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Grande Paolo Jannacci in duo con Daniele Moretto

Chiusura col botto per il Giotto Jazz Festival 2022

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La serata La serata © Massimiliano Miniati
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Grande successo per il recupero del concerto di chiusura del Giotto Jazz Festival al Teatro Giotto con PAOLO JANNACCI DUET che ha visto sul palco Paolo Jannacci, con il suo pianoforte ed il suo inconfondibile e graffiante timbro vocale, in duo, con il trombettista Daniele Moretto.

È una versione “Extended” di “Over the rainbow” ad aprire il concerto dei due eccezionali musicisti finalmente sul palco del Giotto dopo aver rimandato la data del 27 marzo a causa del Covid.

Il concerto prosegue con un’ulteriore sinfonia ed un’interminabile “Solaris” e quando il pubblico comincia a temere una serata completamente strumentale, Paolo Jannacci comincia ad omaggiare gli amici di famiglia, quelli che aveva per casa da ragazzino e finalmente la sala viene inondata dalle note di “Parigi” di Paolo Conte, poi omaggia il padre con “Faceva il palo (nella banda dell’ortica)” e con “El purtava i scarp del tennis”

Azzarda un po’ di cabaret ed esegue una versione di “Vedrai vedrai” di Tenco emozionante, ed ancora “Oh que serà” di Chico Buarque nella quale la tromba di Moretto sostituisce la parte cantata.

Finalmente decide di regalarci anche uno dei suoi pezzi ed intona quella bellissima (quanto profetica perché inizia con la frase “Là fuori c’è la guerra, ma ti proteggo io) “Voglio parlarti adesso” con la quale partecipò al Sanremo più inutile della storia, quello del 2020 con grandi canzoni che però a causa della chiusura per lockdown sono passate quasi inascoltate.

Il concerto è bello e tutti e due suonano in modo clamoroso, forse, difficile la scaletta, nonostante, finalmente del padre Enzo interpreti la bellissima “Io e te”, poi “L’Armando” per chiudere con una dedica a Jobim.

Gli applausi scroscianti di un pubblico soddisfatto hanno salutato i due grandi artisti che hanno voluto regalare un bis, e personalmente invece di una specie di ninna nanna avrei sperato qualcos’altro del padre, qualcosa di grande, veramente grande come “Ci vuole orecchio” oppure “Silvano” o magari “Se me lo dicevi prima” o addirittura “I soliti accordi” ma le scelte stilistiche non si discutono. Però…

 

 

 

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