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Lo sport locale sopravviverà al Covid-19? Alcune proposte

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La pandemia Covid 19 ha portato uno sconvolgimento sostanziale in vari ambiti della nostra vita. Dal lavoro, alla vita familiare, alla salute, allo sport. Il giusto fermo imposto dalle Istituzioni per limitare la pandemia, ha portato alla sospensione di tutte le iniziative in programma per tutte le discipline sportive.

Questa sospensione ha avuto come conseguenza, l’annullamento o il rinvio di tutte le manifestazioni e campionati: dal volley al basket, al ciclismo fino al calcio.

Non sono mancate le discussioni, anche accese, sia all’interno che all’esterno delle varie Federazioni. Molti interessi ed esigenze si intrecciano e questo stop non poteva non comportare un’accesa discussione anche sui tempi della ripartenza.

Lo stop per coronavirus, ha modificato improvvisamente anche la vita delle singole società sportive, dalle grandi alle piccole. Ciò soprattutto per quelle dilettantistiche che nei vari territori, proprio per la loro offerta sportiva, hanno un innegabile valore sociale che si sostituisce in toto a volte anche allo Stato per far svolgere attività a milioni di ragazzi. Inoltre la funzione delle società sportive negli ultimi anni è aumentata se si pensa alla gestione degli impianti sportivi che nel 90% dei casi, non è più in capo alle pubbliche amministrazioni locali.

Ecco, tutto questo mondo è in grave pericolo.

Il periodo estivo si avvicina, e in questo momento dell'anno quasi tutte le società sportive mettono in campo moltissime iniziative di raccolta fondi per far quadrare i bilanci, per poter dare il giusto compenso ai propri collaboratori, per iscriversi ai campionati.

Tutto questo verrà meno, come verranno meno le quote di iscrizione o le rette degli atleti e rimarranno da pagare le varie utenze. Un altro elemento da non sottovalutare, sarà la difficoltà nel reperire nuovi sponsor. Molte sono le aziende in crisi a causa dello stop e non molte avranno la voglia o l’opportunità di investire somme in pubblicità.

Allora come ripartire?

Questa emergenza deve portare necessariamente a studiare nuovi paradigmi per lo sport. La prima possibilità parte dal presupposto che non ci si salva da soli, e quindi può essere utile mettersi insieme tra società dello stesso sport. Forse è arrivato il momento di abbandonare i campanilismi, i preconcetti. Mettersi insieme vuol dire affrontare meglio il futuro, unire le forze per ripartire con un nuovo slancio.

Le squadre delle varie società potranno far aumentare i vari organici anche armonizzando l’età degli atleti/e e dare concretamente la possibilità a tutti di partecipare ai vari campionati. Si potranno mettere insieme le quote per iscriversi alle competizioni, avere a disposizione più spazi per gli allenamenti armonizzando meglio gli orari degli impianti etc.

Esempi virtuosi ci sono, e potremo trarre esempio da questi. Nel volley per esempio, l’esperienza del Chianti volley, Valdarno volley, dove molte società hanno unito le forze riscuotendo non solo consenso come numero di atleti, ma anche risultati nei vari campionati, sarebbero esempi da studiare e, perché no, da imitare.

Occorre però la volontà politica. Per questo ambito, è la politica che deve tracciare la strada. Le Società si sono sempre rimboccate le maniche per decenni dando tanto e ricevendo poco. Tanta passione e tanto tempo tolto agli affetti. Tanti rischi penali e civili per tutti i Presidenti. Oggi è il momento della solidarietà. I vertici Federali regionali e nazionali i singoli Presidenti di società, devono andare dalle massime istituzioni politiche a battere cassa.

I soldi in prestito possono servire per ripartire ma la parola “prestito” implica che vanno restituiti. Qui servono risorse a fondo perduto o si conteranno tanti morti o feriti gravi. Le Federazioni e le Società sportive, sono due istituzioni che vivono grazie anche alle iscrizioni e ai tesseramenti che ogni anno le società fanno con i propri soldi.

Per dare una possibilità di sopravvivenza alle società sportive, la prossima stagione sportiva questi costi li deve sostenere lo Stato. Iscrizioni e tesseramenti devono avere un valore simbolico di pochi euro. E poi pensiamo alle utenze. Se le sospendono (ed ancora non è stato fatto) poi ci ritroviamo a pagarle tutte insieme. Sarebbe importante per la prossima stagione sportiva che i costi relativi alle utenze degli impianti sportivi fossero abbattuti del 50%. E infine se lo Stato non ha soldi da erogare a fondo perduto che almeno dia dei crediti d’imposta.

Esempio togliere per un anno il versamento IVA sui biglietti d’ingresso e sui corrispettivi dei bar e ristoranti all’interno degli impianti. Dimezzare i contributi Inps-Inail per le società che hanno dei dipendenti. Per chi è in contabilità forfettaria evitare di versare il 50% dell’IVA sulle sponsorizzazioni e per chi è in contabilità ordinaria dare la possibilità di versare soltanto il 50% dell’IVA dovuta.

Agevolare le aziende che aiutano lo sport con pubblicità, sponsorizzazioni e donazioni con la possibilità di poter portare in detrazione il totale della somma erogata. Inoltre ad aggravare il tutto ci saranno inevitabilmente costi per sanificazioni uffici, spogliatoi, bar e punti di ristoro, bagni e quanto altro di pertinenza dei centri sportivi.

E per le famiglie ?

Le famiglie che portano i ragazzi a fare sport sostengono delle spese importanti. Sicuramente le quote delle iscrizioni andranno riviste al ribasso così come il costo dei biglietti delle partite. Penso anche qui a dei crediti d’imposta dello Stato sul valore del 50% delle quote che ogni anno si incassano così da aiutare in un colpo solo famiglie e società sportive.

Conclusioni

Lo sport, come altri settori della società italiana, è a un bivio. Niente sarà più come prima e niente potrà essere affrontato come una volta, questo è sotto gli occhi di tutti. Chi vuol navigare da solo, non avrà il vento sufficiente per gonfiare le vele. In questo momento di bonaccia è riduttivo aspettare che soffi un vento favorevole. Occorre remare tutti insieme.

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