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'Anevrosi', ovvero come curare la mente in psicologia

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Curare attraverso la psicologia, quindi in assenza di presidi clinici, se non quello di un uomo davanti ad un altro uomo, è quanto si persegue da quando l'individuo ha esposto le proprie caratteristiche emotive ed in esse il disagio. Curare con l'ascolto e la relazione che viene a crearsi tra due e apparentemente semplice ma invece estremamente complesso, nel senso che parlare ed ascoltare non ha in sé un valore terapeutico a meno che non vi sia un valore aggiunto che consiste nella capacità di penetrare l'essere in difficoltà. Non c'è cura se mancano determinate caratteristiche da parte dell'interlocutore. Le proprietà necessarie allo psicologo riguardano certamente in parte la possibilità di percepire le emozioni dell'altro e questo avviene in modo completo in una parte della coscienza diversa rispetto a quella che utilizziamo comunemente. In questo modo si instaura la condizione definita con il nome di "Anevrosi", recentemente teorizzata in uno studio nato proprio a Firenze. Nonostante gli ostacoli tipici dei nuovi argomenti, questa impostazione terapeutica fa nascere un impianto teorico articolato con studi che spaziano dalla psicologia clinica, alla statistica fino alla sociologia, nei quali appare sempre maggiore la necessità di rendere possibile un rapporto approfondito tra psicologo e paziente, al punto che deve emergere la reale natura dei due, non certo solo quella di chi esprime la difficoltà. I risultati certificati finora sono di rilievo dal punto di vista della capacità di risoluzione dei sintomi ed è in questa direzione che è necessario proseguire con l'impegno e la ricerca.

 

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