. "Inizio a sentire la fatica e pur apprezzando molto il cammino solitario, questo esige di trovar da soli le motivazioni per procedere. Non è ancora tempo di bilanci perché devo ancora vivere molto, ma la fatica è ricompensata da tante cose a partire dalle relazioni che si generano, a volte concludono in ventiquattro ore, a volte invece reggono per settimane intere come la mia con Richard". Protagonista assoluto della quattordicesima tappa è Ghino di Tacco. "Il bandito gentiluomo" o il Robin Hood della Val d'Orcia, come viene definito da molti". "La tappa odierna ha tanti spunti importanti oltre il popolare personaggio. Il paesaggio, la natura, la mano dell'uomo, la fatica enorme del cammino, il caldo, la bellezza dei luoghi urbani, la storia è soprattutto un caldo da far paura". Lo scenario è incantevole e piacevole è l'arrivo alla lunghissima salita per Radicofani. "Radicofani è una bomboniera. Nel piccolo centro storico vivono circa duecento persone ed hanno una gran cura per il paese. Una sola strada centrale con diverse stradine e piazzette. Ogni angolo è da fotografare. [...] In cima c'è la Fortezza che è il simbolo di Radicofani. Costruita alla fine del primo millennio ha vissuto fasi storiche diverse, ma resta il fascino dei tre anni epici in cui Ghino di Tacco se ne impossessò. Era la notte di Natale del 1297 quando il "bandito gentiluomo" espugnò la struttura che allora era di proprietà della Chiesa. Il personaggio divenne noto dopo che suo padre e lo zio vennero decapitati nella piazza del campo di Siena. Lui è suo fratello la scamparono perché erano minorenni. La banda dei quattro compiva rapine in opposizione alla politica della Chiesa che fissava un livello di imposizione fiscale inaccettabile secondo molti nobili, quale erano anche loro. Ghino di Tacco mise la sua base proprio nella fortezza inespugnabile di Radicofani e da lì continuava a rapinare, ma con l'attenzione di lasciare sempre qualcosa al malcapitato. La posizione del paese allora era fondamentale perché sotto passava la via Francigena che all'epoca era una delle arterie più importanti d'Europa. Dante e Boccaccio dedicano alcuni passaggi al personaggio che in tempi recenti tornò a far parlare di se perché divenne lo pseudonimo di Bettino Craxi dopo una disputa con Scalfari. Il leader socialista era legato a Ghino di Tacco tanto da scriverci un libro e recarsi a Radicofani per esser immortalato di fronte alla statua posta nel parco che ritrae il Robin Hood italico con uno spadone". Oggi Marco sta proseguendo il suo cammino con la quindicesima tappa che vede il suo ingresso nella Valle del Paglia.   Alcune immagini dalla tredicesima e quattordicesima tappa.

 

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